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La forza dirompente del profondo connubio tra fede e scienza

24 gennaio 2022

La forza dirompente del profondo connubio tra fede e scienza

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Autorità, colleghi, cari studenti, 

Oggi vorrei come ultima relazione riferirmi a tutto questo meraviglioso periodo in cui ho avuto la fortuna ed il grande onore di rappresentarvi, non voglio tediarvi con numeri ma piuttosto darvi emozioni, testimoniarvi il senso di un gruppo coeso e sempre più prestigioso che, avendo in mente i valori etici e morali che ci contraddistinguono, è cresciuto in maniera esponenziale sino a divenire leader nel mondo. 

Parto dalla didattica che è il nostro primo ed essenziale motivo di esistere. È questa la prima emozione che vorrei trasmettervi, quella di una facoltà che in tutti questi anni ha formato operatori sanitari di grande eccellenza tecnica ma, soprattutto, di profonda carità cristiana. Abbiamo così creato e gestito corsi di Laurea in tutta Italia, da Torino alla Basilicata, abbiamo creato i nuovi corsi di laurea in farmacia ed in biotecnologie che hanno rapidamente raggiunto il massimo numero di iscritti sostenibile, abbiamo creato un corso internazionale di medicina in lingua inglese che oggi vede studenti da 40 paesi del mondo, abbiamo varato insieme con la Jefferson University di Filadelfia un prestigioso curriculum che porta alla doppia laurea europea e statunitense. Abbiamo richieste pressanti per aprire nuovi corsi di medicina in lingua inglese a Bolzano ed in Sicilia. Il modello Cattolica è un modello vincente che tutti richiedono per i loro giovani. 

Non tutti lo hanno capito ma la nostra eccellenza nella clinica e nella ricerca ha profonde radici in questo nostro essere università. Lo stimolo continuo che ci viene dall’essere docenti, l’obbligo supremo di fornire esempio di eccellenza e carità ai nostri allievi riempiono di concretezza e di sostanza quelli che altrimenti sarebbero roboanti ma vuoti ed inutili titoli accademici. 

In questi miei discorsi non ho mai citato nessun docente in particolare perché avrei fatto torto a tantissimi altri. Oggi permettetemi di fare un’eccezione per rivolgere il nostro grato pensiero a quello di noi che meglio ha saputo incarnare questo senso del dovere con un lavoro prezioso, disinteressato spesso oscuro ma sempre fondamentale. A lui il grazie come simbolo di tutti i presidenti di corso di laurea ed i docenti che in silenzio e con amore hanno fatto grande questa Facoltà. Grazie di cuore come esempio inimitabile dell’essere docente di una università Cattolica ad Antonio Lanzone. 

Passando alla Ricerca prendiamo atto con soddisfazione che Università ed IRCCS coesistono e si rafforzano a vicenda nella ricerca. 

L’attività di ricerca della facoltà nell’anno accademico 2020-2021 è stata caratterizzata da circa 8,5 milioni euro di finanziamenti e 307 progetti universitari attivati. 

I ricercatori della sede di Roma producono ogni anno più di 1.500 pubblicazioni scientifiche. 

La Fondazione IRCCS ha avviato, nel 2021, 97 nuovi progetti finanziati per un importo totale di € 15.097.136. 

Nel 2021 il Comitato Etico del Policlinico ha valutato 243 studi clinici profit, 496 studi no profit di cui 143 co finanziati da Aziende biomediche ed Enti pubblici e privati.  

Le attività di sperimentazione profit hanno generato oltre 12 milioni di fatturato. 

