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La nostra laurea in Cattolica, un patrimonio culturale che continua generazione dopo generazione

25 gennaio 2024

La nostra laurea in Cattolica, un patrimonio culturale che continua generazione dopo generazione

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La consapevolezza di aver incontrato docenti di alto profilo e di aver vissuto gli anni universitari come anni di grande apertura culturale, esistenziale, anni decisivi nella formazione della futura fisionomia adulta è il pensiero condiviso e il fil rouge che accomuna i ricordi di tutti gli alumni dell’Università Cattolica che compongono la famiglia Tempesta, anche se hanno studiato nell’Ateneo del Sacro Cuore in anni e tempi differenti. Dalle parole di nonna Iolanda che racconta gli incontri con il Rettore Padre Gemelli, alle testimonianze di Guido e Marcello che declinano nel loro essere docenti oggi quanto appreso da studenti, si percepisce l’orgoglio di essersi laureati in Cattolica e di far parte della grande Community Alumni.


Sono tutti ricordi belli, positivi, intensi, perché riportano storie di persone soddisfatte dei loro studi e contente delle loro vite. Ricordo dopo ricordo, aneddoto dopo aneddoto, emergono storie di vita interessanti e di successo, ma soprattutto storie belle raccontate con gioia. Sono le storie di una grande famiglia che conta al suo interno ben cinque laureati in Cattolica, una storia che inizia con la nonna studentessa ai tempi del rettorato del fondatore dell’Ateneo padre Agostino Gemelli e arriva fino ai nostri giorni con la laurea del nipote. Ad accomunare tutte queste storie il senso di appartenenza all’Università Cattolica e la consapevolezza di aver studiato in una università dove si riceve una formazione completa, dove l’apprendimento è considerato non qualcosa di individuale ma un bene dà condividere e mettere al servizio della società.

«Negli anni ‘50/’60 decidere di studiare all’Università Cattolica era già una scelta di vita, di credo, di impegno sociale» afferma infatti nonna Iolanda Maggi, classe 1938, alumna della Facoltà di Economia, che racconta come dopo aver insegnato per qualche anno Ragioneria «iniziai a partecipare attivamente alla gestione sociale della scuola – nascevano in quegli anni gli organi collegiali e di partecipazione dei genitori degli studenti alla vita scolastica – impegnandomi in prima persona e mettendo a frutto i miei studi nel volontariato associativo e politico». Anno accademico 1957/58, nonna Iolanda si immatricola nell’Ateneo del Sacro Cuore, una scelta che aveva sorpreso e lasciato perplessa la sua famiglia come lei stessa confessa: «Non avevo mai parlato in casa di voler continuare gli studi, ma - conclusi gli esami di ragioneria -, pensando al mio futuro e avendo fin da piccola partecipato alle Giornate per l’Università Cattolica, dove avevo sentito tanto parlare di Armida Barelli come "Sorella maggiore”, come grande esempio di donna impegnata, mi era sembrato giusto e direi naturale iscrivermi in Cattolica». 

«Nel mio anno di corso di Economia c'erano, se ben ricordo, il 2 o 3% di ragazze, sul totale degli iscritti, circa 600. Eravamo mosche bianche ma con il grembiule nero!» racconta sempre l’alumna Iolanda che rammenta degli spogliatoi femminili, nel secondo chiostro, dove solerti bidelle raccomandavano sempre di "Ben allacciare il grembiule!” E a proposito riaffiora un aneddoto: «Un giugno particolarmente caldo – nel Giardino delle Vergini, a fianco dell’Aula Magna - una mia compagna si era messa il grembiule sulle spalle quando, all’improvviso, si sentì tuonare “Il grembiule va indossato!”. Era la voce di Padre Gemelli che dalla sua finestra ci richiamava all'ordine». 

Alla figura del Rettore padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Ateneo, è legato il ricordo anche dell’inaugurazione del primo anno accademico per nonna Iolanda: «Era l’8 dicembre 1957, Padre Gemelli in Aula Magna, ci appellò, tra il burbero e il faceto, "matricole fetenti", facendoci subito capire quanto impegno dovevamo mettere nello studio e nel comportamento per scrollarsi di dosso tale appellativo». La conseguenza per la studentessa Iolanda fu che non ricorda di aver mai saltato una lezione o un'esercitazione nei suoi anni di studi universitari.

