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Rigenerare le periferie per ripartire dalle città

10 novembre 2021

Rigenerare le periferie per ripartire dalle città

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Prima Papa Francesco, che ha introdotto la distinzione tra periferie geografiche ed esistenziali. Poi i cambiamenti legati alla pandemia, che hanno rimesso in discussione le dinamiche della vita personale e di quella comunitaria. Il tema della rigenerazione urbana è una delle prospettive più promettenti nella riflessione sul nuovo volto delle città. Anche in chiave pedagogica. Come propone di fare Marisa Musaio, docente nella facoltà di Scienze della formazione, con “Ripartire dalla città. Prossimità educativa e rigenerazione delle periferie” (Vita e Pensiero 2021), presentato il 9 novembre scorso dalla facoltà di Scienze della formazione e dal dipartimento di Pedagogia.

Uno studio interdisciplinare che riguarda anche l’architettura, l’urbanistica e realtà sociali concretamente impegnate in ambito educativo nei vari quartieri di Milano. Con un focus particolare sul quartiere Corvetto, nella grande periferia milanese, non molto lontano dall’Abbazia di Chiaravalle.  

Secondo monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, «vivere la città è abitarla in modo integrale con la possibilità di esprimersi e realizzarsi prestando attenzione alle relazioni. In un’ottica educativa la prossimità diventa risorsa e condizione per un processo di crescita e maturazione. La rigenerazione avviene in un’ottica di recupero delle tradizioni per generare realtà nuove. Milano ha trasformato aree di grande sviluppo industriale del secolo scorso in realtà funzionali e moderne, capaci di generare connettività sociale e rendere dinamica la vita di una città. Per questo occorre allargare lo sguardo e confrontarci con la sfida epocale delle periferie».

Per Domenico Simeone, preside della facoltà di Scienze della formazione, «l’educazione ha un potere trasformativo, capace di dare un contributo importante alla rigenerazione ed elemento importante per costruire la prossimità. Nel ripensare la città non bisogna far riferimento alla dicotomia tra centro e periferia ma tra una città arroccata e una città che favorisce l’incontro». Simonetta Polenghi, direttrice del Dipartimento di Pedagogia, inquadra la riqualificazione delle periferie «in più dimensioni e prospettive: sociali, economiche, culturali, spirituali, educative. Un impegno antico che aveva tra i suoi protagonisti a Milano il cardinale Giovan Battista Montini, che portò la presenza della chiesa dove la città cresceva».

Al ricordo dell’arcivescovo Montini, poi diventato Paolo VI, monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale, associa quello del cardinale Carlo Maria Martini, che dava dignità ai problemi delle periferie perché problemi di tutti; del cardinale Angelo Scola che aveva parlato di anima della città; e dell’arcivescovo Mario Delpini che, di fronte a un individualismo esasperato, ha affermato che “tocca a noi tutti insieme” impegnarci nella città. Per monsignor Bressan «riconoscere l’anima della città vuol dire essere disposti a soffrire e così si impara ad amare».

Gianni Borsa, presidente dell’Azione Cattolica ambrosiana e giornalista Sir, nel rilevare come siamo sempre meno radicati in un luogo fisico, riconosce «la necessità di riqualificare gli spazi per rendere la città bella e accogliente, di rigenerare le relazioni e di rimodulare e rafforzare la comunità perché si vive meglio insieme, sostenendosi e accompagnandosi. Nel tempo delle solitudini, dei numeri ridotti, delle defezioni sociali, stare da soli è più vantaggioso che stare con gli altri. Ma occorre un cambiamento di prospettiva per ritornare a ristabilire legami».

Un percorso di rigenerazione condotto sul campo da alcune associazioni del quartiere Corvetto. Gloria Mari, presidente dell’Associazione Nocetum, richiama il cardinal Martini che invitava a essere sentinelle nella città per ascoltarne i bisogni: «Rigenerare vuol dire invertire la prospettiva: non parto dal centro ma sto nella periferia, che diventa costituiva per rileggere la città in un modo nuovo». Per Gilberto Sbaraini, presidente de “La strada Cooperativa sociale”, la periferia ha senso se si parte dalla vita delle persone, vedendo i luoghi in funzione di coloro che li abitano. «L’intervento urbanistico e di socialità è importante come presidio della sicurezza e della legalità». Per Roberto Mura, coordinatore di “Koiné Cooperativa sociale” di servizi ai minori, il vero patrimonio storico è l’innovazione, come fecero i monaci favorendo il benessere del popolo e preparando il futuro. Perché «il futuro è nella concretezza del reale».

 

Un articolo di

Agostino Picicco

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