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Protagoniste nel mondo nel segno della Cattolica

23 marzo 2023

Protagoniste nel mondo nel segno della Cattolica

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Un Ateneo che trasmette conoscenza, garantendo una formazione eccellente, stimolando interessi e favorendo l’incontro con l’altro. E’ stata tutto questo l’Università Cattolica per Rosy Colombo, Leonor Crisostomo e Giovanna Maria Fagnani. Tre donne che nelle aule di Largo Gemelli hanno trovato la proposta formativa che al meglio corrispondeva ai loro interessi e ai loro desideri. A questo si aggiunge il ricordo comune di docenti eccellenti e di esperienze di studio e di vita importanti.

Una testimonianza a tre voci che riflette l’orgoglio di sentirsi parte della grande Community Alumni


Configurare scenari, intraprendere azioni e percorsi, realizzare obiettivi; guardando sempre con fiducia al futuro, assumendoci le nostre responsabilità e facendo la nostra parte per il bene della società.

E’ questo sostanzialmente il bagaglio culturale che sta alla base dalla formazione ricevuta nelle aule dell’Università Cattolica da Giovanna Maria Fagnani, Leonor Crisostomo e Rosy Colombo. Una formazione che è stata un punto fermo da cui si sono sviluppati i differenti percorsi professionali e di vita di zia Rosy, di sua figlia Leonor e di sua nipote Giovanna Maria. 

Ad accomunare queste differenti esperienze è l’aver scelto la Cattolica perché lì - nell’offerta formativa proposta dall’Ateneo - avevano proprio trovato ciò che al meglio corrispondeva ai loro interessi e ai loro desideri. E’ stato così infatti per Giovanna Maria, oggi giornalista professionista (scrive per il Corriere della Sera), che coltivando - fin dai tempi del liceo classico - interesse per le lingue moderne e già allora la passione per il giornalismo, scoprì proprio nella Facoltà di Lingue e Letterature straniere della Cattolica un nuovo e innovativo indirizzo di studio: Lingue con specializzazione in teoria della comunicazione. 

In virtù di questo binomio perfetto, che univa i suoi ambiti di interesse maggiore, Giovanna Maria ha vissuto pienamente i suoi anni di studi universitari in Largo Gemelli: "Mi piaceva moltissimo andare a lezione, fare esercitazioni nei laboratori di lingue, fermarmi a studiare in biblioteca e, quando potevo, partecipare ai convegni organizzati in università, così come seguire la cerimonia di apertura dell’anno accademico in Aula Magna”.

Di gran valore per lei sono stati anche gli esami obbligatori di Teologia riprova infatti che in Cattolica lo studio era concepito non solo come apprendimento ma come arricchimento e crescita personale. “Di primo acchito, come tanti studenti, non mi interessavano e non ero contenta di doverli sostenere. Invece successivamente li ho rivalutati, questi corsi affrontano e approfondiscono tematiche che nella vita rischi di non incontrare mai” afferma l’alumna Giovanna Maria che in particolare ricorda quanto apprezzò il corso di Teologia del secondo anno – tenuto da Don Bruno Maggioni – dedicato al Padre Nostro. Tra i ricordi speciali legati ai suoi anni da studentessa universitaria della Cattolica, cita in particolare due suoi professori – Geoffrey Hastings e Annalisa Carlotti - che con le loro lezioni sapevano appassionare, incuriosire, stimolare. “Hastings, docente di Letteratura inglese, quell’anno teneva un corso monografico sulle tragedie: Otello, Macbeth e Re Lear. Le leggeva ad alta voce, commentandole. Al corso eravamo iscritti in centinaia, ma di fatto a lezione ci si ritrovava in una ventina, tanti ritenevano inutile andare a una lezione dove “il prof. legge e basta. Io in realtà ho sempre pensato che mai nella vita mi sarebbe ricapitato di sentire leggere e declamare Shakespeare” racconta l’alumna, rievocando come poi proprio all’esame il professore le chiese i primi versi dell’Otello – Tush, never tell me! – che lei ricordava proprio perché lui li aveva letti ad alta voce. 

Alla professoressa Carlotti - che è stata relatrice della sua tesi di laurea intitolata La guerra per le isole Falklands nelle pagine di alcuni quotidiani inglesi coevi e del Corriere della sera – Giovanna Maria deve l’opportunità di avere potuto incontrare e ascoltare, durante le ore del corso di Storia del giornalismo, personaggi del calibro di Indro Montanelli, Enzo Biagi, Oreste del Buono e del mondo della tv come Fabio Fazio e Cristina Parodi: “I loro racconti mi hanno convinto sempre più a tentare la loro strada. Oggi alcuni ex compagni di corso della Cattolica sono diventati miei colleghi, oppure lavorano in altre testate o uffici stampa”.

E proprio per lavoro, per raccontare sulle pagine del Corriere qualche evento di prestigio organizzato in Cattolica, l’alumna Giovanna Maria ritorna spesso tra i chiostri bramanteschi dell’Ateneo e ogni volta, confessa, che prova nostalgia e gratitudine: “Mi piace fermarmi a guardare gli studenti nelle aule che ascoltano e prendano appunti sui pc portatili. Tornando indietro, penso che avrei potuto vivere ancora più intensamente la mia esperienza universitaria”. 

 

Un’esperienza che lei ha sempre consigliato ad amici, conoscenti e parenti, come è stato per sua cugina Leonor che nel campus milanese dell’Università Cattolica ha conseguito il master di primo livello in Interventi relazionali in contesti di emergenza afferente alla Facoltà di Psicologia. “Avevo terminato da un anno il corso post laurea in carriera diplomatica ed internazionale all’Istituto universitario di studi europei di Torino e mia cugina, che studiava in Cattolica e sapeva del mio interesse per il settore umanitario, mi parlò del master coordinato dal professor Fabio Sbattella” racconta Leonor, sottolineando come il master fosse  finalizzato “a formare una figura professionale che coadiuvasse il coordinamento degli interventi di emergenza, facilitando il dialogo e la comunicazione tra figure appartenenti a diversi enti, con professionalità diverse”.

Una sfida e una finalità quella del master che rispecchiava proprio quello che da sempre affascinava Leonor: “in un sistema sempre più interconnesso a tutti i livelli, valorizzare la diversità e riuscire a mettere insieme persone con background culturali e professionali differenti, in modo che possano divenire, in tempi rapidi, team efficaci ed uniti, proprio grazie alla loro complementarità”. Un master che ha soddisfatto pienamente le aspettative di Leonor che sottolinea come “sia gli interventi di esperti del settore, sia il tirocinio internazionale in Kenya abbiano fornito un’opportunità formativa che è andata ben oltre quello che ci si poteva aspettare da un Master alla sua prima edizione”.

Un master che è stato veramente illuminante per definire il modus operandi e l’approccio poi adottato nei diversi team con cui si è trovata a collaborare Leonor, oggi impegnata nel Comitato della Croce Rossa Internazionale, dopo aver lavorato per 8 anni con Terres des Hommes, organizzazione non governativa internazionale dedicata alla protezione dell’infanzia. Il suo primo intervento è stato tanti anni fa in Molise, con l'unità di crisi organizzata per il terremoto con Università Cattolica, da lì ha iniziato a viaggiare in tutto il mondo: Sri Lanka, sempre sotto la direzione tecnica del professor Sbattella, poi Palestina, Bangladesh, India, Filippine e infine Svizzera come responsabile regionale prima Asia e poi Africa.

Tra i suoi ultimi incarichi, emerge quello di coordinatore operativo regionale per l’emergenza dell’Ebola, con la Federazione Internazionale della Croce Rossa, per Congo, Uganda, Burundi, Ruanda, Sud Sudan e Repubblica Centrafricana; attualmente ha appena completato la missione in Sudan ed è in procinto di partire per la Nigeria. Una vita e un impegno sempre in prima linea in zone di crisi quello di Leonor, dove quanto appreso al master dell’Università Cattolica ha inciso profondamente: “Ancora adesso, a vent’anni di distanza, risuonano gli insegnamenti del professor Fabio Sbattella, oltre alle sue profonde competenze accademiche e il suo alto calibro umano. In particolare l’importanza e l’attenzione al benessere fisico mentale ed emotivo degli operatori umanitari: prima, durante e dopo l’emergenza. Di questo consiglio, ne ho fatto tesoro, sia a livello personale, sia nella gestione di ciascun componente di un team”. 

 

I preziosi insegnamenti ricevuti in Cattolica rivivono nelle parole di Leonor e si ritrovano anche in quelle di sua mamma, Rosy Colombo, che nel 1971 si è laureata in Pedagogia, alla Facoltà di Magistero dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Milano. Anche lei, che aveva fatto le magistrali, aveva trovato nell’Ateneo del Sacro Cuore – come è stato per sua figlia e per sua nipote Giovanna Maria  – il corso che rispondeva pienamente ai suoi interessi e desideri: “La laurea in Pedagogia offriva, rispetto a quella in Lettere, la possibilità di approfondire tematiche a me care come la filosofia, la storia e di dotarsi di strumenti teorici per l’insegnamento, quali didattica, psicologia dell’età evolutiva, pedagogia: l’uomo era ed è il centro del mio interesse. Tra gli esami complementari c’era Etnologia, tutto ciò che riguardava l’uomo nelle sue diverse declinazioni mi ha sempre affascinato”.

