«Oggi sono necessarie competenze trasversali - spiega Valentina Aiuto, ceo di Help – PR & Media Relations - e da questo punto di vista i ragazzi che entrano in questo settore sono avvantaggiati perché, rispetto a noi dieci anni fa, hanno già piena contezza degli strumenti con cui andranno a lavorare. I contenuti sui social ormai sono imprescindibili, molto più dell'ufficio stampa tradizionale anche perché di "tradizionale" nel nostro mondo ormai non c'è più niente. Un artista cinque anni fa ti chiedeva di andare sul giornale. Adesso, soprattutto se è giovane, ti chiede di finire su Instagram, se l’intervista non la può condividere sui suoi canali quasi non gli interessa. Oggi lavoriamo tantissimo con i podcast, i tiktoker, i content creator, è un nuovo modo di comunicare».
Ma cosa si aspettano i giovani artisti dai professionisti del settore? «Neanche loro lo sanno - ammette Nicolò Picchioni, Artist & Label Services Manager di The Orchard Italy - il nostro compito è anche di aiutarli a capire quel che gli manca. Esistono tante figure, ognuno deve essere cosciente delle proprie competenze anche se il nostro lavoro richiede di dare sempre qualcosa in più rispetto a quanto strettamente richiesto».
«Se non riesci a capire a fondo l’artista non puoi sapere cosa è meglio per la sua comunicazione - aggiunge Valentina Aiuto - mi è capitato spesso di fare anche da "psicologa". Serve un’empatia e una relazione umana».
Nel corso del dibattito – moderato da Francesca Maria Cortese, coordinatrice didattica del Master - su un tema tutti i professionisti/alumni sono concordi, la dimensione "live" è sempre più centrale: «Le produzioni internazionali sono sempre più spettacolari rispetto a quelle italiane - ricorda Mariagiovanna Guidone - questo perché cambia il target. Ai fan di Vasco interessa vedere Vasco. Il pubblico di Lady Gaga o Madonna al concerto non si aspetta “solo” di ascoltare e vedere l’artista ma vuole quelli che noi chiamiamo “effetti”, lo show. Ma le cose stanno cambiando anche da noi dove sono in aumento produzioni sempre più spettacolari come quelle di Geolier e Salmo».
E il futuro? «Difficile fare previsioni, guardare a lungo termine, sicuramente è aumentata la consapevolezza degli artisti. Il caso di Taylor Swift - spiega Nicolò Picchioni - che è riuscita a diventare la proprietaria delle sue registrazioni segna uno spartiacque a livello legale». Per Roberto Riva, co-founder di Triggger, servirebbe una riflessione sui percorsi, sulla progettualità: «Lo scouting ormai è affidato a TikTok e troppo spesso lo schema nel lancio di nuovi artisti si limita allo schema "la sparo nel mucchio e vediamo cosa esce fuori". Non è corretto e non è giusto per chi vuole fare della musica il proprio lavoro e vuole mandare dei massaggi attraverso la propria arte».
È in questo solco che si inserisce la formazione di figure con competenze specifiche: L’auto-distribuzione - conclude Gianni Sibilla, direttore didattico del Master in Comunicazione musicale - è una cosa bellissima ma non si può fare affidamento all’algoritmo di TikTok, quello può essere un “boost” ma inesorabilmente tende rapidamente ad esaurirsi. È necessario affidarsi a professionisti per strutturare il proprio percorso».