NEWS | Musica

La sanremizzazione della musica pop contemporanea

13 febbraio 2023

La sanremizzazione della musica pop contemporanea

Condividi su:

In TV si è visto solo in parte uno dei momenti più importanti di Sanremo 2023: la presenza del Presidente Mattarella. Dietro le quinte il responsabile comunicazione del Quirinale Giovanni Grasso ha spiegato ai giornalisti che si è trattato di un esplicito riconoscimento al “Festival della cultura popolare”, una scelta paragonabile alla presenza alla prima della Scala.

Ricordate quando erano solo canzonette? 
Da qualche anno Sanremo è tornato ad essere un grande racconto collettivo. Certo, le canzoni sono solo una parte del più grande evento mediale italiano, spesso neanche la più importante. Ma il Festival, da qualche anno, si è connesso al mondo musicale esterno: sul palco si sentono canzoni che poi dominano le classifiche e piacciono a generazioni diverse, tanto ai giovani quanto agli adulti. È un percorso iniziato negli anni passati - quelli di Fabio Fazio, Carlo Conti, Claudio Baglioni - e perfezionato dal direttore artistico/conduttore Amadeus.

Il Sanremo 2023, dal punto di vista musicale, ha però fatto un passo avanti e due indietro. Ha vinto Marco Mengoni: una bella canzone, “Due vite”, e una grande interpretazione che non hanno mai avuto veri rivali. 

Il resto? Nell’idea di Amadeus, quest’anno dovevano esserci 28 canzoni che comprendevano anche musica per ballare e per riflettere, oltre ad amore e ballate. Il racconto televisivo musicale del Festival è stato alla fine molto spettacolare e molto classico: oltre a Mengoni si sono fatti notare Colapesce e Dimartino (la canzone più raffinata, premiata dalla critica); Lazza (più hip-pop che hip-hop) ed Elodie, l’intensità di Tananai (con un video che trasforma “Tango” in una commovente riflessione sull’amore ai tempi della guerra), il romanticismo dei Coma_Cose e le performance un po’ sgangherate ma di cuore di Gianluca Grignani.

Fuori dalla gara ci sono stati bei momenti, come il ritorno dopo 5 anni dei Depeche Mode, alla prima uscita mondiale dopo la morte del membro storico Andrew Fletcher.  Ma, in generale, si è puntato più sulla quantità che sulla qualità, come nella serata simbolo di questa edizione, quella dei duetti. Di solito è la più divertente; quest’anno ha messo insieme senza logica e senza filo conduttore cover e auto-cover, brani italiani e internazionali da ogni era, duetti emozionanti con accoppiate improbabili. Tutto in nome dello spettacolo.

Alla fine, il Sanremo di Amadeus ha piegato la musica contemporanea ai suoi meccanismi: 28 cantanti in gara, il vincitore annunciato alle 3 di notte, tra i primi 5 solo uomini. Una proposta con pochi picchi musicali in senso stretto e molto senso del racconto TV, peraltro penalizzato da una regia che spesso si perdeva quello che succedeva sul palco. Così i rapper che dominano le classifiche e i social media vanno al Festival per arrivare ad un pubblico ancora più ampio, ma poi ringraziano la mamma o cantano con cori di bambini; e chi sale sul palco cerca in ogni modo di iper-spettacolarizzare le proprie performance, sapendo che è una delle chiavi per arrivare in alto in classifica e per far vivere la canzone fuori, nel discorso sui social media e sulle piattaforme digitali.

Non esiste una formula della “canzone sanremese”: artisti e canzoni si sanremizzano automaticamente. Il festival di Sanremo ha il potere di rendere uno show trasversale ogni proposta musicale.

Un articolo di

Gianni Sibilla

Gianni Sibilla

Direttore didattico Master in Comunicazione musicale

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti