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Tre docenti dell’Università Cattolica tra le #100esperte per lo sport

18 maggio 2023

Tre docenti dell’Università Cattolica tra le #100esperte per lo sport

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Se è vero che lo sport è un mondo che ancora oggi parla spesso solo al maschile, è ancor più evidente che siano tantissime le professioniste che infondono quotidianamente linfa vitale al settore, non solo nello sport praticato ma anche nel management, negli staff tecnici, nella comunicazione e in tutte le altre aree che permettono allo sport di continuare a essere «una possibile fonte di miglioramento interiore», per dirla con Pierre De Coubertin, padre delle Olimpiadi moderne.

Per questo motivo il progetto #100esperte per lo sport, promosso dall’Associazione Gi.U.Li.A, dall’Osservatorio di Pavia e dalla Fondazione Bracco, vuole dare voce all’expertise femminile in ambito sportivo. «In un momento particolarmente felice per lo sport azzurro, grazie anche alle tante medaglie femminili e con uno sguardo rivolto ai Giochi olimpici e paralimpici di Milano-Cortina 2026, il progetto #100esperte si arricchisce del settore sport», dicono gli organizzatori. «La nuova banca dati raccoglie profili di professioniste provenienti dal mondo accademico, delle istituzioni sportive, delle associazioni, delle federazioni ed ex atlete».

Tra loro, anche tre docenti dell’Università Cattolica, che ben rappresentano la multidisciplinarietà dell’ateneo a servizio anche del settore sportivo. «La comunicazione dello sport non è solo una tecnica», spiega Paola Abbiezzi, direttrice didattica del master Comunicare lo Sport. «Piuttosto, comunicare lo sport significa diffondere un insieme di valori, perché lo sport stesso è uno strumento di comunicazione delle contraddizioni della nostra società. Così emerge che, a fronte di una rappresentanza femminile quasi alla pari rispetto agli uomini nella pratica sportiva, la copertura mediatica dello sport al femminile si attesti al 4%». Secondo Abbiezzi, poi, attraverso lo sport è possibile «uscire dal perimetro della ricerca e della formazione ed essere motore attivo per la realizzazione di progetti, autentico compito della Terza missione dell’università. È dunque una grande responsabilità formare figure professionali competenti in grado realizzare un vero cambio culturale».

Per la presentazione del progetto anche Chiara D’Angelo è presente nell’auditorium della Torre Allianz di Milano, l’edificio più alto d’Italia progettato da Arata Isozaki e Andrea Maffei, sede del Comitato organizzatore di Milano-Cortina 2026. «Guardare, parlare e analizzare lo sport con uno sguardo femminile è sempre più importante», racconta la docente, coordinatrice didattica del master sportivo più longevo dell’Università Cattolica, Sport e intervento psicosociale, e coordinatrice del programma Dual Career dell’ateneo rivolto agli studenti-atleti. «Per questo motivo nasce #100esperte per lo sport: temi di valenza psicologica come le carriere delle atlete e le loro specificità oppure le competenze di management delle donne nelle istituzioni sportive risuonano forti e chiari. C’è bisogno di diffonderle e renderle salienti anche attraverso i media, al pari delle tante medaglie che lo sport femminile porta al nostro Paese».

L’approccio multidisciplinare è una delle forze dell’Università Cattolica. Così anche nell’ambito sportivo è stato possibile ritrovare tre docenti, esperte nei propri ambiti di ricerca: la Comunicazione, la Psicologia e le Scienze motorie. «Lo sport non deve essere visto solo come agonismo», spiega infine Christel Galvani, responsabile del Laboratorio di Scienze dell’esercizio fisico e dello sport dell’ateneo. «L’esercizio sportivo può anche essere utilizzato per interventi volti al miglioramento della sola salute delle donne. Occorre identificare quale sia la pratica sportiva corretta per il proprio benessere, soprattutto in alcune fasi sensibili della vita della donna, come la tarda adolescenza, la gravidanza, il post-partum o la menopausa. Inoltre, lo sport può essere anche considerato una terapia che permette alla donna affetta da determinate patologie, come l’osteoporosi o il tumore al seno, non solo di migliorare la sua forma fisica ma anche di riconciliarsi con il proprio corpo, costruendo una nuova fiducia in sé stessa».
 

Un articolo di

Francesco Berlucchi

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