I dati sovraesposti danno la dimensione di quali numeri ma soprattutto di quale qualità gode la ricerca dell’università e della fondazione. D’altra parte, quando il Policlinico Universitario Gemelli si candidò al riconoscimento IRCCS, apparve subito chiaro che i ricercatori della facoltà erano un patrimonio di difficile riscontro nel nostro Paese. Ricordo con orgoglio quella cavalcata vincente che ci portò in meno di un anno al riconoscimento ma devo dire che nemmeno il più ottimista di noi avrebbe mai pensato di ottenere quei risultati che ci hanno portato nel giro di pochissimi anni ad essere nei primi tre IRCCS italiani. È noto che dove si insegna e dove si fa ricerca si cura meglio, nessuno poteva nemmeno immaginare come queste tre dimensioni si potessero fondere in un tutt’uno in cui risulta impossibile attribuire una preminenza, caratterizzato dalla passione e dalla professionalità ma soprattutto dall’amore per gli altri. 

Perché tutto questo abbiamo fatto sempre difendendo la vera scienza non fine a se stessa ma al servizio dell'uomo, affermando la forza dirompente del profondo connubio tra fede e scienza, e rifiutando il concetto di una vita trasformata in un deposito di cellule, come diritto di uomini liberi e dovere di scienziati dedicati alla difesa della vita in tutte le sue forme. 

Una scienza che non si ponga in antitesi alla fede ma anzi una scienza che, più si inoltra nei misteri della natura, più comprende la grandezza del Dio creatore. 

Noi siamo Università, siamo IRCCS e siamo Ospedale, siamo qui per alleviare la sofferenza e per difendere la vita dal suo primissimo esordio al suo termine naturale su questa terra! 

In questo panorama il nostro Policlinico Universitario ha rappresentato la parte più visibile del nostro operato senza però mai dimenticare che lo stesso è costruito sulle solide basi della didattica e della ricerca e, soprattutto, sempre avendo bene in mente che sono stati, sono e saranno le straordinarie donne ed uomini del Gemelli a riempire di eccellenza e carità ed a dare forza dirompente a quelle che altrimenti sarebbero state vuote mura destinate a sgretolarsi nelle mille tempeste che abbiamo affrontato. 

Non dimentichiamo il passato insidiosissimo di questo decennio. Ricordate in che situazione drammatica eravamo nel 2011?  Dalla mia relazione di quell’anno: 

“Oggi con meno emozione ma ancor più grande fierezza cerco di dare voce alla amarezza di tutti i lavoratori di questa università e di questo policlinico nel raccontare un anno di lavoro proficuo e denso di risultati ma anche un anno trascorso nell'incertezza, nella penuria di fondi, nell'incubo di un attacco violento, becero e spesso in malafede che in molti casi ha utilizzato le sofferenze altrui per fini ideologici o di puro mercimonio. (…) Se una scure irrazionale cadesse su di noi, seguendo cervellotiche interpretazioni burocratiche che ci assimilerebbero a una casa di cura privata, qualcuno dovrebbe immaginare l'inimmaginabile: una Sanità Laziale già sovra impegnata, senza il contributo fondamentale del Gemelli, dovrebbe cercare di prevedere dove indirizzare quelle centinaia di migliaia di cittadini che ogni anno curiamo, dove garantirgli la stessa qualità!”.  

Quell’anno il Rettore Ornaghi era stato appena nominato Ministro e quindi toccò a me assumermi la responsabilità di rivolgere un drammatico appello alla presidente della Regione presente in Aula. 

“In assenza di diverse notizie in tempi brevissimi si aprono scenari preoccupanti per i lavoratori del Gemelli, ma soprattutto si dovrà procedere nei prossimi mesi ad un ridimensionamento dell’offerta sanitaria che toglierebbe di colpo alla Sanità del Lazio dall’anno che sta per iniziare decine di migliaia di ricoveri e prestazioni sanitarie che sinceramente non riesco a prevedere chi sarà in grado di soddisfare. 

Da questa considerazione nasce con la serenità e la pacatezza che ci contraddistingue l’appello alla Presidente della Regione Lazio affinché affronti in prima persona la situazione garantendo, per il ruolo che le compete, giuste decisioni in tempi rapidi… prima che sia troppo tardi.”. 