Se ripensa ai suoi studi in Largo Gemelli, Rosy rievoca “anni belli, impegnativi, dinamici. Anni che hanno stimolato la voglia di approfondire gli argomenti che più mi interessavano. Le giornate trascorrevano passando da una lezione all’altra, le ore di studio e di ricerca erano immerse in un clima di silenzio e di gran impegno. Al tempo si usava ancora il grembiule nero per le studentesse e io devo dire che mi sono ambientata poco alla volta alla vita universitaria. Il primo anno ero un po’ intimidita e riservata, poi via via ho conosciuto gente proveniente da tutta Italia e stretto amicizie con persone rimaste care nel tempo”.

“Persone con le quali – ricorda sempre l’alumna Rosy – ho condiviso molti momenti di studio e socialità. In quei gli anni in Cattolica ho imparato il valore e l’importanza della condivisione e mi sono avvicinata al mondo del volontariato di Cooperazione internazionale, da lì a poco sarei infatti partita come insegnante in quello che si definiva il terzo mondo”.

Avendo conosciuto poi Vicente, suo futuro marito, che da 10 anni era volontario nelle Missioni della Consolata in Mozambico - allora colonia del Portogallo - dove era missionaria anche sua sorella suor Dalmazia, Rosy aveva ben chiaro il suo progetto di vita: laurearsi, sposarsi e poi trasferirsi in Mozambico per insegnare come volontaria. E fu così che, accelerando i tempi e macinando un esame dopo l’altro, nel 1971 Rosy si laureò con il professor Guglielmo Guariglia, docente di Etnologia, discutendo una tesi intitolata Il mondo spirituale degli A-Macua del Niassa portoghese. “Venti giorni dopo la laurea, ho raggiunto la mia nuova patria e mi sono sposata. Sono rimasta in Mozambico per 5 anni, facendo la moglie, la mamma, l’insegnante per gli adulti in privato insieme ad altri volontari e poi, dopo l’indipendenza, nel pubblico fino a che non ci hanno chiesto di iscriverci alla Frelimo (il partito unico marxista) – racconta l’alumna -. Rientrati fortunosamente in Italia, liberi da ogni avere o denaro, ma sani e salvi, mio marito e io abbiamo iniziato una vita nuova e diversa, con i nostri tre figli da crescere”. 

Dai ricordi di Rosy emerge nitidamente quanto lei stessa afferma con le proprie parole: “la Cattolica è stata parte integrante della mia personalità”, il valore aggiunto di aver conseguito una laurea nell’Ateneo del Sacro Cuore l’alumna lo deve all’aver studiato “in un ambiente libero, dove ti muovevi in base ai tuoi interessi, dove ricevevi insegnamenti altrettanti liberi, talvolta con un taglio più cattolico, ma senza invadenza e con un chiaro intento dichiarato”. Fondamentali per Rosy in tutto questo i docenti che “hanno scandito il mio apprendimento ciascuno con la propria peculiarità, sia come insegnante, sia come persona. Mi hanno colpito e ho imparato tanto dai professori che affrontavano i temi con logica e proprietà, dando un metodo che permetteva di proseguire autonomamente”. In particolare da studentessa Rosy ha adorato “le lezioni su Manzoni, gli Eleatici e quelle che trattavano temi di psicologia dell’età evolutiva e di pedagogia improntata sulla persona, come il corso di Etnologia tenuto dal professor Guariglia che mi ha letteralmente aperto un mondo meraviglioso”. Per quanto riguarda gli esami, ognuno diverso per l’approccio e il metodo di studio da adottare, Rosy ricorda in particolare quello di Filosofia antica con il professor Giovanni Reale e quello di Pedagogia con il professor Aldo Agazzi. Ma un ricordo speciale l’alumna Rosy lo riserva per don Luigi Giussani, conosciuto in Gioventù Studentesca e ritrovato in università come docente di Morale: “Unico, grande dentro, umile, un vero formatore. Anche a lui devo le scelte di fondo della mia vita e prima ancora l’accettazione dei perché esistenziali...”

C’è un fil rouge che lega i ricordi e le testimonianze di Giovanna Maria, Leonor e Rosy ed è la consapevolezza di aver studiato in una università dove si è imparato tanto a livello di competenze, raggiungendo una formazione e una crescita personale completa, basata sull’importanza dell’aspetto umano e della considerazione che dietro ogni situazione e problematica ci sono sempre delle persone. Una formazione che è un chiaro motivo di orgoglio per tutti gli alumni dell’Università Cattolica; come ricorda Rosy raccontando che - quando con i genitori le capitava di essere in chiesa nella domenica in cui si celebra la Giornata universitaria dedicata all’Ateneo del Sacro Cuore – era solita scambiarsi uno sguardo di intesa con entrambi e sentirsi fiera e orgogliosa di esserci stata.

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

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