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Laurearsi in Cattolica, un’esperienza totalizzante

30 settembre 2021

Laurearsi in Cattolica, un’esperienza totalizzante

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Un’esperienza culturale di altissimo livello, di apprendimento di metodo di lavoro, di possibilità di incontro con personalità di grande valore. Un’esperienza formativa unica e importante perché è un’università che forma le persone ad essere umani. È questo il ricordo che accomuna Lorena e Edoardo, mamma e figlio, alumni della Facoltà di Pedagogia e di Economia quando ripensano ai loro studi in Cattolica e soprattutto al loro forte legame con la Community Alumni e con l’Ateneo, dove spesso volentieri amano tornare per una visita in Cappella, un giro tra i chiostri o un master...


C’è una parola che ritorna molto spesso quando Lorena Cesarin – classe 1955, che circa quarant’anni fa si è laureata in Pedagogia, discutendo una tesi sul tema Il problema dell’educazione familiare nella pedagogia di A.S. Makarenko con il professor Giuseppe Vico, come relatore, e il professor Luciano Caimi come controrelatore – ricorda i suoi anni di studio all’Università Cattolica del Sacro Cuore. La parola in causa è “esperienza”, perché per l’alumna Lorena il tempo trascorso in Cattolica ha costituito un’esperienza piena e completa.


«La Cattolica è stata per me luogo di esperienza culturale di altissimo livello, di apprendimento di metodo di lavoro, di possibilità di incontro con personalità di grande valore, di una crescita esperienziale che oggi, a ritroso, definisco non comune. Ho vissuto un incontro indelebile, vis à vis, con Madre Teresa di Calcutta a cui avevo portato delle rose e un altro con Karol Wojtyla prima da vescovo e poi da Papa venuto in Cattolica durante il congresso eucaristico a Milano» racconta Lorena che ricorda inoltre come per lei  - studentessa che veniva da Luino, cittadina ai confini con la Svizzera e mal collegata al capoluogo lombardo Milano – «l’esperienza in Cattolica, scelta con consapevolezza anche per arricchire l’esperienza ecclesiale che stavo vivendo con il movimento dei focolari, è stata totalizzante e ancora di più» quando ha scoperto che avrebbe potuto fare un concorso per vivere nella residenza universitaria “Marianum”, che all’epoca si trovava in via Necchi. Ottenuto il posto in collegio Lorena ricorda, con nostalgia e un po’ di emozione, gli incontri speciali come quello con la direttrice del collegio Bettina Menna e quello con un gruppo vivacissimo di compagne con cui ha condiviso indimenticabili esperienze. Ma soprattutto rammenta incontri importanti, come quelli con monsignor Alessandro Maggiolini e monsignor Angelo Majo «che con la mia famiglia sono andata a trovare in arcivescovado fino alla sua morte».


La medesima parola – esperienza – la ripete spesso suo figlio Edoardo, alumnus della Facoltà di Economia, nel ripercorrere il suo tempo in Largo Gemelli. Edoardo, infatti, che ha scelto la Cattolica per la sua laurea triennale in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo - conclusa con una tesi intitolata Turismo Digitale: un’applicazione per la promozione del Mercato Storico di Luino, elaborata con il coordinamento della professoressa Paola Fandella – e ha riconfermato la sua scelta per la Cattolica, frequentando la magistrale in Comunicazione d’impresa per i media e le organizzazioni complesse e laureandosi, nel 2019, con una tesi sul tema La valutazione dell’analisi degli impatti dei grandi eventi culturali: il caso “The Floating Piers” di Christo e Jeanne-Claude sul Lago d’Iseo con il professor Lucio Argano che gli è valso un bel 110 e Lode – afferma che studiare in Cattolica è «un’esperienza che ti lascia molto, perché è un’università che forma le persone ad essere umani». Perché per Edoardo – che già aveva scelto in quale Ateneo immatricolarsi durante il primo quadrimestre dell’ultimo anno del liceo – la Cattolica offre corsi di laurea che formano professionisti preparati e piani di studi che formano persone attente e interessate al mondo che li circonda.

Anche il rapporto con i docenti ha costituito un‘esperienza fondamentale per Edoardo: «devo dire che tutti i docenti che ho avuto mi hanno lasciato ognuno – chi in misura minore, chi in misura maggiore – un insegnamento o una metodologia che sommate credo compongano il bagaglio di esperienze che utilizzo nella vita quotidiana e professionale». Tra i tanti professori delle varie discipline studiate, un ricordo particolare è per Paola Fandella, docente di Economia degli intermediari finanziari «mia relatrice per la tesi triennale e correlatrice per la tesi magistrale, è una figura di riferimento che tutt’ora sento per avere consigli e suggerimenti. Se tutti i docenti fossero come lei, i ragazzi godrebbero di una formazione accademica, ma soprattutto morale, importante».

 

«Poter frequentare l’Università Cattolica è stato un privilegio, non solamente per la qualità dei docenti – aggiunge l’alumnus Edoardo, oggi consulente di comunicazione e progetti culturali – ma perché quegli anni di studio hanno gettato le basi per la mia crescita umana, professionale e relazionale. Tra i chiostri bramanteschi sono nate amicizie che sono – e ne sono certo saranno – le più importanti della mia vita; e questo è il più bel regalo che le aule della Cattolica mi hanno dato. Gli anni in Largo Gemelli, soprattutto durante il percorso di laurea triennale, sono stati tra i più spensierati e belli che abbia mai vissuto». Per Edoardo, inoltre, frequentare la Cattolica ha significato aver avuto la possibilità di vivere nella metropoli milanese e scoprirne le bellezze: «non ha prezzo la centralità della posizione dell’università e la relativa comodità di poter visitare una mostra o un museo e poi tornare in aula per una lezione o in biblioteca a studiare».

Ed è proprio questa esperienza “a tutto tondo” della vita universitaria nell’Ateneo di Largo Gemelli - anni di crescita culturale, personale e sociale - che fanno sì che Edoardo sintetizzi il valore aggiunto di aver studiato in Cattolica in tre concetti: umanità, rispetto, bellezza.

Concetti riscontrabili anche nei ricordi di mamma Lorena, soprattutto quando parla dell’esperienza profonda di aver studiato in una 'università cattolica': «Ho avuto l’opportunità di crescita nel cammino di fede e nella declinazione fede/cultura partecipando, su invito di una mia compagna di corso, al gruppo FUCI, dove ho conosciuto, per esempio, il professor Luciano Eusebi e dove ho potuto arricchirmi alle lezioni ai fucini del rettore Giuseppe Lazzati e agli incontri di spiritualità all’Eremo di San Salvatore, ma anche di dialogare e confrontarmi con i ragazzi di CL, frequentando due corsi di teologia con don Giussani».
 

                                                                             

«Gli anni tra la fine del Settanta e inizio Ottanta erano anni di grandi contestazioni, di grandi frizioni politiche ma anche tra i cattolici, e anche in Cattolica si respirava quel clima» rammenta inoltre Lorena, che decide di non essere indifferente e impegnarsi concretamente «in quel periodo era stato istituito anche il primo Consiglio pastorale dell’università dove mi sono candidata e poi sono stata eletta. Non posso dimenticare il grande lavoro svolto con monsignor Giovanni Volta, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, e l’affabile segretaria Ughetta Capuis del Centro Pastorale». «In quella veste, per poter organizzare incontri e convegni – continua sempre mamma Lorena - ho avuto l’opportunità di conoscere e apprezzare molte persone che lavoravano in Cattolica: come la segretaria del Rettore, la signora Angela Concolato, sempre gentile, disponibile e di grande professionalità, così come il responsabile dell’economato Giancarlo Caronni, ma anche Roberta Grazzani che andavo a trovare nella sede “vivace e colorata” della redazione della rivista Giovani amici».

Una università dunque forte della sua identità cattolica, come ci dice mamma Lorena, ma non per questo, come osserva suo figlio Edoardo: «un ateneo integralista in cui si aggirano soltanto figure ecclesiastiche e dominato da un credo religioso forte, come qualcuno potrebbe pensare; ebbene non è così. La Cattolica è inclusiva, non dogmatica e assolutamente libera; anzi, da non fervente cattolico praticante ho trovato di grande interesse e crescita i corsi di Teologia che ogni studente deve frequentare, indipendentemente dal suo corso di studio».

Un’università, la Cattolica, che da entrambe le testimonianze di Lorena ed Edoardo si rivela come un’esperienza formativa completa ed altamente qualificata, così come un’esperienza profondamente significativa dal lato umano. E tutto questo ha determinato un legame forte e duraturo tra gli alumni Lorena ed Edoardo con il loro Ateneo. Tanto che Lorena non ha dubbi a scegliere di tornare nella sua università quando decide, a 50 anni, di iscriversi al master di secondo livello in Gestione educativa del disagio nascosto fra scuola e territorio mentre, nel contempo, dopo tanti anni di insegnamento, decide di partecipare al concorso per dirigente scolastico.

Nuove sfide stimolanti che Lorena supera brillantemente e così, nel suo nuovo ruolo, aumentano le occasioni di contatto con la Cattolica: «indirizzo sempre i docenti ai corsi di aggiornamento promossi dall’Ateneo del Sacro Cuore, io stessa mi sono iscritta ad uno dedicato al tema della valutazione». Ma le scuse ufficiali, e più frequenti, per varcare l’ingresso di Largo Gemelli a mamma Lorena le offre Edoardo, che immatricolandosi in Cattolica (dopo che i primi due figli avevano compiuto scelte universitarie diverse), le permette «di andare a Milano a respirare l’aria pregnante di cultura dei chiostri, per fargli da Cicerone, portandolo prima di tutto in Cappella e nella Cripta - dove sono custodite le spoglie del fondatore dell’Ateneo padre Agostino Gemelli e di Armida Barelli, donna forte e geniale – nonché per festeggiare le sue lauree». Ma anche Edoardo, ammette, ama spesso ritornare a farsi un giro nella sua università: “ci torno spesso per sentirmi ancora libero e spensierato. Credo sia un bell’esercizio camminare per i chiostri e ricordarsi di quando si era più ingenui e pieni di speranze per il futuro. Non che ora mi manchino, tutt’altro, ma ora le speranze sono plasmate dalle prime esperienze professionali e da una mutata consapevolezza».

Insomma, sia per Lorena che per Edoardo, tornare tra i chiostri bramanteschi equivale un po’ come a tornare a “casa”, dopo tutto “casa” è dove si sono condivisi valori, emozioni, relazioni, dove si è cresciuti e si è sentiti accolti. Una “casa” che è una comunità accademica ed educativa dove ogni studente è chiamato a impegnarsi a costruire il proprio valore. Così è stato sicuramente per gli alunmi Lorena ed Edoardo, e un aneddoto lo conferma: «settembre 2019, è il giorno della mia discussione di tesi – racconta Edoardo - io, i miei amici e la mia famiglia ci troviamo in Cattolica, nel cortile antistante la Libreria Vita e Pensiero, quando, ad un certo punto, mia mamma ci dice che va un momento a salutare il padrone di casa. Sguardi sgomenti, soprattutto nei miei compagni storici di corso, che mi chiedono come mai mia madre conoscesse il Rettore...Dopo pochi minuti mia mamma fa ritorno e alcuni amici le vanno incontro chiedendole informazioni sull’incontro, al che lei risponde, quasi sorpresa, “Ma quale Rettore, io sono andato a salutare il Signore in Cappella!”»

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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