Assediati da un attacco mediatico senza precedenti per una presunta epidemia di tubercolosi che, in realtà, si rivelò a posteriori inesistente, angosciati da difficoltà interne che aumentavano i costi e minavano la nostra eccellenza al punto da non farci raggiungere la produzione prevista dal budget regionale, in un difficile rapporto con una Regione che non ci amava al punto tale da indurre la Presidente ad abbandonare l’aula di fronte al mio pacato grido di aiuto, sembravamo sull’orlo della fine. Addirittura qualcuno in consiglio dell’Università invoca a gran voce di abbandonare il Gemelli al suo destino. Ricordo giravo smarrito ed angosciato per l’ospedale circondato da persone disperate, a volte in lacrime, che chiedevano a me che poco sapevo e nulla potevo lumi sul loro destino immediato. 

Ma in quel momento la gente del Gemelli riuscì a capovolgere la situazione. 

Inizia dal 2012 la riscossa del Gemelli. 

L’Università, abituata ad avere nei tempi dell’abbondanza nel Gemelli un figlio prodigo e generoso, si impegna allo stremo delle sue risorse al punto da rischiare essa stessa una crisi economica.  

Il nuovo Rettore Anelli e Marco Elefanti attuano un’opera di risanamento lacrime e sangue rischiando l’incolumità fisica ma dando finalmente respiro ai nostri conti. 

A loro merito va anche la scelta di una direzione del Policlinico di grandissimo valore cui non finiremo mai di essere grati, ma non dimentichiamoci il valore aggiunto decisivo di una nuova filosofia di governo dell’ospedale. Si comincia infatti a capire che il corpo docente non può essere estromesso dai momenti decisionali e si comincia ad attuare quella partecipazione dei clinici alla gestione ospedaliera dando sostanza e competenza alle decisioni ma nello stesso tempo motivazione e passionale partecipazione anche ai sacrifici più duri. 

Finalmente nel 2014, all’alba del disegno del nuovo assetto della Fondazione Gemelli, potevo affermare: 

“Esistono oggi incoraggianti garanzie a partire dalla esplicita dichiarazione che il Policlinico è inalienabile ed è dedicato allo sviluppo dell'attività della Facoltà di Medicina e chirurgia prevedendo una attiva partecipazione dei Docenti al disegno ed alla definizione degli scenari futuri.”. 

A dirlo oggi sembra tutto così logico, semplice e banale, ma poteva non essere così scontato ve lo assicuro! 

Il mio pensiero grato va quindi oggi alle persone illuminate e, tra esse, soprattutto al Rettore Anelli che hanno voluto ascoltarci, che hanno saputo difendere questo impianto nella convinzione, che darci voce nel nuovo soggetto era un'opportunità e non un pericolo, nella consapevolezza che molti errori del passato sono figli di una crasi tra chi decideva e chi operava, nella certezza che, senza una convinta partecipazione ed una condivisa responsabilizzazione sui fini e sui mezzi per ottenerli, ogni obiettivo futuro avrebbe i contorni di un fatuo miraggio scritto soltanto sulla carta e non quelli di un solido progetto che questa gente, soltanto questa gente ha già dimostrato di potere realizzare. 

Avviene così che gli amministratori oculati possono ridurre i costi ma possono farlo anche grazie ad un personale che accetta e condivide i sacrifici perché partecipe delle decisioni ed animato da profondo senso istituzionale. 

Ma la rivoluzione più importante avviene grazie ad una vera e propria esplosione della qualità dell’assistenza. 

Il corpo accademico si contraddistingue per un rinnovamento straordinario del proprio organico teso esclusivamente alla qualità ed al merito. Nel giro di pochi anni il metodo Gemelli viene conosciuto in tutta Italia come simbolo di meritocrazia e la chiamata presso la nostra Facoltà come etichetta di eccellenza. 

