È lo streamcasting, neologismo che indica l’attuale stato di ibridazione fra il broadcasting televisivo tradizionale e lo streaming on-line, il protagonista dell’Annuario 2025 della Televisione Italiana, realizzato dal Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi - Ce.R.T.A. e curato dal suo direttore, Massimo Scaglioni. «Nell’era dello streamcasting, il terreno di gioco dei diversi player del mercato si fa sempre più convergente e condiviso da quattro soggetti principali: i tradizionali editori di broadcasting, le platforms globali come YouTube, i servizi di streaming come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, Paramount+, che si spostano progressivamente verso modelli economici sempre più ibridi, e i social media» ha spiegato il professor Scaglioni. «In questo contesto, i contenuti televisivi trovano nuove modalità per incontrare i propri pubblici, per esempio attraverso i servizi VOD come RaiPlay, Mediaset Infinity, Discovery+ e, nel 2026, HBO Max di WBD. Ma anche attraverso inedite possibilità di essere misurati e valorizzati, grazie alla Total Audience sviluppata da Auditel che rende commisurabili gli ascolti digitali su device diversi dal televisore, soprattutto sulla Tv connessa».
La stagione televisiva 2024-2025, infatti, è stata caratterizzata da una grande novità sul fronte della rilevazione degli ascolti: dal 29 dicembre 2024, la Total Audience è stata ufficialmente promossa a currency di misurazione confermando così la sua importanza strategica per il mercato. «Nell’epoca dello streamcasting, gli editori televisivi sono chiamati a fare anche gli streamer, a sperimentare modalità innovative di distribuzione, mentre le piattaforme on demand finiscono per adottare alcune ricette tipiche del broadcasting» ha proseguito Scaglioni. «Puntando, per esempio, al co-viewing familiare, specie su Smart TV».