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Scienze bancarie, dare un’anima alla finanza

27 maggio 2021

Scienze bancarie, dare un’anima alla finanza

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«Le conseguenze delle nostre azioni e decisioni vi toccheranno in prima persona, pertanto non potete rimanere fuori dai luoghi in cui si genera, non dico il vostro futuro, ma il vostro presente. Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra». Ad ascoltare queste parole che papa Francesco in un videomessaggio ha rivolto ai partecipanti all’evento online 'The Economy of Francesco', svoltosi qualche mese fa ad Assisi, c’erano anche docenti e studenti della Facoltà di Scienze bancarie, finanziare e assicurative dell’Università Cattolica nella sua sede di Milano.

«Un appuntamento al quale ci siamo preparati con un anno di lavoro coinvolgendo professori e studenti nelle tematiche proposte » racconta la professoressa Elena Beccalli, preside della Facoltà. Per non parlare dei laboratori sul documento vaticano Oeconomicae et pecuniariae quaetiones, proprio per una riflessione sulle finalità di economia e finanza. E non poteva che essere così per una realtà accademica che tra i suoi obiettivi ha proprio quello di «dare un’anima» al sistema finanziario composto da banche, finanza e assicurazioni. «Mai come in questo momento ci troviamo davvero in prima linea, anche nelle scelte destinate a influenzare il futuro » sottolinea la preside, impegnata a gestire anche il trentennale della Facoltà, nata con l’anno accademico 1990-91. Ecco che quell’invito di papa Francesco risuona nei chiostri dell’ateneo dei cattolici come uno sprone a proseguire nel cammino intrapreso sin dal sorgere di questo percorso di studi, che risulta un unicum nel panorama accademico italiano.

«Ci rendiamo conto di avere una responsabilità alta nel formare professionisti chiamati a portare nel mondo finanziario uno sguardo nuovo, anche alla luce del magistero della Chiesa» conferma la professoressa Beccalli, ordinario, tra gli altri, degli insegnamenti di 'Gestione bancaria', 'Gestione del Portafoglio' e 'Sistemi finanziari comparati'. Insomma, formare professionisti seri e preparati, ma che «non pensino a una finanza fine a se stessa, bensì al servizio dell’economia reale», che nel concreto significa «la vita delle persone, i loro progetti, l’esistenza e l’operatività di piccole e medie imprese, tanto per fare qualche esempio». Dunque, una Facoltà che si interroga da 30 anni - e intende continuare a farlo nel futuro - sul come affiancare ai freddi numeri e alle formule economiche anche un sistema di valori etici alla luce dei quali prendere le decisioni. Passaggio tutt’altro che facile, ma che i docenti di questa Facoltà continuano a perseguire attraverso il loro lavoro didattico e di ricerca. «Certo la tecnica va conosciuta alla perfezione e dai nostri percorsi di studio si esce con una competenza solida – dice la preside –. Ma questa preparazione professionale viene accompagnata dall’acquisizione di una capacità di valutazione della dimensione etica che ogni scelta fatta comporta in sé stessa». Sottolineatura tutt’altro che banale, visto che spesso anche molti economisti fanno sembrare l’applicazione di modelli economici come frutto di scelte obbligate, matematiche, prive di alternative.

«Da tempo molti economisti hanno separato la loro disciplina da qualsiasi filosofia morale, dimenticandosi che il padre dell’economia moderna, Adam Smith, era di formazione un filosofo morale» sottolinea il professor Andrea Boitani, decano della Facoltà e ordinario di due insegnamenti in italiano (Economia monetaria e Economia politica II) e di altrettanti in lingua inglese (sempre sull’economia monetaria e uno sull’economia nell’Unione Europea) e autore di numerose pubblicazioni, tra le quali nei prossimi mesi un nuovo libro dal titolo ' L’illusione liberista. Critica dell’ideologia di mercato'. Probabilmente anche per questo la Facoltà ha indicato nelle proprie 'tre parole chiave' del Centenario (destinate a diventare linee guida per i prossimi 100 anni): rischio, denaro e sostenibilità. «Che si parli di rischio e denaro in una Facoltà come la nostra forse appare scontato – prosegue Boitani – ma non lo è la riflessione e l’approccio che intendiamo offrire».


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Un articolo di

Enrico Lenzi

Enrico Lenzi

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