La guerra della Russia in Ucraina è solo «il pezzo di un puzzle», una piccola parte di una strategia più ampia che Mosca ha sviluppato in questi anni, senza che ce ne accorgessimo. L’obiettivo di questo piano è aggredire l’Europa, che dell’Occidente è la «vera culla», perché è qui che, un certo modello sociale, un certo stile di vita, continua a esistere e a essere attrattivo. Ed è questa anche una delle ragioni, per cui non dovremmo dimenticarci di questo scontro bellico, come abbiamo fatto con tutti quelli che lo hanno preceduto. È la tesi centrale del libro, "La guerra tiepida. Il conflitto ucraino e il futuro dei rapporti tra Russia e Occidente". Il volume, edito dalla university press della Luiss, è stato presentato agli studenti della Università Cattolica del Sacro Cuore lunedì 27 novembre nell’Aula Magna dell’Ateneo da Andrea Manciulli ed Enrico Casini, direttori rispettivamente delle relazioni istituzionali e della comunicazione della Fondazione Med-Or, tra i molti autori della pubblicazione. Ma la discussione sul testo è stata l’occasione per una riflessione più ampia sul nuovo assetto delle relazioni internazionali in un mondo ormai multipolare. Questo era, d’altra parte, proprio l’intento di Riccardo Redaelli, direttore del Centro di Ricerche sul Sistema Sud e il Mediterraneo allargato e ordinario di “Storia e istituzioni dell’Asia” alla Cattolica, che come da tradizione dell’Ateneo, ha voluto invitare a confrontarsi con gli studiosi un politico, impegnato nelle istituzioni, come Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa nel governo Draghi, attualmente presidente del Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir), il quale ha partecipato all’incontro, rendendosi poi disponibile a rispondere alle domande del pubblico.
A tracciare il disegno di insieme all’interno del quale collocare l’invasione della Russia in Ucraina è stato Manciulli per il quale il conflitto fa parte di una duplice offensiva militare e politico-culturale. Quella militare, secondo Manciulli, procederebbe a tenaglia e si svolgerebbe a Nord e a Sud del nostro continente. Comprende infatti, da un lato, la competizione per il controllo delle rotte nell’Artico, un mare «già oggi navigabile 8 mesi all’anno» e che con l’innalzamento delle temperature globali sarà completamente libero dai ghiacci in un futuro non molto lontano, diventando quindi ancora più strategico per i commerci internazionali tra Est e Ovest. Dall’altro lato, rientra in questa strategia militare, anche il contributo dei paramilitari russi della Wagner (un’agenzia solo «formalmente privata» ma di fatto alle dipendenze del Cremlino), nelle rivolte nei paesi a sud del Sahara e nel Sahel. Azioni che hanno portato in tre anni a ben otto colpi di stato in quella regione dell’Africa. Inoltre, questa tenaglia che strige l’Europa avrebbe, secondo gli autori del libro, anche un’«incudine ideologica» che sarebbe rappresentata dalle interferenze più o meno occulte sugli equilibri politici interni dell’Europa (e non solo) volte a rafforzare partiti populisti e ad indebolire le istituzioni democratiche. «Un’aggressione culturale», sottolinea Manciulli che «abbiamo sottovalutato».
«Senza questa visione d’insieme non si comprende la portata di questo conflitto che è destinato a riconfigurare lo scenario geopolitico internazionale», ha chiosato Casini.