NEWS | MASTER CARINT

Kostner-Venezi: dialogo interculturale tra due artiste

30 aprile 2021

Kostner-Venezi: dialogo interculturale tra due artiste

Condividi su:

Il dialogo interculturale tra due artiste. La condivisione di esperienze tra loro molto diverse per favorire il cambiamento culturale delle persone, in particolare dei giovani che dovranno interagire con un mondo sempre più interculturale. Questi gli obiettivi del webinar che ha chiuso le attività didattiche della quarta edizione del Master Corporate Advisory e risorse interculturali (Carint), con due ospiti come Carolina Kostner, campionessa del mondo di pattinaggio artistico su ghiaccio, e Beatrice Venezi, direttore d’orchestra. «Due giovani donne – ha detto Antonella Sciarrone Alibrandi, Pro Rettore dell’Università Cattolica – che svolgono un ruolo veramente significativo, ognuna nel proprio ambito, e riescono a parlare a tanti giovani, in modo vivo, attraverso il linguaggio della musica e dello sport. Parlare ai giovani, diffondere cultura fuori dalle aule dell’università portando linfa al di fuori dei chiostri è anche uno dei compiti di questo Ateneo, a cent’anni dalla sua fondazione». «Un incontro come questo porta in aula due bandiere dell’Italia nel mondo – ha aggiunto Elena Beccalli, Preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative –. Un bell’esempio per gli studenti di questo Master e non solo, nell’anno del centenario ma anche del trentennale della nostra Facoltà». «La cultura non è solo espressione di emozioni – ha detto Giovanni Gobber, Preside della Facoltà Scienze linguistiche e Letterature straniere – ma è anche disciplina: comprendere come vi siano punti diversi dal nostro».

Nella prima parte dell’incontro, ideato dal direttore del Master Carint, Alberto Banfi, insieme al Comitato direttivo, il professor Banfi ha scelto di partire proprio da uno dei fattori che la pandemia ha fortemente limitato: il viaggio come fonte di crescita personale e professionale. A rompere il ghiaccio, ovviamente, non poteva che essere Carolina: «Sono cresciuta in una zona dove si parlano tre lingue. Questo mi ha facilitato da subito nella comunicazione. Mi sono allenata per lunghi periodi negli Stati Uniti, in Canada, in Russia, in Giappone. E ho capito che potevo prendere e dare qualcosa in ogni posto dove sono stata. Certo, quando sono atterrata in Canada, a 15 anni, ho sofferto di nostalgia, ma ha prevalso la passione, quella per il mio sport». «Un violino si suona nello stesso modo da tutte le parti del mondo – continua Beatrice –, ma ci sono tante scuole, e questo cambia il suono di un’orchestra. Poi ci sono molte sfumature diverse, le difficoltà linguistiche perché non tutti parlano inglese, il modo in cui il pubblico interagisce con l’orchestra, perfino il senso dell’umorismo varia molto da paese a paese. Vivendo le altre culture si ha la possibilità di non avere un unico valore di riferimento. È questa forse la cosa più importante». 

Il confronto, insomma, come fattore di crescita costante. «Quando entravo nel centro di allenamento, in Russia, nessuno mi salutava – racconta Carolina –. Ho pensato spesso che cosa mai avessi fatto di male. Trovare una soluzione è fondamentale. Una delle soddisfazioni più belle è stata vedere che dopo qualche mese tutti i bambini erano intorno a me, quando arrivavo». Così e stato anche per Beatrice. «La prima volta che sono arrivata in Giappone ho trovato un’orchestra perfetta, già pronta per andare in scena. Ero davvero emozionata, perché non capita quasi mai. La sinfonia erano le Feste romane di Respighi. Immaginatevi la scena: il Circo Massimo, la polvere nell’arena, lo squillo delle fanfare, le belve feroci. Una scena diametralmente opposta al giardino zen giapponese. Il primo giorno ho provato a spiegarglielo, ma niente, non capivano. Il secondo giorno, ancora niente. La sera, tornando in albergo in metropolitana, ho notato alcuni giovani reduci da una serata piuttosto allegra. Dunque il terzo giorno ho detto ai musicisti: “Fate finta di essere andati a bere nei peggiori bar di Tokyo, sono le tre del mattino e siete ubriachi. Suonatela così!”. Ha funzionato».

Formazione, abnegazione, passione. Questi i tre concetti messi in luce infine dal professor Banfi. «La formazione è fondamentale – commenta Beatrice –, ma mi piace soffermarmi soprattutto sulla formazione continua. Nel mio campo è l’aspetto formativo più importante, e credo in qualsiasi lavoro». Carolina invece insiste su passione e abnegazione: «Ho lasciato la mia famiglia a 13 anni, tra diete e sveglia ogni giorno alle 6 del mattino per allenarmi fino a sera. Tutto ciò per affrontare qualcosa che non si conosce, senza garanzie. Ho avuto la fortuna di essere trovata dal pattinaggio, perché è lui che ha trovato me. Ma non c’è stato un solo momento in cui abbia voluto mollare. La bellezza è vivere il momento, pur con tutti gli errori che possono capitare. Sentire il silenzio che c’è attorno a me, quando pattino, è come fermare il tempo. Sono momenti che ti capitano una, due volte nella vita. E danno il senso a tutto il resto».

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti