«Siamo un’istituzione accademica nata Ex Corde Ecclesiae, secondo il titolo della costituzione apostolica di San Giovanni Paolo II» ha affermato la professoressa Elena Beccalli, Rettore dell’Università Cattolica. «In essa, le università cattoliche sono descritte come “un segno vivente e promettente della fecondità dell’intelligenza cristiana nel cuore di ogni cultura”. È questo un ulteriore tratto della nostra missione: testimoniare un’intelligenza cristiana che sappia incarnarsi in ogni cultura. Il richiamo al cuore diventa così apertura al mondo, senza timori». Non a caso, ricorda la professoressa Beccalli, padre Gemelli esortava a vivere «nel cuore della realtà». È questa l’esortazione che oggi l’Ateneo traduce nella «responsabilità di dare corpo a un’università nel mondo e per il mondo». Come ha ben ricordato il Rettore, quest’ultimo è un impegno sollecitato anche dal Cardinale José Tolentino De Mendonça, Prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, in occasione dell’assemblea generale della FIUC, quando ha affermato che per «non diventare un'isola irrilevante in mezzo all'oceano dell'indifferenza dipenderà molto dall'impegno concreto che l'università assumerà nei confronti delle sfide e delle implicazioni che il suo contesto particolare le presenta. Un'università che non qualifica il proprio ambiente, si squalifica da sola». In altre parole, ha sostenuto la professoressa Beccalli, «si potrebbe dire che, quando invece l’università abita il mondo, essa diventa azione che trasforma una società».
Il saluto della Rettrice Elena Beccalli
Dopo il messaggio inviato da Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, e dopo i saluti di Mons. Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona e di Andrea Virgilio, sindaco del capoluogo cremonese, la tavola rotonda dal titolo “Ritornare al cuore per affrontare scenari complessi”, ha offerto un momento ricco di spunti profondi, che ha toccato temi solo apparentemente distanti, come lo sono, tra i tanti, le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale, l’economia, la comunicazione e il mondo dei media, ognuno di essi immerso nella complessità del nostro tempo.
«La vita in questo pianeta si contraddistingue dalla violenza della sopravvivenza, tutte le specie che hanno eliminato le altre ci sono riuscite perché meglio di altre hanno risolto i problemi» ha affermato Mons. Carlo Maria Polvani, Segretario per gli Affari Generali del Dicastero per la Cultura e l'Educazione. «Per farlo, la nostra specie ha trovato il sistema della formalizzazione dei problemi attraverso un linguaggio. Il linguaggio aiuta la specie a risolvere i problemi. Ce n’è uno, però, che non è convenzionale ma puramente formale, ed è la matematica. L’intelligenza artificiale, dal punto di vista filosofico, non è nient’altro che la capacità di risolvere problemi usando il più formale e il più potente dei linguaggi: i numeri». In questo senso, però, «l’intelligenza artificiale introduce un problema enorme a livello antropologico» spiega Mons. Polvani. «Lo fa non solo quando ci chiediamo dove va l’uomo, ma soprattutto alla domanda cos’è l’uomo».