Durante il primo incontro Weiler ha messo a tema il processo di Gesù davanti al Sinedrio: un argomento che chiama in causa tanto gli ebrei quanto i cristiani, ma che interroga tutti, anche i non credenti. Moltissimi, infatti, si pongono la domanda sul perché Gesù sia stato condannato e la risposta non è facile, a causa della difficoltà a trovare fonti storiche definite sulla sua vita, essendo stati i quattro Vangeli scritti diversi anni dopo le sue vicende terrene.
D’altronde il giurista ha evidenziato come in questo dibattito manchino due domande fondamentali che riguardano sia l’impatto di tale processo nella concezione della giustizia del mondo occidentale sia il significato teologico profondo del processo e della condanna.
Grazie al processo a Gesù, riflette Weiler, è stato affermato in modo assoluto il valore della giustizia ottenuta attraverso un “giusto processo” sia come obbligo che come diritto. Da quel momento in poi, infatti, nessuno, neanche tra i più grandi e potenti, potrà più argomentare di non essere sottoponibile a processo, d’altro canto neanche al più piccolo e debole si potrà negare il diritto di essere processato.
Per quanto riguarda il significato teologico profondo, Weiler ha argomentato a lungo l’inevitabilità della condanna di Gesù basandosi su testi biblici, facendo anche riferimento all’interpretazione fornita da Joseph Ratzinger nel “Gesù di Nazaret”, e su una visione profondamente unitaria della storia della salvezza da parte di Dio nei confronti del mondo che, a partire dalla rilevazione ad una persona singola, Abramo, giunge dapprima ad un popolo, Israele, per poi estendersi all’intera umanità, con Gesù.
Il secondo incontro ha toccato il tema sempre più rilevante del ruolo delle religioni negli spazi pubblici nazionali ed internazionali ed è stato affrontato da Weiler ad un duplice livello: quello dell’enunciazione e discussione dei principi del diritto costituzionale e comparato e quello degli esempi concreti tratti da processi celebrati recentemente in differenti paesi. Sullo sfondo Weiler ha fatto riferimento alla causa presso la Grande Chambre della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo nella disputa relativa alla presenza del crocefisso nelle scuole pubbliche italiane e al ruolo da lui svolto in quella circostanza.
Weiler ha evidenziato come la libertà religiosa debba essere concepita sia in una accezione positiva (“libertà di” professare una religione) sia in una accezione negativa (“libertà da”, cioè libertà di non professare alcuna religione).
Esaminando alcune differenze fondamentali tra le Costituzioni di diversi di Paesi europei e fornendo qualche esempio di recenti controversie legali, Weiler ha smontato la concezione prevalente di neutralità dello Stato, soprattutto in casi che vedono contrapposte non tanto diverse religioni ma quanto una posizione religiosa e una laica. Mediante un semplice aneddoto, Weiler ha dimostrato che, quando una scelta è perfettamente binaria, non può esistere una posizione “neutrale”.
Nel caso delle istituzioni scolastiche, ha approfondito Weiler, uno Stato realmente neutrale non dovrebbe limitarsi a finanziare soltanto le scuole statali, ma dovrebbe finanziare anche quelle religiose per garantire a tutti i cittadini la libertà di scelta del tipo di educazione, come accade ad esempio nei Paesi Bassi.
In questo campo, esistono notevoli differenze fra gli Stati europei. Per tale motivo, Weiler ha sottolineato che è molto importante distinguere fra “diritti privati” e “identità nazionale collettiva”. L’identità nazionale gioca un ruolo determinante nella definizione stessa di Democrazia e nel suo esercizio concreto. Questo è infatti il senso del temine: démos, ossia l’insieme di tutti quegli elementi che identificano un certo popolo e una certa nazione. Fra questi elementi possono esserci anche degli elementi religiosi negando i quali si nega il principio dell’autodeterminazione dei popoli. La laïcité fa parte dell’identità nazionale della Francia così come la religione cattolica fa parte dell’identità nazionale dell’Irlanda. Non può dunque esistere un’unica regola uguale per tutti i paesi decontestualizzata storicamente, geograficamente e culturalmente; questa non è una carta vincente né tanto meno è garanzia di pluralismo e tolleranza.
Ai credenti, agli uomini religiosi, Weiler ha infine ricordato che il diritto naturale non può essere l’unica argomentazione che questi utilizzano per entrare nello spazio pubblico ed agire nel gioco democratico.