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L’Italia e la sfida della transizione energetica

15 luglio 2022

L’Italia e la sfida della transizione energetica

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2050: obiettivo decarbonizzazione. Negli Stati membri, inclusa l’Italia, la corsa verso la transizione ecologica è cominciata. Se però, da un lato, le vicende degli ultimi mesi sembrano favorire una intensificazione al ricorso delle fonti rinnovabili, dall’altro, il contesto della guerra sta avendo implicazioni negative che rischiano di ritardare il perseguimento del Green Deal.

Fatto sta che ci troviamo di fronte a una «svolta epocale» voluta fortemente dalla Ue considerando le risorse economiche messe in campo per attuarla. Basti pensare che ben il 37% (71,7 miliardi di euro) del totale investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è destinato alla transizione ecologica. «Energie rinnovabili ed efficienza energetica erano già al centro dell’Agenda politica europea. Non a caso il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) trova un aggancio normativo nel “Winter Package”, pacchetto di misure concepito nel 2016 dalla Commissione Europea, e recepito nel 2018 dal nostro ordinamento, per “guidare” la transizione verso un’energia pulita». A ricostruire il quadro normativo su cui si innesta la missione 2 del Piano strategico nazionale di ripresa e resilienza - quella della rivoluzione green e della transizione ecologica - è Marcello Clarich, docente di Diritto amministrativo all’Università di Roma “La Sapienza”, nell’ambito del seminario di studio sul tema “Efficienza energetica e fonti rinnovabili. I processi in corso alla luce del Green Deal”, introdotto dai docenti Mauro Renna e Michele Grillo, rispettivamente docenti di Diritto amministrativo ed Economia politica. Un’iniziativa promossa mercoledì 13 luglio dall’Osservatorio sulla regolamentazione amministrativa, realtà attiva in Università Cattolica da oltre dieci anni e istituita con l’intento di riflettere su tematiche di stretta attualità grazie al contributo scientifico di accademici, operatori del settore dell’energia, regolatori.

Il quadro regolatorio

«Dal Green deal al Repower Eu gli obiettivi e gli interventi delle istituzioni europee si sono fatti sempre più ambiziosi e pregnanti», dice Clarich. Tutto questo ha portato a una produzione normativa «mastodontica», con una quantità di leggi dettagliate e strumenti sofisticati con i quali gli Stati nazionali devono fare i conti in sede di recepimento e di adattamento di direttive europee e regolamenti.

Anche in Italia c’è stata una molteplicità di interventi normativi per potenziare la spinta nella doppia direzione, tra cui il Decreto Aiuti numero 50 del 17 maggio 2022, in fase di conversione. In particolare, osserva Clarich, «sul fronte dell’ordinamento nazionale si confida molto sia negli atti di pianificazione come il Pniec, che contiene numerosissime disposizioni e obiettivi, sia nel Pnrr con la missione 2, articolata a sua volta in quattro componenti, di cui due destinate specificatamente alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica e riqualificazione degli edifici con stanziamenti di risorse rilevanti: 23,78 miliardi, per la prima, e 15,36 miliardi, per la seconda».

La rivoluzione green, però, passa dalle semplificazioni procedimentali. Un aspetto cruciale non solo in Italia ma anche in altri Paesi europei dato che le autorizzazioni per le energie rinnovabili oscillano dai nove anni per progetti di installazione eolica ai quattro e mezzo per quelli solari. «Il piano Repower Eu è corredato da una raccomandazione che, dedicata all’accelerazione delle procedure autorizzative per i progetti rinnovabili, delinea una serie di misure che dovrebbero essere poste in essere dagli stati». Pertanto, chiosa Clarich, «il diritto europeo spinge nella direzione della transizione ecologica che però va accompagnata dalla transizione burocratica, una spina nel nostro paese dove, oltre a migliorare la capacità amministrativa con procedure di digitalizzazione e formazione di funzionari, dovrebbe avviare un cambiamento di cultura giuridica-amministrativa».

Transizione ecologica: il ruolo del consumatore

Va da sé che il contesto attuale, con l’aumento dei prezzi dell’energia e la difficoltà nell’approvvigionamento del gas, sta cambiando l’atteggiamento dei consumatori più propensi a investire in energie rinnovabili ed efficientamento energetico. «Quindici anni fa non era così se pensiamo all’esperienza del fotovoltaico dove la consapevolezza era scarsa», afferma Luca Barberis, di GSE, il gestore dei servizi energetici nato nel 2005 con la missione di supportare lo sviluppo sostenibile del paese attraverso la promozione e l’incentivazione di fonti rinnovabili ed efficienza energetica. «Dobbiamo essere protagonisti di questa fase di obbligo, viverla come un’opportunità, un’agevolazione che riceviamo nel presente per realizzare asset e comportamenti che sarà utile e necessario avere in futuro». In altri termini, «oggi il consumatore è al centro di due azioni fondamentali: una consiste nell’efficientare i propri consumi, l’altra nell’incrementare progressivamente l’utilizzo delle fonti rinnovabili». Questo perché, avverte Barberis, «il nostro motto è spendere meglio. Gli strumenti a disposizione sono molti: si va dai certificati bianchi alla cogenerazione ad alto rendimento fino ad arrivare a quelli più innovativi di autoconsumo e condivisione, introdotti dalle comunità energetiche». Certo, nella riuscita della transizione ecologica un ruolo centrale è giocato dal territorio. «Come Gse stiamo lavorando con le regioni per valorizzare la dimensione energetica delle comunità locali e finalizzare con rapidità lo sviluppo di progetti».

