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Monsignor Mario Delpini: «Grati ai maestri e attenti ai semplici»

08 settembre 2021

Monsignor Mario Delpini: «Grati ai maestri e attenti ai semplici»

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La “proposta” indirizzata alla diocesi di Milano per l’anno 2021/22 che l’arcivescovo Mario Delpini presenta l’8 settembre, in occasione della Messa in Duomo per la Natività della Beata Vergine Maria, in cui avviene tradizionalmente l’apertura dell’anno pastorale, già nel titolo contiene in sintesi le indicazioni del vescovo per il cammino diocesano dei prossimi mesi: Unita, libera, lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa (Centro Ambrosiano).

Il testo, che offre spunti di riflessione tratti dai capitoli 13-17 del Vangelo di Giovanni, in cui Gesù dialoga con i discepoli prima della Passione, e indicazioni più concrete per la comunità ecclesiale nelle sue articolazioni, contiene anche “percorsi di sapienza” rilevanti per il mondo dell’Università: imparare a pregare, a pensare, a sperare oltre la morte, a prendersi cura.

Proprio sul prendersi cura l’arcivescovo «apprezzando le molte forme di solidarietà che in tanti ambiti professionali ed ecclesiali sono sovrabbondate, fino all’eroismo» esorta a «mettere a frutto quello che si è sperimentato sull’importanza del prendersi cura della persona e non solo dell’incremento tecnico e scientifico della cura». La persona rappresenta un criterio fondamentale per il mondo della ricerca e per promuovere il benessere psico-fisico dell’uomo.

Un articolo di

Agostino Picicco

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Commentando il dialogo di Gesù con i discepoli, l’arcivescovo descrive l’amicizia con Gesù che «non può essere banalizzata a una facile familiarità, a uno stare in compagnia per cui bastino la simpatia e l’affetto. La sequela offre la grazia e l’imperativo a pensare e vivere ogni cosa in modo nuovo, come persone che sono nate di nuovo, rinate dall’alto: l’adorazione a Dio, i rapporti entro la comunità, la dialettica con il mondo, il tempo, lo spazio, la vita, la morte». E precisa: «Quindi la modestia che continua ad ascoltare, il desiderio che suscita le domande, la docilità che si affida anche se non capisce tutto sono gli atteggiamenti che ci mantengono nello stile del discepolo disponibile a lasciarsi condurre oltre i pregiudizi per conoscere tutta la verità. La modestia e la docilità predispongono a imparare e rendono prudenti nell’insegnare, grati ai maestri e attenti anche ai semplici, più autocritici che critici, più inclini allo stupore che perentori nei giudizi». Modestia e docilità sono due caratteristiche dello studente, ma anche del docente, che richiedono prudenza nell’insegnamento, gratitudine verso chi trasmette scienza e sapienza, attenzione verso tutti in particolare ai “semplici”.

Difficoltà e tentazioni non mancano. L’arcivescovo le individua chiaramente: «Le tentazioni di protagonismo, di rivalità, di invidia, di scarsa stima vicendevole sono sempre presenti e seducenti. Ci sono stati tempi di confronti aspri, di polemiche e divisioni anche nella nostra Chiesa». Ma questo non porta alla malinconia o all’abbandono dell’impegno attivo. In altro passo della lettera pastorale, sulla scorta del magistero di papa Francesco, monsignor Delpini, invita a fare festa e ne offre le coordinate: «L’arte di fare festa richiede un’esperienza spirituale intensa, un’appartenenza culturale per animare linguaggi, musiche, segni che esprimano la gioia e la rendano evento del villaggio, fecondità nella trasmissione del patrimonio alle giovani generazioni e insieme protagonismo dei bambini nel contagiare adulti e anziani». Non è chi non veda il ruolo dell’Università nel rendere quell’appartenenza culturale che anima i linguaggi ed è feconda nella trasmissione di un patrimonio valoriale alle giovani generazioni.

Un’opera in cui non si è da soli: «Intercedono per noi i nostri santi, perché noi viviamo nella comunione dei santi. Celebreremo, a Dio piacendo, la beatificazione di Armida Barelli e di don Mario Ciceri. Personalità così diverse, a cui rivolgiamo la stessa preghiera perché tutti i discepoli vivano la loro vita come risposta alla vocazione che Dio rivolge a partecipare della sua stessa vita, in ogni forma storica e in ogni stato di vita che lo Spirito fa fiorire nella santa Chiesa di Dio». Significativo quest’ultimo richiamo ad Armida Barelli, cofondatrice dell’Università Cattolica, che presto potremo onorare con il titolo di “beata”.

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