Sono tanti i ricordi e le emozioni che tornano alla mente se nonna Iolanda ripensa al tempo trascorso nell’Ateneo di Largo Gemelli: dalla soddisfazione di seguire le interessanti lezioni di docenti autorevoli e famosi, come i professori: Siro Lombardini, Giuseppe Nangeroni, Valerio Onida, Arturo Dal Martello e tanti altri; alle regole ferree da rispettare in biblioteca dove studenti e studentesse potevano stare solo in spazi divisi, così come nelle aule studio o nei corridoi, in cui - se ci si fosse fermati troppo in crocchio a chiacchierare - si era subito dai bidelli invitati a tornare al nostro dovere. In pratica erano contemplati solo la frequenza alle lezioni e lo studio. Ma nonostante la disciplina ferrea nonna Iolanda è, ancora oggi, entusiasta di quegli anni: «In cui ho stretto bellissime amicizie e ho incontrato il mio futuro marito, Piero, anche lui studente di Economia». L’alumna Iolanda è tornata diverse volte nel suo Ateneo, in occasione delle discussioni delle tesi dei suoi due figli Ilaria e Guido e nel luglio scorso, per la laurea del nipote Pietro, dove se da una parte ha constatato negli studenti un clima festoso ed esuberante decisamente impensabile per i suoi tempi, dall’altra parte ha notato – ascoltando le motivazioni espresse della commissione di laurea – come «impegno, studio, rigore siano rimasti invariati».

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

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Ilaria, come sua mamma Iolanda, in Cattolica non solo ha studiato - scegliendo il corso di laurea in Filosofia - ma ha pure anche lei incontrato il suo futuro marito. Medesima Facoltà di entrambi i suoi genitori, invece per Guido, che si è laureato in Economia e commercio con specializzazione in Economia teorica nel 1991. Attualmente Guido lavora presso l’Universidad Catolica Sedes Sapientia di Lima, in Perù, come responsabile del sistema di gestione strategica e operativa e collabora nell’organizzazione dei servizi di formazione per entità governative peruviane. Per l’alumnus Guido il valore aggiunto della sua laurea in Cattolica si lega al fatto di poter dire che sicuramente la propria «professionalità e serietà si deve a quanto appreso nell’Ateneo del Sacro Cuore, dove ho trovato docenti altamente qualificati, veri e propri maestri che insegnavano con grande umanità in un costruttivo clima di solidarietà tra gli studenti». Guido sottolinea inoltre come alcune materie - come, ad esempio, “contabilità” - che da studente magari non comprendeva a fondo, gli siano ritornate utili nel corso della sua carriera lavorativa, così come «le lezioni di Analisi economica del professor Pasinetti e i corsi di don Luigi Giussani che hanno continuato a influenzare la mia vita quotidiana». Ma per l’alumnus Guido la cosa più importante che ha imparato dai suoi studi all’Università Cattolica «è il desiderio che i miei studenti apprendano, non solo che superino l’esame, il corso. Questo è particolarmente significativo, perché insegnare in una università peruviana - rivolta alla classe emergente della società - richiede uno sforzo maggiore di assimilazione della cultura, oltre alla trasmissione di nozioni, teorie e di esempi necessari per comunicare correttamente determinati concetti».

La consapevolezza di aver incontrato docenti di alto profilo e di aver vissuto gli anni universitari come anni di grande apertura culturale, esistenziale, anni decisivi nella formazione della futura fisionomia adulta è un pensiero condiviso non solo da Guido ma anche dagli altri componenti della famiglia Tempesta, anche se hanno studiato in Cattolica in anni e tempi differenti. Non ha dubbi, infatti, Marcello Tempesta – marito di Ilaria e papà di Pietro – ad affermare come la sua formazione universitaria sia stata «un processo di apprendimento e conoscenza e, al tempo stesso, un percorso di crescita e di realizzazione della propria personalità. Un percorso impreziosito dall’idea che quello che si studiava e si apprendeva non era solo qualcosa di privato, ma qualcosa che poteva diventare un bene per tutti. Tra noi studenti non c’era solo il desiderio di capire cosa fare da grandi, ma anche di comprendere cosa fare di grande e per chi». Marcello si è laureato in Filosofia in Cattolica nel 1990, oggi è professore di Pedagogia generale presso l’Università del Salento, e spesso per lavoro ritorna nell’Ateneo milanese di Largo Gemelli: «Al Dipartimento di Pedagogia incontro tanti colleghi, che oltre ad essere valenti studiosi sono anche cari amici».