Le rinnovabili in Italia: a che punto siamo

In Italia, in particolare, nel 2021 si è registrato un aumento del 70% di nuove installazioni rinnovabili rispetto al 2020. «Da qui al 2050 si prevede un consumo di energia elettrica raddoppiato, anche nei settori tradizionali, per questo si è ampliata la richiesta di impianti sui tetti delle case e delle imprese proprio per evitare ulteriori emissioni in atmosfera», sostiene Mario Mauri, di Sorgenia. «Visto che i costi dell’energia hanno avuto una crescita elevata già prima dello scoppio della guerra in Ucraina, questi impianti sono considerati un ottimo investimento per l’abitazione». Un mercato, quello del fotovoltaico, che presenta buone potenzialità di crescita dal momento che nel nostro Paese su 9 milioni di case residenziali solo 941mila hanno un impianto. Cruciale, poi, anche l’esistenza delle comunità energetiche che sono 26mila su 750mila nuclei familiari: «C’è forte volontà di dare priorità alle famiglie disagiate per la povertà energetica. È questo il caso in cui i temi sociali si legano al tema dell’energia».   

La spesa energetica, appunto, che si fa sentire sempre più sulle tasche delle famiglie italiane. Emanuela Cannadoro, di Edison, ricorda infatti come gli oneri di sistema che si pagano in bolletta per la promozione e l’efficienza energetica possono pesare fino al 25% sul costo totale. «Il governo italiano ha creato un’apertura verso tutti i clienti finali per attuare una mitigazione delle bollette, ma per garantire un beneficio duraturo occorre prevedere l’installazione di impianti sostenibili nel tempo, come i generatori che garantiscono un risparmio di energia che si può programmare per favorire l’indipendenza energetica». Da questo punto di vista un «meccanismo virtuoso» è quello innescato dalle comunità energetiche che possono accelerare l’indipendenza dei singoli cittadini.

Il potenziale delle comunità energetiche

Anche per Fabio Grosso, di Enel, «la crescita delle rinnovabili comporterà stabilità, riduzione dei prezzi e maggiore indipendenza energetica da quelle che sono fonti di approvvigionamento esterne». E proprio lungo questa direzione si muovono gli investimenti della multinazionale italiana dell’energia che prevede prossimamente un piano di investimento superiore ai 15 miliardi di euro, con un fattore moltiplicativo di tre volte rispetto al passato, grazie al potenziamento delle infrastrutture di rete, elemento portante per poter accogliere sul sistema elettrico questa nuova capacità di fonte rinnovabile di elettrificazione dei consumi. Per attuare ciò, «giocherà un ruolo fondamentale lo sviluppo delle comunità energetiche, il miglioramento dello stile di vita dei cittadini, il reperimento delle risorse economiche da parte dell’amministrazione, l’efficientamento di edifici ed immobili, il modello sul mercato di una soluzione integrata tra la multinazionale e l’azienda locale che serve anche a trasferire valore sul territorio, creando un meccanismo virtuoso che premierà coloro che consumeranno meglio la loro energia e avranno un incentivo legato alla elettrificazione dei consumi».

Le città, dunque, hanno un ruolo fondamentale nel plasmare un futuro sostenibile per tutti. «Il piano A2A è pienamente calato nel percorso di decarbonizzazione per il quale abbiamo previsto 18 miliardi di investimenti con una forte spinta sull’economia circolare, le bioenergie e le fonti rinnovabili elettriche», dice Francesco Carlini della multiutility lombarda. «Crediamo molto nel teleriscaldamento, una realtà consolidata in Italia dove si contano 282 comuni teleriscaldati. Siamo anche leader nel compostaggio dei rifiuti organici: la sfida è infatti generare biometano e immetterlo in rete per vari usi». Resta comunque un nodo. «Oltre all’incertezza del quadro regolatorio e la volatilità dei prezzi, viviamo la difficoltà del reperimento di materie prime, soprattutto nel fotovoltaico e nella logistica. Altro aspetto critico in Italia è la disponibilità di una manodopera qualificata in grado di mettere a terra i progetti».

Insomma, una strada in salita. Per questo, suggerisce Andrea Galliani, dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), «occorre farci trovare pronti dal futuro che verrà, contemperando le soluzioni tecnologiche innovative e gli stili ecosostenibili». In vista degli obiettivi proposti dalla Ue quattro gli aspetti di cui tener conto: i segnali di prezzo che provengono dal mercato del giorno prima, l’evoluzione dei consumi in corso, il ruolo dei distributori, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dei sistemi di accumulo. Ma affinché l’obiettivo carbon-free sia raggiunto serve promuovere una «cultura energetica» per le sfide del futuro e «conoscere in modo approfondito il settore energetico per capire come meglio organizzarsi».

 

 

Photo by Andreas Gücklhorn on Unsplash

Un articolo di

Katia Biondi e Agostino Picicco

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