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Un mondo senza mafia? È possibile

08 marzo 2024

Un mondo senza mafia? È possibile

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«Per sconfiggere la mafia serve certamente la repressione penale, ma questa non risolve tutto: per debellare la mafia sono necessarie la crescita economica e la crescita culturale, insieme. Con la pulizia delle amministrazioni e grazie al lavoro degli insegnanti: noi interveniamo sulla patologia, ma sono loro a costruire i cittadini»: questo uno dei passaggi più significativi nelle parole del Dottor Maurizio De Lucia, Procuratore capo presso la Procura di Palermo, che il 7 marzo ha incontrato, nel campus di Roma dell’Università Cattolica, gli studenti dei Collegi della Sede nell’evento dal titolo “Cosa loro. La mafia negli anni 2000”, in dialogo con Danilo Paolini, caporedattore della sede romana di Avvenire, moderato da Edoardo Grossule, coordinatore degli incontri, e aperto da Paolo Nusiner, Direttore Generale dell’Ateneo.

L’evento, svolto alla presenza del Direttore Generale di Avvenire Alessandro Belloli, del Vicedirettore del quotidiano Francesco Riccardi e del Direttore della sede di Roma dell’Università Cattolica Lorenzo Cecchi, si inserisce nel ciclo di incontri “Avvenire in Campus” – inaugurato per la Sede romana nel mese di ottobre -, il progetto educativo nato dalla collaborazione fra la testata giornalistica e l’Ateneo, con l’obiettivo di promuovere tra i giovani dei Collegi “in campus” una lettura consapevole e partecipata del quotidiano cattolico, che si arricchisce nel corso dell’anno di dialoghi guidati da firme prestigiose del giornale con personalità del mondo culturale e sociopolitico.

«Stiamo vivendo il secondo anno del progetto “Avvenire in Campus” – ha esordito il dottor Nusiner nel suo saluto iniziale – i nostri studenti stanno leggendo ogni giorno il quotidiano grazie all’abbonamento digitale e stasera la presenza del Procuratore De Lucia ci invita, in un incontro importante e prezioso per tutti, a proseguire con questo progetto. Grazie alle direttrici e ai direttori dei collegi e grazie a voi, ragazze e ragazzi, che vedo così numerosi e motivati, in attesa di ascoltare una testimonianza che certamente aiuterà i giovani a crescere e a prendere coscienza del proprio ruolo e del contributo che ciascuno può offrire alla società”.


Ripercorrendo le tappe principali della storia di “Cosa nostra” e delle organizzazioni mafiose, ricordando le persone simbolo del sacrificio e delle stragi, Padre Pino Puglisi, Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Don Giuseppe Diana, fino ad arrivare agli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, De Lucia ha parlato del carattere attuale delle mafie e del lavoro delle Procure per sconfiggerle: «La mafia è una struttura complessa ed elastica: contemporaneamente sempre e mai uguale a se stessa, che esiste sullo stesso territorio dello Stato e che attualmente, dopo i colpi subiti dallo Stato stesso nei decenni scorsi, tenta di darsi nuovamente una struttura e di tornare ricca, soprattutto grazie al traffico di droga».

L’analisi del linguaggio mafioso, il lavoro quotidiano e continuo della Procura e delle Forze dell’ordine, il ruolo delle donne nelle famiglie mafiose, il modo di rapportarsi agli altri, l’osservanza formale delle regole religiose, la legislazione antimafia e il processo penale, il dovere civico dei cittadini, le misure di prevenzione e di educazione, la nuova Cosa nostra. Tutto questo è stato al centro degli interventi e del dibattito che è seguito grazie alle domande, curiose ed emozionate delle studentesse e degli studenti, particolarmente sulla società attuale dove Cosa nostra ancora esiste e opera: «È vero che esiste un ambiente che ha condiviso fini e interessi della mafia, soprattutto a causa della povertà, del deficit culturale, e della convenienza di alcuni – ha risposto De Lucia - ma oggi c’è un movimento di giovani molto impegnato. Gli applausi per la strada dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro ne sono stati la prova: cittadini non organizzati che, spontaneamente, scendono dalle automobili per applaudire e ringraziare i Carabinieri sono stati il segno che la speranza esiste».

Fino alla domanda finale, quella che tutti vorrebbero porre, che ha concluso l’incontro in un senso di impegno, realismo e speranza: “Procuratore, è possibile un mondo senza mafia?”

«I latitanti si catturano lavorando, ogni giorno, in maniera seria e meticolosa – ha detto il Procuratore - E di certo, se sconfiggiamo l’omertà, sconfiggiamo la mafia. Ma per farlo occorre la cosiddetta “antimafia dei diritti”: uno Stato che non solo reprime, ma costruisce. Un mondo senza mafia ancora non esiste, ma ho dedicato trent’anni della mia vita a questo scopo e non posso credere che alla fine la mafia possa vincere sui cittadini di questa Repubblica».


“Avvenire in campus: un’occasione di formazione e di crescita grazie alla lettura ragionata delle notizie”

«In un tempo in cui i social media e la diffusione su scala mondiale dei modelli comunicativi hanno radicalmente cambiato il modo di fare e di intendere l’informazione e in un tempo in cui non solo le informazioni, ma anche noi giovani, ci muoviamo con una velocità infinitamente superiore, il giornale ci appare come un utile strumento che possa aiutarci a fermare un attimo questa sfrenata rincorsa contro il tempo, trovando tutti noi una guida ragionata dentro e attraverso le notizie di ogni giorno» – hanno commentato studentesse e studenti al termine dell’incontro – la lettura del giornale, cartaceo e non, infatti, “obbliga” al ragionamento e alla riflessione, richiede rigore interpretativo e un’analisi metodica di ciò che leggiamo. Non offre scorciatoie al pensiero e impone un quotidiano ripensamento su più aspetti della realtà, facendo di noi persone capaci di avere prospettive infinitamente più ampie».

«Proprio per questo  - hanno continuato i collegiali - un giornale come Avvenire, il cui pensiero non è del singolo, ma della comunità e degli ideali ai quali si affida, offre una visione più oggettiva e armonica della realtà. Il progetto “Avvenire in Campus” ci appare dunque oggi una preziosa occasione di formazione per tutti i collegiali; gli incontri che vedono presenti le personalità del mondo dell’informazione e dell’attualità possono rappresentare dei momenti di crescita comunitaria che ci possono portare ad ampliare il nostro pensiero critico e a riconoscere e potenziare aspetti di noi stessi ancora sconosciuti».

Un articolo di

Federica Mancinelli

Federica Mancinelli

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