Se le parole sono il supporto del pensiero, la «matematica lo è per la comprensione della realtà». Una frase ben impressa nella mente di docenti e ricercatori che animano la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università Cattolica, che è attiva nella sede di Brescia. Lo sa bene il preside, Maurizio Paolini, che è un matematico, e che a quella frase aggiunge anche la «voglia di andare in fondo alle cose». E negli ultimi 50 anni la facoltà ha fatto davvero molta strada, «aggiungendo all’originaria matematica, fisica a fine Anni Novanta e di lì a poco anche informatica», che è la nuova frontiera di ricerca. Insomma «nel nostro Dna uniamo la tradizione, la ricerca e l’innovazione».
E possono sorprendere le implicazioni che nel nostro quotidiano partono proprio dalle ricerche compiute in questi laboratori. «Vuole un esempio – chiede Alessandro Musesti, ordinario di Fisica matematica e responsabile della qualità –? Molti di noi prendono l’aereo, ma quasi nessuno conosce gli studi matematici che hanno permesso di far levare in volo i primi prototipi». Ma gli esempi si moltiplicano se prendiamo in esame in campo biomedico. «Io stesso – prosegue Musesti – sto conducendo una ricerca per descrivere con modelli matematici la meccanica del muscolo, cioè come si comporta il tessuto in alcune situazioni». L’obiettivo è usare il linguaggio matematico per spiegare con formule astratte i meccanismi fisici, ma «soprattutto per creare modelli che ci permettano di simulare alcune situazioni future senza dover utilizzare, in questo caso, esseri umani».
Mai come in queste settimane il termine «modello matematico» ha conquistato gli onori della cronaca, legato alle questioni ambientali. «Resto perplesso che si possa contenere il riscaldamento globale a un grado e mezzo – commenta Giacomo Gerosa, direttore del laboratorio di ecofisiologia e fisica ambientale –, e confermo che gli scenari futuri non sono affatto positivi». Un pessimismo sostenuto proprio dai modelli matematici che sono stati utilizzati per disegnare gli scenari futuri. «Si tratta di modelli dei quali è stata verificata la capacità di leggere lo sviluppo degli eventi». Di fatto ai modelli vengono offerti dati relativi alla situazione di alcuni decenni fa, spiega Gerosa, e gli si chiede di indicare lo sviluppo. «Se il modello nella sua progressione si avvicina allo stato attuale, che è sotto gli occhi di tutti, vuol dire che si tratta di un modello matematico valido».
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