L'intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in video conferenza, alla cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Ringrazio il Magnifico Rettore per l’invito a partecipare, in questa forma, a questo straordinario momento del suo Ateneo. E rivolgo un saluto di grande cordialità all’Assistente ecclesiastico dell’Ateneo, all’Arcivescovo di Milano, al Presidente del Toniolo, al Corpo accademico, al personale amministrativo e tecnico, e particolarmente alle studentesse e agli studenti dell’Università.
Cento anni rappresentano un motivo di ricorrenza di grande importanza, non per il lungo tempo trascorso, ma per gli eccellenti risultati conseguiti durante questo tempo.
Celebriamo questa ricorrenza in una condizione particolare - come ha ricordato il Magnifico Rettore - che condiziona fortemente lo svolgimento degli incontri, ma che consente di mantenerne inalterato il significato e tutto il valore. Vorrei, in questa condizione, associarmi al suo ricordo di coloro che, nell’ambito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – maestri, colleghi del Corpo docente, amici dell’Ateneo - sono rimasti vittime del Covid. E vorrei, in queste condizioni particolari, manifestare l’apprezzamento all’Università per avere mantenuto la sua funzionalità, attenuando così le restrizioni e le privazioni che gli studenti hanno subito durante questa lunga emergenza.
Siamo a un secolo dalla fondazione dell’Ateneo, da quando è sorto dalla volontà di quelle grandi figure che il Magnifico Rettore ha poc’anzi ricordato: l’ideatore Giuseppe Toniolo, Padre Gemelli con la sua visione e la sua grande e inarrestabile forza realizzatrice, ed Ernesto Lombardo, una singolare e straordinaria figura di imprenditore che ha compreso l’importanza del progetto e ne ha reso possibile l’avvio. E poi: Armida Barelli, Vico Necchi, Monsignor Olgiati.
Da quel momento il contributo che la vostra Università ha recato e continua a recare al nostro Paese per la sua vita e la sua crescita è stato di grande rilievo e si è espresso nei tanti momenti che il nostro Paese ha attraversato.
Vorrei riprendere il suo ricordo del grande contributo che all’Assemblea costituente è stato fornito da docenti o da laureati per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Questo contributo alla vita della nostra comunità nazionale - che è stato espresso e continua a esprimersi con i suoi specifici caratteri e valori dall’Università Cattolica dal Sacro Cuore - ha manifestato il senso di comunità che il nostro Paese ha ribadito nella sua fondamentale importanza, con forza, durante l’emergenza della pandemia che ci ha ricordato come ciascuno di noi dipenda fortemente da tutti gli altri.
Quella sensibilità si è espressa in maniera particolarmente importante nell’opera del Policlinico Gemelli, nell’impegno che, dai docenti più noti ai giovanissimi specializzandi, agli infermieri, è stato spiegato in questa emergenza. Tutto questo rientra in quella che potremmo chiamare la missione sociale e civile (il Magnifico Rettore ne ha fatto cenno nella sua relazione così densa di riflessioni e di sollecitazioni a riflettere in maniera profonda), cioè tutte le realtà e le presenze che nel nostro Paese contribuiscono, con qualunque segno e ispirazione, al bene comune. Particolarmente quelle che essendo orientate alla formazione - come ha detto il Magnifico Rettore – dell’homo civicus, creano, danno un’impronta al futuro del nostro Paese, rammentando che questi caratteri dell’homo civicus sono italiani ed europei, mantenendo quell’apertura che ha sempre contrassegnato questo Ateneo.
Questo contributo di orientamento è manifestato dagli oltre trecentomila laureati e diplomati, dai quarantacinquemila studenti che oggi frequentano l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Vorrei aggiungere, se mi è consentito, riprendendo un’esortazione di Monsignor Delpini, che questa formazione non può che ispirarsi a quella che il Presidente del Toniolo ha evocato con il termine di ‘inquietudine’. Con gli avvertimenti, i caveat, le esortazioni che l’Arcivescovo ha affiancato a questa evocazione di inquietudine.
Io credo, in realtà, che questa inquietudine, questa condizione di sentirsi cittadini nel mondo, ma al contempo pellegrini al suo interno, sia in realtà comune a tutti in qualche modo, qualunque siano le convinzioni che vi vengono professate. Perché in fondo riflette quel senso di incompiutezza che accompagna la condizione umana, che induce costantemente a pensare oltre, a cercare costantemente nuove esperienze e nuove conoscenze da parte di chi avverte questo senso e questa sollecitazione. È un senso di non appagamento che in realtà è alla base anche di ogni sforzo di ricerca, di ricerca scientifica in ogni campo. È questo il carattere che rende attrattivi gli atenei e rende preziosa la loro azione nel nostro Paese, fondamentale per il suo presente e per il suo futuro.
Vorrei richiamare delle parole ben note, di straordinaria importanza, di Padre Gemelli: per essere educatori occorre dar credito ai giovani, a quei giovani che nel succedersi delle generazioni mantengono sempre giovane un ateneo, quale che sia la sua anzianità di fondazione.
Grazie dell’invito, Magnifico Rettore. Auguri e buon Anno accademico.
(Credits: foto Ufficio Stampa Presidenza della Repubblica)