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Roma, aperto l'anno accademico con Paolo Gentiloni

24 gennaio 2022

Roma, aperto l'anno accademico con Paolo Gentiloni

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«La vicenda della pandemia ci ha rivelato che non basta “fare” scienza. Occorre farla comprendere». Nel discorso per l’inaugurazione della sede di Roma dell’Università Cattolica il rettore Franco Anelli è entrato in uno dei dibattiti alimentati dall’emergenza sanitaria: il rapporto tra scienza e società, che ha generato «manifestazioni di avversione e sospetto nei confronti delle posizioni delle istituzioni scientifiche».

Secondo il commissionario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, proprio grazie alla pandemia, che ha messo in discussione il «superuomo cosmopolita», è tornata d’attualità «l’importanza di scienza e conoscenza», anche se si trovano a fare i conti con «una negazione molto rumorosa». Ma si tratta pur sempre «di una minoranza rumorosa».

L’Europa dei vaccini e del green pass, della ricerca e della scienza, dell’Erasmus e del debito comune solidale, «l’Europa della convenienza ma anche della convinzione, che abbiamo tutti rivisto in questi ultimi giorni per la commozione generale che ha accompagnato la scomparsa di Sassoli», è per Gentiloni quella in cui «ogni cittadino è libero ma non è solo davanti alla malattia».

Nel dibattito pubblico occorre, però, evitare l’errore, come chiede il professor Anelli, di «dimenticare che la scienza è ricerca, non rivelazione». Le università hanno la funzione culturale e politica di farne comprendere «l’essenza e i limiti». Da un lato, ridimensionando «l’aspettativa quasi fideistica nel progresso scientifico e tecnologico», che, per fortuna, sta arretrando. Dall’altro, aiutando a capire che il procedere per tentativi, ipotesi, verifiche e confutazioni, come si è visto durante la pandemia, fa parte del «farsi» della scienza e non deve minare le certezze, fino al paradosso che «un risultato straordinario, come l’elaborazione di vaccini nel volgere di pochi mesi, è stato da molti accolto con sospetto o ripulsa». Una dinamica già vista all’inizio del ‘900 a proposito della vaccinazione contro il vaiolo, che «getta un’ombra sulla reale capacità di apprendere dal passato».

Ecco perché è necessario investire sulla capacità delle istituzioni educative di «diffondere una cultura scientifica» e di far comprendere che cos’è la ricerca, rendendo consapevole la società contemporanea «dei processi di produzione del sapere e della valutazione critica dei risultati, specialmente quando questi costituiscono le premesse del decidere e dell’agire». Una scienza liberata «dalla pretesa di assoluto», «consapevole che vi è sempre altro da svelare, e che le nuove scoperte potrebbero mettere in discussione le convinzioni precedenti, è la scienza che merita fiducia».

Un impegno che l’Università Cattolica ha fatto proprio fin dalle origini. «Ne usciremo migliori solo con il coraggio di chi ricostruisce e getta le fondamenta» ha detto Paolo Gentiloni. «È quello che fece padre Gemelli in un’Europa piegata dalla guerra e dall’influenza “spagnola”, investendo sulla ricerca e sui giovani e, più tardi, dando vita alla facoltà di Medicina e chirurgia e al Policlinico Gemelli».

Due istituzioni, come ha ricordato nella sua relazione il preside Rocco Bellantone a conclusione del suo terzo mandato, che hanno saputo unire l’attività di formazione, di cura e di ricerca, ricevendo l’accreditamento della Joint Commission International (JCI) quale Academic Medical Center anche a seguito della positiva valutazione del percorso educativo dei medici in formazione, il riconoscimento del Gemelli come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) e l’indicazione da parte di Newsweek come il migliore ospedale italiano e tra i 40 migliori del mondo.

Ma il coraggio, secondo Gentiloni, deve fare oggi i conti anche con un contesto unico dal punto di vista delle prospettive economiche, che si insegnano nel campus di Roma. «Ne possiamo uscire migliori se sapremo cogliere l’occasione del Pnrr, che destina all’Italia un quarto delle risorse comunitarie, come missione di cittadini e istituzioni insieme. Perché la rinascita o sarà un’impresa comune o non sarà».

Dichiarando aperto l’anno accademico anche nella sede di Roma dell’Università Cattolica - dopo le prolusioni di Stanislao Rizzo, ordinario di Malattie dell’apparato visivo (“Artificial Vision: dream or reality?”) e di Franco Locatelli, ordinario di Pediatria e presidente del Consiglio superiore di sanità (“Terapia genica e genome editing nelle emoglobinopatie: modelli di medicina di precisione”) - il professor Anelli ha annunciato la nomina, accanto al prorettore vicario Antonella Sciarrone Alibrandi, dei nuovi prorettori alla didattica, Giovanni Marseguerra, all’internazionalizzazione, Pier Sandro Cocconcelli, alla ricerca, Roberto Zoboli, e alla comunicazione, Fausto Colombo.

Il Dies academicus è stata aperto nella chiesa centrale della sede dalla celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio.

Un articolo di

Paolo Ferrari e Katia Biondi

Paolo Ferrari e Katia Biondi

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