Ma l’alumnus Marcello racconta, in particolare, come quanto appreso in Cattolica lo declini quotidianamente nel suo ruolo di docente: «In un invito a rispettare la porzione di realtà anche minuta sulla quale si fa ricerca e didattica, in quanto parte delle totalità dell’essere sulla quale si esercita l’indagine della ragione. Ciò significa tensione alla verità, a non far prevalere i propri pregiudizi sulle necessità di una investigazione rigorosa sui fenomeni». Un bagaglio culturale e formativo che si traduce per l’alumnus Marcello anche «nell’invito a rispettare le persone con le quali si conduce questa esperienza di ricerca e condivisione pubblica del sapere che – da quasi mille anni – si chiama università».

Ma tra i ricordi dei suoi anni in Cattolica un posto speciale Marcello lo riserva ai professori incontrati «come non ricordare le lezioni di Giovanni Reale, Adriano Bausola, Virgilio Melchiorre, personalità di alto livello e grande profondità. Ma i docenti che vorrei ricordare in particolare sono due: don Luigi Giussani, al quale guardo ancora oggi come punto di riferimento della mia vita; le sue lezioni in aula, tra centinaia di studenti attenti, sono state tra le esperienze più intense della mia vita. E poi il professor Francesco Botturi che con maestria e pazienza è stato mio relatore di tesi di laurea e dottorato, entrambe dedicate al filosofo francese Maurice Blondel». Grazie, inoltre, all’incoraggiamento del professor Botturi l’alumnus Marcello racconta che partì per un periodo di studio all’estero: “era l’anno accademico 1987-’88 e andai all’Università di Lovanio, in Belgio, con i primi fondi in assoluto del progetto Erasmus”.

E poi per Marcello gli anni in Cattolica sono stati fondamentali anche per l’incontro con una studentessa di nome Ilaria, che sarebbe diventata sua moglie: «Da 28 anni è la compagna della mia vita, si è trasferita da Milano a Lecce e con lei ho costruito una splendida famiglia con tre figli, due dei quali sono anche loro studenti dell’Ateneo del Sacro Cuore». A continuare infatti la tradizione di famiglia di laurearsi in Cattolica - dopo il nonno Piero e la nonna Iolanda, zio Guido, la mamma Irene e il papà Marcello – ci sono Benedetta, iscritta al corso di laurea in Servizio sociale della Facoltà di Scienze politiche e sociali e Pietro che lo scorso settembre si è laureato in Economia.

«La mia famiglia mi ha lasciato libero di decidere riguardo il mio futuro, tuttavia i loro racconti, sempre entusiasti, degli anni trascorsi in Cattolica hanno decisamente aumentato il mio interesse verso questo Ateneo, che ho poi scoperto essere perfettamente in linea con le mie inclinazioni» spiega Pietro sottolineando inoltre come «l’Università Cattolica era sicuramente uno degli atenei più qualificati e riconosciuti a livello internazionale per la facoltà che volevo frequentare e poi decidere di immatricolarmi in Cattolica mi avrebbe permesso di inserirmi in un contesto stimolante, e che mi incuriosiva molto, come quello milanese».

Oggi che ha concluso la sua laurea triennale, il neodottore Pietro può affermare come le sue aspettative siano state tutte soddisfatte. I suoi interessi sono stati stimolati dalla possibilità di partecipare ad incontri ed eventi culturali promossi dall’Università, così come hanno trovato risposte in professori come Marco Lossani, docente di Economia internazionale, che gli sono stati utili a comprendere quale particolare ambito dell’economia volesse maggiormente approfondire con lo studio. A tutto ciò l’alumnus Pietro aggiunge il grande interesse suscitato dai tre corsi di Teologia, che ogni studente UC deve frequentare: «Tali corsi mi hanno consentito di ampliare la visione che avevo nei confronti delle discipline che studiavo, vale a dire di andare oltre i semplici calcoli, affrontando con una maggiore profondità gli studi economici».

A tutto ciò Pietro deve infine la sua scelta di continuare in Cattolica il percorso di studio con la laurea magistrale: «Una decisione scaturita dal desiderio di continuare a frequentare un ambiente vivo come quello vissuto in triennale, oltre al fatto che la magistrale Economics offerta dall’Università Cattolica mi permette di continuare a studiare in lingua inglese e di approfondire lo studio delle discipline che maggiormente mi interessano: statistica ed economia politica».

Malgrado Facoltà e percorsi di studio differenti, i ricordi e le parole di Iolanda, Guido, Ilaria, Marcello e Pietro testimoniano esperienze di laureati che hanno fatto proprio quanto appreso e vissuto in Università Cattolica, dove studiare significa comprendere, trovare risposte e farsi domande per costruire il proprio presente e affrontare meglio il futuro.

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