Il telefono squilla nella tasca della giacca, è Giovanni Malagò. «Giovanni, sono molto impegnato, sto parlando con tanti giovani che hanno voglia di fare cose importanti». Luca Cordero di Montezemolo scherza e sorride con il presidente del Coni, poi torna rapidamente dai suoi interlocutori, gli studenti del liceo scientifico e linguistico Guglielmo Marconi di Milano. È ospite del Programma di Educazione alle Scienze economiche e sociali (Peses) dell’Università Cattolica, ideato e diretto da Carlo Cottarelli, per il quale sono già aperte le iscrizioni al secondo anno del programma dopo il grande successo della prima edizione.
«Una delle cose più importanti che ho sempre cercato di perseguire nella mia vita è mettermi nei panni delle persone» racconta l’avvocato Montezemolo. «Se io fossi in voi, cosa mi aspetterei da chi ha avuto la fortuna di fare molti mestieri e di coronare molti dei sogni che aveva quando aveva la vostra età? La risposta è che noi adulti dobbiamo fare di tutto perché vinca chi merita, chi ha più resistenza e più voglia, come in una gara. Al liceo non ero uno studente particolarmente bravo, soprattutto in matematica. Poi ho studiato Giurisprudenza, mi sono laureato con 110 e lode e ho vinto una borsa di studio per andare negli Stati Uniti».
Alla Columbia University di New York si specializzò in Diritto Commerciale internazionale. Voleva fare l’avvocato d’affari internazionali, occuparsi di grandi gruppi. «Mentre facevo l’università, però, ho corso molte gare di rally. Quindi fui invitato in radio alla trasmissione “Chiamate Roma 3131”. Enzo Ferrari stava ascoltando la trasmissione, chiamò e chiese chi fossi. Mi invitò a casa sua, ma in quel momento stavo partendo per l’America. Quando tornai in Italia per le vacanze, andai a trovarlo. E incominciai a lavorare con lui a Maranello».
Con il Cavallino Rampante Montezemolo vinse il Campionato mondiale costruttori di Formula 1 per tre anni di seguito, dal 1975 al 1977, e due campionati mondiali piloti con Niki Lauda. Al suo ritorno alla Rossa, prima come presidente e poi come amministratore delegato, firmò l’era più vincente nella storia della Ferrari. Un solo nome su tutti: Michael Schumacher, non solo il pilota più vincente nella storia della Formula 1, insieme a Lewis Hamilton, ma il primo capace di sviluppare la monoposto come sapeva fare Lauda. «Ho avuto l’onore di aver vinto 19 campionati del mondo di Formula1» racconta Montezemolo. «Dietro a questo risultato ci sono molte cose. Ma in fondo in F1 ho imparato tre cose: avere chiaro chi fa che cosa, saper lavorare bene in squadra e, soprattutto, come mi ha insegnato Enzo Ferrari, lavorare duro soprattutto quando le cose vanno bene, non sentirsi mai “arrivati”».
Tra le aziende e i progetti che Montezemolo ricorda con maggiore intensità, ci sono Cinzano, Azzurra, l’imbarcazione per cui fu responsabile dell'organizzazione della partecipazione all’America's Cup di vela, Acqua di Parma, Italo e Itabus, ma anche Telethon, la fondazione della quale è presidente del Consiglio di Amministrazione. «La cosa più importante per un imprenditore è circondarsi di persone più brave di lui. Quella di Italo, insieme ai 23 anni trascorsi alla Ferrari, è l’esperienza che più mi ha gratificato nella mia vita lavorativa». Perché «con una buona idea e partendo da zero, da un “foglio bianco”, con convinzione e passione e andando a cercare le risorse necessarie» ha potuto realizzare «un’impresa che ora fa viaggiare fino a 23 milioni di passeggeri».
«L’opportunità di partecipare al Programma Peses dell’Università Cattolica ci è sembrata da subito molto interessante» commenta Giovanna Viganò, dirigente scolastico del Guglielmo Marconi, per il quale hanno partecipato all’incontro nell’aula magna dell’istituto le classi terze, quarte e quinte del liceo scientifico e di quello linguistico. «Trovo che sia un’occasione unica per incontrare un personaggio che possa davvero stimolare e ispirare i nostri studenti, per questo motivo ringrazio davvero l’Università Cattolica».
Tra i ricordi da studente, Montezemolo non ha dubbi. «La cosa che più mi è servita è l’esperienza di vita internazionale. Se potete, fatelo!» dice agli studenti, che gli pongono numerose domande come suggerisce il format di Peses. Lui risponde che «l’importante è mettere in condizione i giovani di realizzare sogni, progetti, idee». Perché «chi è bravo viene fuori». E aggiunge: «Alla vostra età non è importante sapere già cosa vorrete fare da grandi, ma avere veramente chiaro dove volete arrivare, sempre con la voglia di non mollare. Vi auguro con tutto il cuore di poter realizzare i vostri sogni, ma sappiate che i sogni non arrivano dal cielo. Si realizzano grazie al vostro lavoro».