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La finanza (non) è un gioco da ragazzi

22 aprile 2021

La finanza (non) è un gioco da ragazzi

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Investire con consapevolezza non è un gioco da ragazzi.

Lo sanno bene i 350 studenti di quarta e quinta superiore che hanno aderito con entusiasmo al percorso di alfabetizzazione finanziaria proposta dai professor Stefano Monferrà e Simone Rossi della Facoltà di Economia e Giurisprudenza. Un ciclo di incontri in cinque tappe, per illustrare i principali temi della finanza personale: natura e funzionamento degli strumenti finanziari, rendimento e rischio degli investimenti, benefici derivanti dalla diversificazione, assicurazione, previdenza, fiscalità personale e contratti bancari.

Per orientarsi e comprendere. Il professor Rossi ha risposto a qualche nostra domanda per fare il punto sulle condizioni di alfabetizzazione finanziaria in Italia.

Alfabetizzazione finanziaria: a che punto è l’Italia rispetto agli altri paesi europei?  
«Purtroppo, ogni indagine sul tema vede il nostro Paese in una posizione di forte arretratezza rispetto alle altre economie sviluppate. Una recente analisi condotta dalla Banca d’Italia nell’ambito di un progetto OCSE ci colloca al penultimo posto su 26 paesi partecipanti».

Che azioni si possono intraprendere per colmare questo gap preoccupante?
«Vi sono importanti progetti in atto per modificare questo status quo, come le iniziative coordinate dal “Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria in Italia”, diretto dalla Prof.ssa Annamaria Lusardi della George Washington University School of Business, punto di riferimento a livello internazionale in tema di alfabetizzazione finanziaria. Tuttavia, la strada da percorrere resta lunghissima».

Non avere competenze finanziarie – non pianificare, non risparmiare correttamente – come impatta sulle disuguaglianze sociali?
«Una scarsa competenza finanziaria introduce importanti vulnerabilità nel futuro delle famiglie. Viviamo un periodo di profondo cambiamento in cui la speranza di vita si allunga progressivamente, mentre i percorsi lavorativi diventano sempre più frammentati; ciò genera criticità prospettiche che devono essere attentamente gestite da un punto di vista finanziario, previdenziale e assicurativo. In questo contesto, l’esigenza di una corretta pianificazione degli investimenti – ma in primis del risparmio stesso destinato ad alimentare questi investimenti – è trasversale alle diverse fasce sociali; le persone benestanti necessitano di poter mantenere il proprio tenore di vita nel futuro, mentre la popolazione che vive condizioni economiche più modeste deve prevenire i rischi di povertà. Sicuramente l’accesso a forme più avanzate di advisory appare un vantaggio competitivo, ma oggi forme basilari di consulenza sono a disposizione di tutti a un costo accessibile a tutti».

Su cosa si è incentrato il percorso che la facoltà di Economia e Giurisprudenza ha proposto alle scuole superiori e perché?
«Abbiamo puntato su un approccio pragmatico, fatto di semplici esempi tratti dalla vita reale e con una particolare attenzione agli elementi di criticità ai quali l’investitore deve prestare particolare attenzione (come alcune clausole presenti in prestiti obbligazionari o costi di contratti bancari); una sorta di guida di rapida e facile implementazione anche in assenza di competenze specifiche sui vari argomenti trattati. Abbiamo anche riflettuto sul ruolo della finanza nell’economia, mostrando come la visione che i media ci trasmettono di questo affascinante mondo sia spesso eccessivamente semplicistica e connotata da accezioni prevalentemente negative. La finanza svolge invece un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi, promuovendo crescita, sicurezza e benessere: è bene che venga ricordato a tutti, di tanto in tanto...»

Si sono diffusi a macchia d’olio anche in Italia i fan delle criptovalute e i day-traders, piccoli investitori privati che fanno da sé, comprando e vendendo titoli sulle piattaforme di trading. Che cosa ne pensa?
«Penso che serva grande prudenza, perché il “fai da te” in finanza è un aspetto potenzialmente molto rischioso e gli esempi fatti in questa domanda sono concrete minacce alla finanza personale di molti… Il problema – e qui ritorno al tema dei media – è che boom e crolli nella quotazione di attività finanziarie creano interesse e le testate giornalistiche cavalcano le notizie, suscitando la curiosità di chi è in cerca di “facili guadagni”. Purtroppo, i facili guadagni non esistono, soprattutto in un’epoca di tassi di rendimento prossimi allo zero; serve comprendere che rendimento atteso e rischio atteso presentano una proporzionalità diretta tra loro e quindi per avere alti rendimenti serve esporsi a grandi rischi. Si tratta del punto centrale condiviso con i ragazzi nel percorso di alfabetizzazione finanziaria appena concluso: spero che possa servire per renderli investitori più accorti e soddisfatti nel corso del futuro».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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