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Olocausto: l'incredulità nel male

23 gennaio 2023

Olocausto: l'incredulità nel male

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"Sulla consolazione" di Michael Ignatieff è una raccolta di ritratti dedicati ciascuno a un personaggio che, trovandosi in condizione estreme, si è rivolto alle tradizioni che aveva ereditato per cercare consolazione: dagli autori dei Salmi, passando per Cicerone e Hume, fino ad arrivare agli eroi della testimonianza civile, come Anna Achmatova o Primo Levi. In occasione della Giornata della Memoria condividiamo, da Vita e Pensiero, una parte del capitolo dedicato a quest'ultimo.


Levi visse abbastanza a lungo da veder morire molti dei suoi compagni sopravvissuti, e l’Olocausto trasformarsi lentamente da memoria vissuta a fatto storico, per poi diventare, in modo più inquietante, un mito. Lui non si risparmiò nella lotta contro lo tsunami dell’amnesia e della distorsione volontaria. Rispose alle lettere dei tedeschi che gli scrivevano commenti ignoranti o pieni di autoinganno ai suoi libri; andò nelle scuole e imparò ad ascoltare pazientemente i bambini che gli chiedevano, con voce sommessa, perché non fosse riuscito a scappare.

Un ragazzino non riusciva a credere che fuggire fosse impossibile, così Levi gli disegnò una mappa del campo, segnando il filo spinato e i posti di guardia. Il bambino non era ancora convinto. «È così che avrebbe dovuto fare», disse, e con pochi energici tratti e frecce cercò di mostrarglielo. In questo, e in molti altri incontri, il testimone Levi dovette scontrarsi con l’incredulità nel male che è la principale illusione delle vite felici.

Disprezzava il kitsch morale che trasformava in eroi tutti i sopravvissuti all’Olocausto. Sapeva che le cose stavano diversamente. Aveva descritto la «zona grigia», l’ambiguo mondo di compromessi che abitava in qualità di scienziato risparmiato dai forni crematori in virtù delle sue conoscenze tecniche. Ammise perfino che il suo anno ad Auschwitz era stato quello in cui si era sentito più intensamente vivo. Vedeva la propria sopravvivenza come un privilegio del quale si vergognava. Si convinse che i migliori fossero morti, mentre i peggiori erano stati salvati. Lottò con la vergogna dal primo momento del suo rilascio, quel giorno di gennaio 1945, quando i soldati russi a cavallo attraversarono il recinto, entrarono nel campo e si imbatterono in uomini emaciati, vestiti in uniformi a righe ridotte a stracci, che morivano nella neve sudicia. Levi vide un profondo imbarazzo negli occhi dei suoi soccorritori, come se non volessero riconoscere che anche quei prigionieri erano uomini.


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Michael Ignatieff è direttore del Carr Center for Human Rights Policy alla Kennedy School of Government dell’Università di Harvard, storico e autorevole commentatore politico nel campo degli affari internazionali. È stato anche leader del partito liberale canadese. I suoi articoli compaiono regolarmente sulle pagine di «Repubblica» e diverse sue opere sono state tradotte e pubblicate in Italia.

Testo di

Micheal Ignatieff

Micheal Ignatieff

Direttore Carr Center for Human Rights Policy - Kennedy School of Government, Università di Harvard

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