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L’eredità giacente

05 marzo 2021

L’eredità giacente

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parola del giorno

Vangelo di Matteo (Mt 21,33-43.45)        

Diciamocelo: questo racconto non ha nulla di accattivante; né la complessità narrativa della parabola del Padre misericordioso, né il fascino orientaleggiante di quella della perla preziosa, né le commoventi immagini della pecora perduta. Gesù ha in mente altro che l’invitare i suoi interlocutori a volgere lo sguardo lontano dagli affari della vita per contemplare il crescere, silenzioso e inesorabile, del Regno di Dio. Il suo è, piuttosto, un modo di rappresentare al meglio il senso di una realtà già in atto, tanto squallida quanto inevitabile: Egli sa che dovrà morire. È lui il Figlio del padrone della vigna di Israele – qui descritta con gli stessi accenti riconoscibili del cantico d’amore di Isaia 5.
Ma perché impegnarsi in un’allegoria così sofisticata, invece di parlare chiaramente a sacerdoti e farisei, come già in precedenza aveva fatto? Solo il racconto può aiutarci a prendere le distanze dal male, rappresentando l’assurdità di una pretesa: quella di accaparrarsi l’eredità del Figlio.
È solo accogliendo Gesù che se ne acquisisce l’eredità; Lui solo può “raccontarci” chi siamo.

Un articolo di

Lorenzo Maggioni

Docente di teologia

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Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus.

Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno letti in un podcast e accompagnati da un’immagine scelta in rete.

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