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Putin, la Russia e gli orrori della guerra. Esperti a confronto

25 marzo 2022

Putin, la Russia e gli orrori della guerra. Esperti a confronto

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Due campus, tre incontri, dieci relatori, un libro e tanti studenti, in presenza e da remoto, attenti e desiderosi di conoscere, approfondire, capire. A un mese dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia l’Università Cattolica ha dedicato l’intera giornata di mercoledì 23 marzo a tre momenti di riflessione e analisi sul conflitto in corso.

Ad aprire la giornata, nell’Aula Magna di largo Gemelli, è stata Mara Morini, autrice del libro “La Russia di Putin” (ed. Il Mulino). L’incontro, promosso da Polidemos - Centro per lo studio della democrazia e dei mutamenti politici, è stato introdotto dal professor Damiano Palano, direttore del Dipartimento di Scienze politiche: «La guerra – ha detto – non è solo uno scontro tra due paesi ma anche tra i regimi autocratici e democratici. Tuttavia, non dobbiamo commettere l’errore di contrapporli seguendo gli schemi della Guerra Fredda perché la Russia non è l’Urss e non rappresenta per il mondo quello che al tempo era l’Unione Sovietica. È necessario aggiornare le nostre categorie».

Un compito svolto grazie al contributo di Mara Morini, docente dell’Università di Genova e editorialista del quotidiano Domani, che ha ricordato il percorso intrapreso da Vladimir Putin in questi anni. «Con la legge sui partiti, il movimento dominante ha la possibilità, attraverso una fitta rete di vincoli procedurali e burocratici, di mantenere il controllo. Senza contare che il partito del Presidente, Russia Unita, è divenuta maggioranza assoluta grazie a brogli come accaduto nell’ultima tornata elettorale del 2021. Un potere estremamente centralizzato perché, con il pretesto della lotta al terrorismo interno, specie in Cecenia, Putin, grazie ad alcune modifiche para-costituzionali, ha tolto l’autonomia ai governatori delle varie repubbliche della federazione russa che lo avevano ottenuto da Eltsin».

Un articolo di

Luca Aprea

Luca Aprea

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Ma è possibile ipotizzare una destituzione di Putin? «Nel breve periodo difficile aspettarsi un colpo di stato, anche perché il presidente negli anni ha allestito un apparato di sicurezza personale molto sofisticato. In ogni caso un ipotetico nuovo leader, considerando le fazioni più potenti che stanno influenzando le politiche russe, non sarà molto più democratico di quello attuale. Il percorso post-Putin non sarà semplice da un punto di vista istituzionale perché presupporrebbe la creazione di un’assemblea costituente. Senza contare la questione culturale, i valori occidentali non vogliono essere seguiti perché considerati espressione di una società decadente».

«Fossi in Putin – ha detto intervenendo in merito il professor Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali e direttore Aseri - starei molto attento all’esercito, e mi riferisco ai generali di medio livello, quelli presenti sul campo, non ai vertici, ovviamente. Un aspetto che non va sottovalutato».

La Russia – ha aggiunto Parsi sempre analizzando l’aspetto strettamente militare - ha pianificato malamente la guerra predisponendo al 90% un esercito da occupazione e al 10% da combattimento (peraltro subito sconfitto). E che non stanno utilizzando truppe regolari lo si può notare da un particolare significativo, le scarpe dei soldati. Non sono tutte uguali come dovrebbe essere quando si schiera un esercito con mezzi e attrezzatura uniforme».

«Il tema cruciale – ha concluso Parsi - è il monopolio dell’informazione e l’utilizzo della violenza per imporlo. E fa riflettere quanto sia sofisticato il primo e arcaico il secondo. Per l'occidente la gestione dell'incompatibilità sarà decisiva nei rapporti futuri con Mosca».

Nel pomeriggio, il centro della discussione si è poi spostato a Brescia, dove la giornalista Antonella Napoli, autrice di inchieste e libri sulle aree di crisi di tutto il mondo, è stata la protagonista della lezione aperta “Territori di guerra: ricadute di sofferenza individuali, gruppali e collettive”

«Quello che è accaduto nel Darfur – ha detto ricordando le sue esperienze in prima linea in Africa - oggi si sta verificando in Ucraina dove sono stati registrati tantissimi stupri. E lo stupro nei conflitti è usato come un'arma. Mi auguro che stavolta ci sia uno scatto della comunità internazionale nel contrasto a questo crimine di guerra».

«La foto della bambina ucraina con il fucile e il lecca-lecca divenuta virale sui social e purtroppo pubblicata su gran parte dei quotidiani italiani in palese violazione della Carta di Treviso che tutela i minori - ha poi ricordato la Napoli - ci ricorda il triste fenomeno dei bambini-soldato. Al mondo sono oltre 300mila, e sono anche bambine, usate anche come schiave sessuali e dunque violate due volte».

A chiudere la lunga maratona di approfondimento sul conflitto il convegno “Perché tutto questo? Alle origini della guerra fratricida in Ucraina. Lingue, nazioni e storia”, moderato dalla professoressa Maurizia Calusio, docente di Lingua e letteratura russa della Cattolica. Ad aprire i lavori Michela Avellis, dottoranda dell’Ateneo, che analizzando la crisi da un punto di vista linguistico ha osservato che «addolora molto vedere la lingua come motivo di scontro perché nella realtà quotidiana questo non accade».

«La ricostruzione di Putin che sostiene che russi e ucraini sono un solo popolo è a dir poco immaginifica – ha detto nel suo intervento Cristiano Diddi, docente dell’Università di Salerno - ma si sa, è noto che i politici prendono dalla Storia solo ciò che gli fa comodo».

Dopo l’approfondimento del professor Patrick Sériot dell’Università di Losanna, che ha provato a sciogliere il nodo complesso tra lingua, linguistica, cultura e ideologia, ha concluso i lavori e la giornata il professor Adriano Dell’Asta, docente di Lingua e letteratura russa dell'Ateneo e già direttore dell'Istituto italiano di cultura a Mosca, che ha ricordato come «Putin è stato costretto a creare una nuova narrativa per giustificare il riconoscimento dell'indipendenza delle repubbliche del Donbass. Dalla cosiddetta operazione militare speciale si è passati a quella che a tutti gli effetti una vera e propria realtà alternativa...».

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