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La Costituzione italiana a 75 anni dalla sua entrata in vigore

19 ottobre 2023

La Costituzione italiana a 75 anni dalla sua entrata in vigore

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Numerose matricole della Facoltà di Scienze politiche e sociali hanno dimostrato l’interesse a confrontarsi con temi complessi come quello della conoscenza della storia della nostra Costituzione. È stato questo l’intento, peraltro ben riuscito, della presentazione del volume dello storico Raffaele Romanelli “L’Italia e la sua Costituzione. Una storia” (Roma-Bari, Laterza, 2023), svoltasi in sala Negri da Oleggio il 12 ottobre.

Lo ha opportunamente evidenziato il professor Paolo Colombo, organizzatore dell’evento e docente di Storia delle istituzioni politiche, il quale si è rivolto proprio a loro per suggerire questo libro, «agevole da leggere e mai banalmente giustificante». Ha altresì fatto presente all’inizio dell’evento che il libro non mitizza il testo costituzionale ma ne fa una doverosa ricostruzione con molta attenzione allo spirito e all’afflato della Costituzione, sottolineando alcune criticità quali l’approssimazione di alcuni articoli, la mancanza di preparazione di qualche costituente su alcuni temi, la mancanza di lavori preparatori. Inoltre, ha evidenziato come sullo sfondo e nell’ambito dei processi di revisione costituzionale nelle analisi di Romanelli sia sempre presente la politica.

Un libro, insomma, che ha tanto da insegnare a tutti, come ha ribadito Franco Amatori, docente di Storia economia dell’Università Bocconi e moderatore dei relatori chiamati a presentare il volume.

Le motivazioni per cui le matricole di Storia delle istituzioni politiche devono leggere questo libro sono state date da Elisabetta Colombo, docente di Storia delle istituzioni politiche presso l’’Università degli Studi di Pavia. Si tratta di un libro importante per la sua imponenza e per l’autorevolezza dell’autore e perché nonostante il tecnicismo cattura il lettore: «Demistifica la soggettività insita in ogni ricostruzione storiografica, che nel nostro caso parte dall’Unità d’Italia del 1861». In particolare, la docente ha esaminato il capitolo “Più valori che norme” nel quale vi sono le varie “anime” della nostra Costituzione: il solidarismo cattolico, l’umanesimo socialista e il collettivismo comunista, che emergono nei principi generali, enunciati nei 54 articoli sui 139 del testo completo, fenomeno inconsueto per un testo costituzionale.


L’utilità di tale libro e della sua capacità di sintesi per gli studenti di Scienze politiche è stata ribadita da Enzo Balboni, costituzionalista dell’Università Cattolica, che si è soffermato sul capitolo della “Costituzione invisibile ma sempre presente”, focalizzando il proprio intervento sulla responsabilità della Corte costituzionale che, pur con qualche timidezza, ha svolto bene la sua opera. «I suoi strumenti di controllo sono sostanzialmente di autocontrollo. Oggi la Corte prende talune decisioni per farsi volere bene dall’opinione pubblica ma se si avvicina troppo al sole come Icaro rischia poi di cadere».

Ulteriori contenuti del volume, relativi all’impianto del testo costituzionale, sono stati evidenziati da Lorenzo Ornaghi, politologo dell’Università Cattolica. Le Costituzioni nascono dopo periodi travagliati, come guerre e rivoluzioni, in seguito ad assemblee che mettono insieme la varietà di pensiero trasfusa nelle varie disposizioni, nel nostro caso la convergenza del consenso o il “compromesso” tra i cattolici della Democrazia Cristiana e i social comunisti. «La Costituzione, che oggi si confronta col costituzionalismo europeo e con i problemi dell’oggi tra proporzionale, maggioritario e populismo, pone il vecchio delicato rapporto tra stato e Costituzione, per cui la Costituzione è fondamento non solo dello stato ma della democrazia».

Al termine l’autore Raffaele Romanelli si è rivolto agli studenti invitandoli a studiare il diritto come una realtà con cui ci si confronta tutti i giorni. Le drammatiche vicende di cronaca internazionale di questi giorni devono essere confrontate con la normativa in essere. «La nostra è definita “la Costituzione più bella del mondo” ma è anche vero che negli ultimi decenni ogni governo ha un ministro delle riforme per cui se la Costituzione va riformata senza spiegare cosa, c’è evidentemente qualcosa che ci sfugge. Sì, i primi 54 articoli sono i più belli del mondo ma bisogna cambiare gli altri. La Costituzione sancisce che i cittadini hanno dei diritti. Ma la Costituzione parla anche di doveri e questo aspetto non è sviluppato nella politica e nelle riforme».

Merita, infine, di essere citato il contributo dato agli studi sulla Costituzione e ben citati nel volume da due indimenticati maestri dell’Università Cattolica: Gianfranco Miglio e Roberto Ruffilli.

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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