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Elle Active 2024, un’alleanza per dare voce alle donne

12 novembre 2024

Elle Active 2024, un’alleanza per dare voce alle donne

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«Educare le nuove generazioni a un cambiamento nei modi di pensare e a una conoscenza che dialoghi con il sentire del cuore. Perché solo così possiamo guardare con fiducia all’avvenire». È il messaggio di speranza che Anna Maria Fellegara, pro-rettore vicario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha portato sul palco di “Elle active! 2024”, aprendo sabato 9 novembre il forum delle donne attive che il magazine del gruppo Hearst ha creato a favore della parità di genere. Certo, ha aggiunto la professoressa Fellegara, «i cambiamenti sono lunghi e richiederanno molto», ma è anche e soprattutto nelle aule delle università che prende forma quell’alleanza – evocando il tema scelto quest’anno dalla manifestazione – per facilitare il cambio di mentalità necessario al Paese e all’intera collettività.

 

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

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Un approccio, quello avviato da Elle, che ha conquistato nel tempo un numero sempre maggiore di donne: lo scorso anno ben 7.000 persone in presenza e 185.000 collegamenti in remoto. Fittissimo il programma di questa nona edizione che, articolata in due giornate, tra sabato 9 e domenica 10 novembre ha ospitato 70 appuntamenti fra talk e Masterclass, 600 sessioni di mentoring “a tu per tu”, 300 relatori e speaker, introdotti e moderati da volti noti del giornalismo italiano, tra cui Corrado Formigli, conduttore su LA7 del programma Piazzapulita, e Tonia Cartolano, caporedattrice di SkyTg24 e alumna dell’Ateneo.

Nutrita la presenza dell’Università Cattolica: oltre al pro-rettore vicario Anna Maria Fellegara e alla delegata del Rettore per le Pari Opportunità Raffaella Iafrate - che ha avviato i lavori di domenica 9 novembre - diversi i docenti dell’Ateneo che hanno preso parte attiva ai panel che si sono svolti tra sabato e domenica. Guendalina Graffigna è intervenuta all’incontro “Alleanza tra generi, generazioni e culture: l’esperienza internazionale che ci aiuta a sviluppare alleanze nei luoghi di lavoro”; Carla Lunghi ha partecipato al dibattito su “Carriere femminili nella moda e nel lusso”, mentre Marco Passarotti e Giulia Schneider hanno preso parte rispettivamente alle Masterclass intitolate “L’AI che corregge i bias di genere” e “L’educazione finanziaria come strumento per guadagnarsi la libertà”.


Un focus particolare è stato dedicato a giovani e mondo del lavoro. Tra le novità di quest’edizione, la presentazione dell’Osservatorio Elle Active realizzato dall’Università Cattolica tramite il Centro di ricerca sul lavoro Carlo Dell’Aringa (Crilda). L’indagine coordinata e condotta da Claudio Lucifora, docente di Economia Politica e direttore del Crilda, con Francesca Mameri ed Elena Villar, del Dipartimento di Economia e Finanza dell’Ateneo, ha messo sotto la lente un esteso campione di ragazze e ragazzi tra i 18 e i 35 anni, con lo scopo di analizzare e di monitorare, in un’ottica multi-disciplinare e sulla base di diverse fonti, le aspettative dei giovani in termini di scelta della professione, carriera e soddisfazione sul lavoro.

Quello che emerge è la fotografia di un Paese dove i giovani sono poco attratti dal mercato del lavoro, sempre meno in linea con le proprie ambizioni, dove le carenze nella formazione, il gap tra generi e il divario tra Nord e Sud li convincono a trasferirsi all’estero - nell’ultimo decennio il tasso di emigrazione dei neolaureati è più che raddoppiato - o li trasformano in NEET, giovani che non sono impegnati in attività di istruzione, lavoro o formazione, tant’è che l’Italia è penultima in Europa con il 18% delle ragazze e il 14% dei ragazzi NEET. Dati, quest’ultimi, che spiegano anche perché i giovani italiani siano in Europa i più lenti a lasciare la famiglia: a circa 30 anni contro la media europea di 26,4 anni.


Un quadro a tinte fosche in cui a essere penalizzate sono maggiormente le giovani donne, per le quali l’accesso al lavoro è più difficoltoso e incerto rispetto ai coetanei, pur avendo livelli di istruzione maggiori: le laureate sono il 10% in più dei laureati. Pe non parlare del gender pay gap o dei divari retributivi di genere e di carriera dovuti alla cosiddetta child penalty, la penalità salariale delle donne con figli. In Italia, a 15 anni dalla nascita del primo figlio, la retribuzione delle madri è circa la metà di quella delle donne senza figli, proprio a causa dell’inferiore numero di ore lavorate.

In sintesi, la condizione più favorevole è quella di un uomo che vive al Nord tra i 30 e i 34 anni, laureato; la peggiore quella di una donna tra i 18 e i 25 anni che vive al Sud, senza la laurea.

Tutti aspetti che sono stati affrontati nelle due giornate di “Elle active! 2024”, dando voce a donne e uomini di diverse generazioni, differenti ambiti professionali ed esperienze di vita con l’obiettivo di favorire la diffusione di approcci e comportamenti che possano davvero favorire la parità di genere e contrastare visioni stereotipate del femminile e del maschile.

 

 


Credits foto: Hearst visual hub

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