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Come costruire relazioni positive per raggiungere obiettivi sfidanti in contesti complessi
La comunicazione strategica, il dialogo e la gentilezza quali strumenti per il benessere personale e professionale
| Agostino Picicco
15 marzo 2024
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C’è un’invenzione che forse più di ogni altra ha influenzato il progresso umano: la comparsa nel 1400 della stampa a caratteri mobili. Da lì in poi tutto è cambiato: ci sono stati rivoluzioni, guerre, scismi e l’avvento dell’illuminismo. Cambiamenti avvenuti con una velocità tale perché «l’uomo imparando a leggere ha sviluppato la mente, un nuovo modo di esprimersi» e, quindi, di «comunicare».
A chiamare in causa la portata rivoluzionaria dell’invenzione del tipografo tedesco Johannes Gutenberg – un «punto di svolta» paragonabile a quello che sta succedendo sotto i nostri occhi con I’Intelligenza Artificiale (Ia) e ChatGPT - è Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa San Paolo e condirettore del Master in Media Relation e Comunicazione d’Impresa dell’Università Cattolica. Lo ha fatto venerdì 8 marzo in un’aula della sede di via Carducci dell’Ateneo, gremita di studenti, docenti e professionisti della comunicazione, dove con l’aiuto di Ciro De Florio, docente di Logica e Filosofia della Scienza, e di Uljan Sharka, CEO della società iGenius, ha cercato di proporre una chiave di lettura delle complessità determinate dalla “velocità del cambiamento”, e, di come “la tecnologia, le scoperte scientifiche e le pandemie hanno segnato lo sviluppo della mente umana”, per citare il sottotitolo dell’iniziativa, promossa dall’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo (Almed) e dal Master in Media Relation e Comunicazione d’Impresa. «Temi rilevanti, soprattutto oggi» e che, per questo, implicano una riflessione comune «perché influenzano la comunicazione moderna e toccano aspetti fondamentali come l’etica e le fake news», ha proseguito Lucchini.
Non a caso il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli ha parlato di un «cambio di paradigma», nel suo saluto, introdotto dalla direttrice di Almed Mariagrazia Fanchi e dal direttore del Master in Media Relation e Comunicazione d’Impresa Ruggero Eugeni. Infatti, ha detto il rettore, se un tempo «la mente generava l’innovazione», ora è «l’innovazione a cambiare la mente». Il dilemma è «capire come il mondo andrà a riplasmare noi».
Dalla sua prospettiva filosofica, Ciro De Florio ha fatto riferimento alla parola «accelerazione» per descrivere i cambiamenti epocali che stiamo vivendo a fronte della rapida digitalizzazione. «Le accelerazioni sono quasi sempre dovute a una maggiore interazione con artefatti cognitivi, cioè dispositivi in grado di aumentare e migliorare una nostra performance cognitiva. Acceleriamo tutte le volte che gestiamo meglio le informazioni e ogni volta che entriamo in contatto con artefatti cognitivi». Da questa evoluzione cognitiva non si può tornare indietro «poiché connaturata all’essenza stessa dell’uomo di interagire con l’ambiente». Tuttavia, ha avvertito il docente dell’Università Cattolica, dobbiamo «prestare attenzione a dove stiamo andando». La grande sfida è una «conoscenza architetturale» dei dispositivi complessi che sempre più ci circondano. Servono, pertanto, «specializzazioni ed esperti» per capirne le loro funzioni e collocarli nel mondo. Sistemi che però dovranno essere «ispezionabili» e trasparenti, di modo che «possano essere interrogati sulle informazioni che producono» per evitare anche forme di «disuguaglianza epistemica».
Del resto, le sfide future per l’Ia saranno «integrazione» e «certificazione della conoscenza». La pensa così Uljan Sharka, che nel 2016 ha fondato iGenius, la società di intelligenza artificiale che ha ideato e sviluppato crystal, il primo Virtual Advisor per la data intelligence. «La velocità del cambiamento è sempre stata influenzata dallo sviluppo della mente umana», ha affermato il giovane imprenditore. «Questa voglia di innovare fa parte della nostra vita. Per esempio, il fenomeno dell’Ia è partito da noi, spinto dal desiderio di ricorrere agli assistenti virtuali».
Esistono però dei rischi. Per preservare la «democratizzazione della conoscenza» e il «diritto alla libertà» c’è bisogno della cultura. Una cultura utile a favorire la «conoscenza della tecnologia» che, se parte della nostra conoscenza quotidiana, potrà indirizzare la produzione industriale. Da questo punto di vista, ha specificato Sharka, «l’Italia, culla di arte e di cultura, può reinventare un’Intelligenza artificiale che con la semplicità del Rinascimento, mettendo al centro l’uomo, renderà più facile affrontare l’impatto che le nuove tecnologie avranno sulle nostre vite». Un modo per dire che il «disegno di un mondo migliore» passa dalla «comprensione della velocità del cambiamento».
Un articolo di