Nonostante una riduzione sofferta, ma necessaria, del numero dei ruoli universitari vengono arruolati in questi anni 132 nuovi Ricercatori, 125 Professori Associati di cui ben 90 formati nella nostra Università. Ma dove avviene la trasformazione più profonda è a livello dei ruoli apicali. Vengono rinnovati i tre quarti dei professori Ordinari. 45 nuovi leaders per il 60% figli dei nostri corsi di Laurea ma con 19 colleghi reclutati tra le eccellenze dei loro rispettivi settori in Italia e per sei di loro dalle più prestigiose Università estere. 

Non è stato facile applicare il giusto rigore a queste scelte, sono stati momenti complessi dove a volte la ragione ha dovuto avere il sopravvento sul cuore. Ma mai sono stato lasciato solo quando qualcuno non capiva o quando si doveva resistere a pesanti ingerenze esterne. 

Sono veramente grato a questo corpo Accademico per il grande sostegno e la compattezza dimostrata in molti delicati frangenti ed in particolare nei processi di selezione sempre tesi al merito inteso come eccellenza sovranazionale e propensione ai nostri principi con attenzione massima alla didattica ed alla ricerca ma con la pesante responsabilità verso i nostri malati. 

Qui la gente può vivere o morire a seconda della valenza clinica di chi scegliamo. Questo soltanto ha contato e non referenze più o meno forti o esperti esterni più o meno disinteressati! 

E ringrazio sentitamente il Magnifico Rettore che ha sposato e sollecitato da subito questa filosofia. 

In questi anni sono stato e continuo ad essere testimone che Franco Anelli ha retto, come Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Università, con equilibrio e saggezza situazioni a volte drammatiche spendendosi in prima persona sui molteplici fronti di questa sede fonte, come ama ripetere sempre, di meravigliose soddisfazioni e … di grane infinite, e di questo dobbiamo essergli tutti grati. Personalmente a questo ringraziamento vorrei aggiungere quello mio personale per la sua illuminata azione da Rettore. In un rapporto di reciproca stima e collaborazione il Rettore ha espresso molti sì e tanti, tanti no come, ahimè, i nostri reciproci ruoli imponevano. Ma me lo sono trovato sempre vicino nei momenti delicati con garbo e discrezione. In particolare non posso dimenticare come, nei meccanismi di selezione, mai mi abbia imposto un no e mai soprattutto mi abbia imposto o soltanto suggerito un sì! 

Grazie Franco! 

E siamo arrivati ad oggi. Senza mai dimenticare che l’equilibrio continua ad essere precario e che non possiamo permetterci la minima pausa o il più piccolo errore, godiamoci questo Gemelli frutto del nostro lavoro, del nostro impegno, della nostra passione. 

È un Gemelli ben amministrato che ha trovato in Marco Elefanti un ottimo professionista ed un grande uomo, ben governato da un CdA il cui presidente, l’avvocato Carlo Fratta Pasini, si è rapidamente calato in questa realtà con grande partecipazione ed equilibrio non comune. 

In questo ambito sono grato per la rinnovata fiducia che mi è stata data come Direttore del Governo Clinico. Farò di tutto per continuare a garantire la nostra eccellenza nel delicatissimo rapporto tra Facoltà ed Ospedale. 

Godiamoci questo Gemelli che Newsweek indica come il migliore ospedale italiano e tra i 40 migliori del mondo, che ha brillantemente conseguito la certificazione della Joint Commission. Godiamoci un’eccellenza che ci viene testimoniata ogni giorno da richieste di prestazioni che ci stanno letteralmente travolgendo. 

È un Gemelli dove non esiste malattia, sia pure la più rara, che non trovi i migliori specialisti a curarla.  

È un Gemelli perfettamente integrato nel sistema Lazio in un rapporto di reciproca stima con apparati regionali tecnici e politici di grande spessore e trasparenza. 

È un Gemelli che, anche nel dramma del Covid, ha saputo dimostrare la forza e la passione dei suoi operatori sanitari creando, nel giro di poche settimane, un ospedale nell’ospedale, dove operatori sanitari e tecnici stremati hanno compiuto veri e propri atti di eroismo dando eccellenza e carità. Ciò senza dimenticare l’abnegazione e lo spirito di sacrificio di quanti nei laboratori hanno retto un carico inimmaginabile fornendo numeri incredibili e qualità eccelsa. A tutti loro, a quanti hanno sofferto o ci hanno lasciati il grande abbraccio della nostra comunità ed il grazie per aver segnato un’altra luminosa tappa della vita del Gemelli!! 

