«Più che una scommessa la ricerca scientifica è un investimento nel presente e nel futuro del Paese. E il Covid ci ha ricordato, semmai ce ne fosse bisogno, la sua capacità di trovare soluzioni nuove a problemi nuovi». Per Anna Scavuzzo, assessora all’Istruzione del Comune di Milano, sta tutto qui il valore di premiare con borse di studio la progettualità di giovani talenti che con determinazione e, un pizzico di coraggio, scelgono di intraprendere la strada della ricerca. Il riferimento è innanzitutto agli atenei milanesi, «capaci di fare squadra», ma anche a enti privati come la Fondazione Fratelli Confalonieri che mercoledì 12 ottobre nell’aula Pio XI ha assegnato nell’anno accademico 2021-2022 cinque borse triennali di studio per dottorati di ricerca e otto borse di studio annuali per ricerche post dottorali. Per la prima volta pochi giorni fa, ha aggiunto Scavuzzo, «il Consiglio comunale ha aperto le porte a otto atenei per un dialogo molto franco rispetto sulle fatiche con cui ci misuriamo sia noi che atenei e studenti. Le università, soprattutto a Milano, sanno fare sistema, e credo che questo sia un elemento qualificante anche nel nostro modo di costruire insieme una risposta collettiva al bisogno degli studenti di poter conseguire un’attività di ricerca».
Un aspetto su cui ha insistito anche il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, intervenuto alla cerimonia di consegna insieme a Lorenza Violini, docente all’Università degli Studi di Milano e presidente della Fondazione Fratelli Confalonieri, a Marina Carini, prorettore all’Università degli Studi di Milano con delega a Terza missione, attività culturali e impatto sociale, e a Lamberto Duò, delegato del rettore al Politecnico di Milano per la didattica e l’orientamento. Una decisione, quella della Fondazione di incentivare giovani studiosi, che non è di oggi e si fonda sulla scelta di un’«assunzione di corresponsabilità nella costruzione futura del Paese». D’altronde, ha fatto eco la professoressa Carini, «non c’è cosa migliore che sostenere i nostri laureati, molto apprezzati nel campo della ricerca internazionale proprio in virtù della loro formazione dettagliata». Per questo è fondamentale «far conoscere di più l’importanza del dottorato di ricerca, che in Italia, dove è stato istituito 40 anni fa, è ancora troppo giovane se si fa il confronto con altri Paesi europei», ha puntualizzato il professor Duò. Senza dimenticare, poi, che rappresenta un ottimo biglietto da visita oltre che per la carriera accademica, anche per entrare nel mondo del lavoro e occupare posizioni apicali in azienda.