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La Salute, nuova frontiera dell'Europa

26 giugno 2023

La Salute, nuova frontiera dell'Europa

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Una condivisione delle esperienze durante l’emergenza pandemica e, soprattutto, un confronto su idee, linee e programmi da intraprendere affinché i problemi del passato si trasformino in lezioni e tutti i cittadini europei abbiano equo accesso ai servizi sanitari, nella piena sostenibilità del sistema salute.

Questo il filo che ha legato tutti gli interventi del convegno dal titolo “La tutela della salute a livello europeo: una scommessa per il futuro", promosso dall’Ufficio del Parlamento Europeo in Italia, in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea e con l’Università Cattolica, che si è tenuto il 16 giugno a Roma, negli spazi di "Esperienza Europa – David Sassoli” in piazza Venezia.

L’evento si è aperto con i saluti istituzionali di Carlo Corazza, rappresentante in Italia del Parlamento Europeo, che ha sottolineato il grande cambiamento portato dalla pandemia che “ci ha aiutato ad essere più lucidi e ad andare verso l’Unione europea della salute”, e di Antonio Parenti, direttore della Rappresentanza in Italia, che ha rilevato come “nella Conferenza sul futuro dell’Europa, uno dei temi che maggiormente ha attirato l’attenzione è proprio il tema della salute”.

Ai partecipanti ha voluto inviare un videomessaggio il Ministro della Salute Orazio Schillaci, centrato sul tema del fascicolo sanitario elettronico, da implementare prima in ambito nazionale e poi nel territorio dell’Unione europea: «La sfida da vincere – ha detto – è creare un ambiente in cui i dati sanitari possano essere condivisi e utilizzati in modo sicuro, nella tutela della riservatezza dei dati stessi di ogni cittadino».

È stato il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli a introdurre l’incontro: «La governance della Salute e l’urgenza di tenerla al centro dell’attenzione e della riflessione pubblica sono temi importanti e attuali – ha detto il Rettore – In Italia abbiamo un sistema di competenze tripartito: regionale, nazionale e sovranazionale; ciò comporta spesso concorrenza e talvolta contrasto, in un campo in cui governance non vuol dire solo occuparsi del “cosa” e del “come”, ma anche gestire e distribuire le risorse, rispettando i principii di equità e sostenibilità del sistema».

«L’esperienza pandemica – ha continuato il Rettore – ci ha mostrato una generale scarsa conoscenza della scienza, intesa come approccio non rigoroso e, talora, immaturo al metodo scientifico, mentre noi oggi godiamo di soluzioni sperimentate, proprio grazie a quel metodo, nel corso dei secoli. Ecco perché – ha concluso – il compito delle università non è solo formare dei ‘bravi medici’, ma formare persone colte in ogni campo che possano esercitare pensiero critico e intelligenza e adottare, anche nel lavoro di ricerca, un approccio olistico verso la comprensione e la tutela integrale della salute delle persone».

Il dibattito, moderato da Flavia Giacobbe, direttrice di “Formiche e “Healthcare policy”, è stato arricchito dai keynote speech di Sandra Gallina, direttore generale Directoral General health and Food safety (Sante) della Commissione europea, e di Domenico Mantoan, direttore generale dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari nazionali (Agenas) e seguito da una tavola rotonda con Matteo Bassetti, direttore della Clinica Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova, Anna Bonfrisco e Fabio Massimo Castaldo, parlamentari europei, Nicoletta Luppi, vice presidente di Farmindustria, Marina Zanchi, direttore dell’Agenzia esecutiva Salute e Digitale (HaDEA), Antonio Gasbarrini, Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università Cattolica, Brando Benifei, parlamentare europeo e capo delegazione PD, e Nino Cartabellotta, medico e presidente della Fondazione Gimbe“.

"Il Piano europeo sanitario è completamente diverso dai piani di ogni Paese membro”, così la direttrice Sandra Gallina, che ha sottolineato l’introduzione di nuove norme europee grazie alle quali non sarà più necessario attendere tre mesi per il parere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità prima di poter dichiarare un’eventuale pandemia. «La storia della pandemia ce lo ha dimostrato: – ha continuato Gallina – i temi e i problemi sanitari vanno gestiti in modo coordinato anche per evitare i già esistenti problemi di comunicazione e di sorveglianza sul territorio, fondamentale  per riportare informazioni», annunciando i “cantieri aperti”, i prossimi progetti della Direzione: “L’Europa batte il cancro”, un progetto contro l’antibiotico-resistenza e il grande capitolo “One Health”, al quale sarà dedicato un evento europeo nel prossimo mese di novembre.

«L’Italia ha affrontato in maniera più che dignitosa la pandemia – ha sottolineato  il direttore Mantoan, affrontando particolarmente il tema della sanità territoriale, i finanziamenti del PNRR e la riforma dei servizi di telemedicina: “Quando il sistema sarà completo esso produrrà una grande quantità di dati sanitari. Il problema sarà farli circolare rispettando la privacy e contemperando gli interessi dei cittadini”. Tutto questo mantenendo la gestione della sanità italiana in capo alle regioni, “perché almeno nelle regioni ogni cinque anni il presidente subisce un ‘market test’ elettorale».

Soprattutto sulla formazione dei medici e sul valore della persona malata si è soffermato il Preside Gasbarrini durante la tavola rotonda: «La pandemia ha ridimensionato l’esaltazione dell’alta tecnologia, dell’iperspecializzazione tecnica tornando ad una ‘Medicina del passato’ che ha sostenuto e, per certi versi, salvato il sistema, portata avanti, per quasi due anni, durante il periodo più faticoso e doloroso del Covid-19, particolarmente da giovani medici, spesso ancora in formazione specialistica, e da competenze e abnegazione del personale sanitario».

«La Medicina del futuro, dunque – ha continuato il Preside – presuppone la formazione di medici molto ‘adattativi’: sì all’intelligenza artificiale, ma curare i pazienti significa soprattutto ascoltarli, guardarli, toccarli e condividere la malattia. La medicina tecnologica non deve allontanarci dalle persone. E’ per questo che ricerca e assistenza non devono mai dimenticare il pilastro della Solidarietà: chi fa il medico deve in qualche modo restituire studio, opportunità ed esperienze, entrando in empatia con ogni paziente, con l’ausilio della tecnologia, ma in un’alleanza terapeutica che è sempre composta da persone».

 

Un articolo di

Federica Mancinelli

Federica Mancinelli

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