Con questo grande abbraccio vorrei chiudere la mia relazione poco organica e fatta soprattutto di emozioni.  

È l’abbraccio pieno di gratitudine per i membri di uffici accademici dai quali ho avuto costante supporto e vicinanza e per una segreteria di Presidenza partecipe ed inappuntabile. 

È l’abbraccio ai meravigliosi infermieri del Gemelli, professionisti esemplari di livello mondiale, ai tecnici ed agli amministrativi cui tanto dobbiamo. 

È l’abbraccio alle nostre famiglie cui tanto abbiamo tolto e se mi permettete una carezza particolare a Maurizia per la sua presenza discreta e gentile ma nello stesso tempo forte e coraggiosa quando tutto sembrava precipitare. 

Se mi hai sopportato in questi 12 anni vuol dire che è vero amore! 

È l’abbraccio che do a tutti voi grato ancora una volta per questa meravigliosa esperienza che mi avete concesso. 

Sono sicuro che continuerete a coltivare quel grande, immenso amore per l’istituzione che ha alimentato la nostra passione, sono sicuro che manterrete quell’unione ferrea e solidale che è stata la nostra inattaccabile corazza. 

San Paolo: “E l'occhio non può dire alla mano: «Io non ho bisogno di te»; né parimenti il capo può dire ai piedi: «Io non ho bisogno di voi». E se un membro soffre, tutte le membra soffrono; mentre se un membro è onorato, tutte le membra ne gioiscono insieme.”.  

È questo il messaggio e la raccomandazione più forte che lascio al prossimo Preside, di cercare sempre ed a tutti i costi un noi quanto più ampio e convinto possibile. 

Sono sicuro che con queste premesse sarete accanto a chi vi rappresenterà continuando nella via del merito, dell’eccellenza, della passione che assieme abbiamo tracciato unico modo per mantenere grande questa istituzione e per difenderla dai mille pericoli che continuano ad incombere. 

Dice Papa Francesco: “Penso alle giornate faticose in ospedale, in università, al lavoro. Rischiamo che tutto passi senza lasciare traccia o che restino addosso solo tanta fatica e stanchezza. Ci fa bene, alla sera, passare in rassegna i volti che abbiamo incontrato, i sorrisi ricevuti, le parole buone. Una parola fraterna, un sorriso, una carezza sul viso: sono ricordi che risanano dentro, fanno bene al cuore.”.  

Sono grato al Signore e dobbiamo esserlo tutti per averci fatto vivere questa splendida esperienza, questo lavoro sublime. 

Grazie a voi per questa bandiera che mi avete fatto portare e che avete riempito di amore, passione, competenza. 

Grazie per la forza ed il coraggio che mi avete dato nei momenti terribili e per il meraviglioso entusiasmo con cui abbiamo condiviso i traguardi raggiunti. 

Grazie al Signore per avermi insegnato come nulla si può realizzare senza il Suo amore e per tutte le volte che mi fatto capire la differenza tra un io sterile ed autoreferenziale e quel noi che ho sempre cercato con tenacia ed umiltà. 

Sono e sarò sempre uno del Gemelli come tutti voi. 

E ci saremo sempre: guardando con commozione un allievo che cresce in sapienza e carità, esultando con gioia di fronte ai risultati di una brillante ricerca, trasformando una smorfia di dolore in un sereno sorriso, abbracciando una donna o un uomo in una meravigliosa condivisione di speranza, ci saremo sempre noi del Gemelli! 

Grazie infinite a tutti, sarete sempre nel mio cuore! 

Relazione di

Rocco Bellantone

Rocco Bellantone

Preside della Facolta di Medicina e chirurgia

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