La lotta alle mafie in Italia si concentra, infatti, ancora sull’identificazione e condanna dei responsabili dei reati, lasciando in secondo piano le indagini economiche sulle ricchezze mafiose. La sola azione penale ha tuttavia dimostrato scarsi effetti deterrenti o rieducativi. Per supportare la sua capacità di inibire le organizzazioni criminali i relatori hanno discusso del contributo che da un lato la collaborazione di banche e imprese e dall’altro la ricerca accademica possono offrire all’azione penale delle interdittive dei prefetti (funzionali a sottrarre alle mafie le risorse che ne garantiscono la continuità) attraverso lo sviluppo di indicatori di rischio, strumenti innovativi per l’analisi di big data.
L’efficacia delle interdittive ha potuto arginare lo sfruttamento intensivo delle imprese per fini criminali, assicurandone al contempo la continuità produttiva. Però si assiste allo scarso numero di misure di sequestro e confisca dei patrimoni illeciti all’estero: alle migliaia di misure patrimoniali in Italia, corrispondono solo poche decine all’estero, secondo i dati raccolti nell’ambito del progetto europeo RECOVER, in cui Transcrime è partner. Ciò rappresenta un ulteriore incentivo all’internazionalizzazione delle mafie.
Le organizzazioni criminali si adattano a questo scenario adottando strutture societarie sempre più complesse. Occorre sviluppare tecnologie e indicatori di rischio capaci di individuare anomalie nelle attività e strutture societarie. Una ricerca condotta da Transcrime per PoliS-Lombardia, con il sostegno della Prefettura di Milano, ha mostrato l’efficacia di questo strumento applicando su oltre un milione di aziende lombarde 30 indicatori di anomalie, relative alla struttura proprietaria, i soggetti apicali, il contesto territoriale, l’attività economico-finanziaria, l’esposizione politica e a eventi negativi o leaks giornalistici. «In fase di validazione – ha spiegato Francesco Calderoni, ordinario di Criminologia e ricercatore senior di Transcrime – gli indicatori hanno dimostrato la capacità di individuare correttamente un campione di imprese interdette con una probabilità fino a 25 volte maggiore rispetto a quella di un'identificazione errata, applicando tecniche avanzate di machine learning. Sempre adoperando indicatori di rischio, un’indagine di Transcrime ha potuto rilevare, analizzando le imprese italiane con cambi di titolarità durante l’emergenza Covid-19, un numero di forme societarie opache oltre 10 volte superiore alla media delle altre imprese Italiane, e un valore 5 volte più elevato di legami con giurisdizioni a rischio.
«In diversi progetti europei, come DATACROS, KLEPTOTRACE o INVERT, Transcrime sta sviluppando strumenti evoluti proprio insieme alle autorità, per migliorare la loro capacità di individuare in maniera tempestiva soggetti o società ad alto rischio, ricostruire reti complesse di relazioni, tracciare schemi criminali internazionali – ha spiegato Michele Riccardi, vice-direttore di Transcrime –. Questi strumenti sono adattati e applicati anche da banche e imprese, per migliorare la loro capacità di prevenire attività di riciclaggio tra i clienti e infiltrazioni criminali nella supply-chain».
I modelli e gli strumenti sviluppati da Transcrime sono utilizzati da autorità, banche e imprese grazie agli applicativi dello spin-off Crime&tech.