Durante il dibattito, moderato dal Presidente della Fondazione Corriere della sera Ferruccio De Bortoli, sulla rilevanza storica del libro di Gianni Toniolo è ritornato anche il Presidente di Assbb Nazzareno Gregori. «La storia ci insegna moltissimo. Dobbiamo stare attenti all’interpretazione degli eventi per apprendere e migliorare il nostro Paese, la nostra società. Ecco perché quest’incontro è un momento importante per l’Associazione: è la testimonianza che guardiamo al passato per pensare al futuro».
Per Massimo Bordignon, docente di Political and Public Economics in Cattolica, il libro di Toniolo offre «un grande affresco di storia economica del Paese, analizzata a partire da un punto di vista particolare: la formazione del central banking in Italia, ricostruito attraverso l’Archivio storico della Banca d’Italia, il carteggio e le comunicazioni dei vari governatori». Una ricostruzione storica che, ha fatto eco Stefano Ugolini, dell’Università di Tolosa, testimonia come l’Italia, contrariamente alla mitologia che circola nella letteratura, sia stata la culla del central banking, anticipando tutto quello che negli anni ’20 avverrà nelle altre banche centrali. Insomma, ha continuato Ugolini, «una tradizione che ha lasciti durevoli senza i quali è impossibile capire come è evoluto il sistema monetario in Italia».
Secondo l’economista della Cattolica, inoltre, sono due gli elementi che ripercorrono il libro: il primo riguarda il dibattito sulla «pluralità versus l’unicità degli istituti di emissione», che in un certo senso richiama quello attuale sulle criptovalute. Il secondo riguarda «l’autonomia della Banca Centrale che nel libro significa soprattutto autonomia nell’uso degli strumenti, non nella fissazione degli obiettivi, che resta prerogativa del governo». In altre parole, ha osservato Bordignon, «quello che ci ricorda Toniolo è che queste conquiste non siano date per sempre, già negli anni ’20 le Banche Centrali avevano conquistato un elevato grado di indipendenza, cancellata con le Grandi Crisi degli anni ’30». In periodi di crisi come questo, ha aggiunto, «le tensioni tra governi, che vorrebbero bassi tassi di interesse per sostenere l’economia e la Banca centrale, che deve sconfiggere l’inflazione anche con tassi alti, sono destinate a riprodursi. Nell’area euro si può naturalmente discutere l’operato della Bce ma bisogna stare attenti a non metterne in discussione l’indipendenza, per non pagare prezzi più alti in futuro».
Di banche centrali come «istituzioni di innovazione» ha parlato Pier Carlo Padoan, Presidente di Unicredit. «Sono meccanismi che hanno una enorme capacità di innovare e di rispondere alle innovazioni che vengono dall’ambiente in cui operano», ha dichiarato Padoan, finendo il suo intervento con un richiamo al ruolo del “Sevizio Studi” della Banca d’Italia, mettendone in evidenza il valore aggiunto dell’elemento analitico frutto dell’attività giornaliera.