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«Ogni giorno vedo l'amore nella sofferenza»

12 maggio 2021

«Ogni giorno vedo l'amore nella sofferenza»

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«Grazie al mio lavoro, ogni giorno vedo l’amore che si sprigiona nella sofferenza».

Parla del “mistero dell’amore che si dona” Cristina Cerri, giovane infermiera del Centro di Cure Palliative Villa Speranza, struttura accreditata con il Servizio Sanitario Regionale e punto di riferimento nel settore che si avvale del supporto scientifico e della collaborazione tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.

Dopo la laurea in Scienze Infermieristiche, conseguita nel 2017 presso l’Università Cattolica e successivamente a un periodo di formazione professionale e umana tra le corsie del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, nell’ottobre del 2019 Cristina è entrata a far parte dell’équipe di Villa Speranza. «La malattia spesso porta con sé tanto dolore, sia in chi lo vive in prima persona sia nelle persone care” afferma, “ma nonostante questo rimane ineliminabile il reciproco riconoscersi e offrirsi come dono. Quando si ha a che fare con una patologia inguaribile, le terapie curative si fermano, si fa spazio a terapie sintomatiche e a volte anche queste trovano degli ostacoli, ma c'è una terapia che non può mai venire meno: la relazione di cura».

Ogni giorno, sono 19 gli infermieri di Villa Speranza che si recano nelle case dei pazienti per assisterli e prendersi cura di loro.

Per celebrare la Giornata Mondiale dell’Infermiere, che ricorre ogni 12 maggio (data in cui è nata Florence Nightingale, madre dell’infermieristica moderna) abbiamo chiesto a Cristina di raccontarci il suo lavoro, che cosa significhi per lei e quali siano le sfide che si trova ad affrontare.

«Mi piace partire da un episodio che ricordo con grande tenerezza – afferma Cristina - era una mattina di gennaio quando, appena uscita da Villa Speranza per cominciare il giro di visite, ho avuto un piccolo incidente con l’auto. Sono arrivata un po’ in ritardo dal primo paziente, Anacleto, una persona magnifica con cui si era instaurato un rapporto di stima e confidenza. Anacleto mi conosceva molto bene e aveva intuito che ci fosse qualcosa di strano. Quando gli ho raccontato l’accaduto, ancora spaventata, lui mi ha detto: ‘Cristina, se mai io vincessi alla lotteria ti farei smettere di lavorare, così potresti stare sempre qui con me e non saresti mai in pericolo’».

Cristina sorride, commossa, nel ricordare la spontaneità di Anacleto, il suo affetto sincero. «Come lui ci sono tantissimi pazienti che manifestano una sensibilità e un’attenzione incredibili che, ovviamente, noi amiamo ricambiare», dice.

Nei suoi pazienti, Cristina vede la vita che esplode e sintetizza ciò che esperisce nel suo lavoro con l’immagine del Crocifisso Glorioso, in cui l’amore, nel momento più difficile, si manifesta in tutta la sua forza.

Capita spesso che le persone non comprendano appieno le ragioni per cui Cristina abbia scelto di diventare un’infermiera in cure palliative, ma dalle sue parole emerge come tutto questo abbia a che fare con la vita, più che con la malattia. «Sebbene non sia facile, a volte – conclude Cerri – io vivo l’affetto, la gioia. Il dolore mi è tolto, perché ciò che ricevo in dono è infinitamente più grande».

La Facoltà di Medicina e chirurgia dell'Università Cattolica offre un corso di laurea triennale in Infermieristica attivo nel campus di Roma dell'Ateneo e, nella città di Roma, presso l'Istituto "Figlie di San Camillo” e l'azienda ospedaliera "San Filippo Neri”, e nelle sedi convenzionate in tutta Italia (Potenza, Villa D'Agri, Torino, Brescia e Campobasso) e un corso di laurea magistrale in Scienze infermieristiche nel Campus di Roma e presso l'ospedale Cottolengo di Torino.

Il Centro di Cure Palliative Villa Speranza è una struttura di proprietà dalla Società Benefit Gemelli Medical Center S.p.A., il cui azionista principale è l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Villa Speranza fornisce supporto e assistenza con cure palliative ai pazienti che si trovano nell’ultima fase della malattia, per migliorare la loro qualità di vita, non solo con terapie che tengano sotto controllo il dolore e gli altri sintomi che li affliggono – fisici, psicologici e spirituali – ma anche adoperandosi per sostenere le loro famiglie nell’affrontare le molte difficoltà pratiche ed emotive che caratterizzano il percorso della malattia.

Partita nella fase sperimentale con 11 posti per degenti e 6 per il famigliare accompagnatore, oggi Villa Speranza dispone di 30 posti letto in regime di ricovero residenziale e 120 posti letto in regime di presa in carico domiciliare, entrambe le tipologie di assistenza sono svolte da équipe specializzate sia nel sostegno al paziente che a quello della sua famiglia.

Un articolo di

Camilla Olivieri

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