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Pasinetti, studioso controcorrente perché sempre originale

01 febbraio 2023

Pasinetti, studioso controcorrente perché sempre originale

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Ho conosciuto Luigi Pasinetti nel 1984 quando ho seguito il suo corso di Analisi economica al mio terzo anno di università: sono rimasto subito affascinato dal modo con cui ci faceva penetrare nelle teorie economiche e nella comprensione delle relazioni economiche del mondo in cui viviamo. In poche parole, era in grado di condensare concetti complessi, smontarli, criticarli e ricostruirne di nuovi, che ci mostrava essere più adeguati per capire il mondo in cui viviamo. Tutto il suo insegnamento e la sua ricerca hanno sempre cercato di mostrare come l’uomo, con il suo lavoro, la sua intelligenza e la sua abilità sia il centro intorno al quale tutta l’economia si sviluppa.

Oltre al rigore con cui si accostava al suo lavoro ricordo il rigore e la serietà con cui si accostava alla conoscenza del mondo che lo circondava: dalla politica alla attualità, dalla scienza. Leggeva molto, sottolineava le parti importanti, come se stesse studiando: poteva essere un articolo sull’Economist o un saggio sulla religione. Un ambito fondamentale era infatti costituito dalla sua fede, che viveva in maniera discreta ma autentica e senza divisioni artificiose: il punto di vista dal quale affacciarsi sul mondo.

Da diversi anni stava lavorando al suo ultimo libro, nato da un’idea di un collega, Angelo Reati, che gli aveva suggerito di raccogliere in un volume tutti i suoi saggi riguardanti la teoria del valore (quella parte della disciplina che studia le determinanti ultime dei rapporti di scambio fra le merci). Pasinetti ha lavorato alacremente e in maniera meticolosa per legare fra loro questi saggi, in maniera tale che formassero un lavoro coerente. Ne discuteva con tutti coloro che si mostravano interessati, in particolare con i suoi due allievi più giovani, Nadia Garbellini e Ariel L. Wirkierman, con i quali ha esaminato parola per parola tutto il testo. Ne è uscita una nuova opera, dal titolo A Labour Theory of Value, che speriamo venga presto pubblicata.

È stato uno studioso che si è sempre mosso in maniera autonoma, spesso contro corrente rispetto al pensiero dominante, non per partito preso ma per una sua naturale originalità. Si è trovato a polemizzare con i più noti studiosi di economia a lui contemporanei (Modigliani, Samuelson, Solow, ecc.) ottenendo però da essi sempre grande stima e considerazione. Si è trovato a mettere in dubbio la fondatezza dei parametri di Maastricht in tempi non sospetti, nel 1997, quando pochi economisti avrebbero osato mettere in dubbio l’opportunità della loro introduzione. Sorprendeva la naturalezza e la semplicità delle argomentazioni con cui riusciva a trattare questioni complesse.

Personalmente ero legato a lui da un rapporto di oltre 30 anni: un maestro di vita prima ancora che di scienza. Lo incontravo quasi tutti i giorni quando lui arrivava in Dipartimento, non dopo essere passato dalla Cappella del nostro Ateneo. Quando poteva arrivava in bicicletta, si fermava spesso a pranzo nella mensa e in quelle occasioni abbiamo parlato di tutto: dall’economia alla politica, alla famiglia, ai suoi nipoti e alle mie figlie. Negli ultimi anni viveva a Varese, mia città natale, e ogni tanto riuscivo ad andarlo a trovare. Per lui rimarrà in me una gratitudine immensa: è stato una delle figure che più hanno influenzato e indirizzato la mia vita professionale e personale.

 

Un articolo di

Enrico Bellino

Enrico Bellino

Docente di Economia politica | Facoltà di Economia e Giurisprudenza

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