Utilizzare l’IA come un’opportunità per supportare, e non sostituire, il docente è la convinzione dell’onorevole Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione e del Merito che ha citato due termini: «Credo che “rispetto” sia la parola chiave per l’educazione dei nostri studenti fin dalla scuola dell’Infanzia. Per quanto riguarda il rapporto tra scuola e IA, penso che la parola più indicata sia “responsabilità” per guidare i giovani in questi processi cognitivi verso le innovazioni tecnologiche e digitali».
Il mondo, infatti, oggi vive nell’universo digitale e non può più prescindere da esso. Mariagrazia Fanchi, direttrice dell’Alta Scuola Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica, ha ripreso un’immagine emblematica di Marshall McLuhan. «L’aforisma “I pesci non sanno nulla dell’acqua fintanto che non incontrano l’aria” ci rimanda al mare della realtà virtuale in cui oggi siamo immersi costantemente. Per spiccare il salto fuori dall’acqua occorre ascoltare il nostro disagio all’interno di questo ambiente».
L’ascolto è una delle parole emerse più volte durante l’apertura di Parole a scuola. In particolare, l’ascolto dei ragazzi e delle ragazze immersi nella loro “Netily” (network + family), come ha ricordato la presidente di Parole O_Stili Rosy Russo che si è domandata: «Noi sappiamo cercare lo sguardo dei nostri giovani, anche quelli che ci osteggiano e ci sfuggono ma che avrebbero bisogno del nostro abbraccio? Le ragazze, i ragazzi e il grande utilizzo delle chat di AI lo dimostrano: fanno lì le domande che non riescono a fare a noi. Parlano di amicizia, sessualità, futuro, visioni del mondo. Cercano ascolto e risposte perché spesso noi adulti non abbiamo tempo, abbiamo pregiudizi o semplicemente non sappiamo cosa dire. Quando forse basterebbe semplicemente "stare"».
Un monito alla scuola è arrivato dal professore di Informatica all’Università di Macerata e co-director del VRAI Vision, Robotics & Artificial Intelligence Lab Emanuele Frontoni che ha suggerito di diventare sperimentatori delle nuove tecnologie utilizzate dai giovanissimi e di non “umanizzare” l’IA rivolgendosi a essa come a un essere umano. La linguistica, alla base della programmazione degli strumenti digitali, è nelle mani dell’uomo che deve utilizzare la sua capacità critica e di discernimento, ciò che la macchina non potrà mai fare.
La scuola va difesa perché come ha ricordato lo psicologo, presidente della Fondazione Minotauro, e docente di Psicologia clinica dell'età evolutiva in Università Cattolica Matteo Lancini, «un adolescente che non è a scuola è sempre in un posto peggiore». E ha continuato: «Non sono mai esistiti dei ragazzi così disposti a parlare agli adulti. I ragazzi di oggi cercano una relazione autentica e riconoscono molto di più un insegnante di un genitore o di uno psicoterapeuta».
La giornata ha ospitato duemila partecipanti, 40 panel e 130 speaker ed è stata l’occasione per riflettere, dati alla mano, sulla base di diverse ricerche realizzate quest’anno. A partire dalle indagini condotte da Ipsos per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo.
La prima è relativa alle emozioni e ai valori degli adolescenti dalla quale si evince che essi vivono ogni giorno un conflitto silenzioso tra la paura costante di fallire, il bisogno urgente di essere riconosciuti nella propria complessità e la ricerca di alternative e spazi di speranza.
La seconda ricerca riguarda l’intelligenza artificiale: uno studente su cinque la utilizza regolarmente per motivi scolastici, percentuale che raggiunge il 30% nella fascia d’età 17-19 anni. La soddisfazione media nell’uso dell’IA è elevata e l’uso prevalente che i ragazzi ne fanno è legato alla comprensione dei contenuti.
Inoltre, lo studio “AI: tra informazione e formazione” di Osservatorio Opinion Leader 4 Future, Almed e Credem, su un campione di 500 soggetti, rappresentativo della popolazione italiana, evidenzia che le nuove generazioni dispongono potenzialmente di risorse e strumenti per sviluppare una cultura informativa innovativa, caratterizzata da un rinnovato senso critico, nonché da una significativa capacità di narrazione e interpretazione. Tuttavia, affinché tali potenzialità possano concretizzarsi, è fondamentale non solo investire nell'educazione digitale e informativa, ma anche rafforzare le competenze riflessive, analitiche e creative. Il 40% degli intervistati tra i 18-25 anni utilizza spesso l’AI per informarsi sull’attualità al posto di altre fonti con un approccio multifunzionale, proattivo e creativo. Mentre i target più maturi sembrano utilizzare l’AI semplicemente come un evoluto motore di ricerca, servendosene soprattutto per rispondere a ricerche specifiche, senza sfruttarne l’effettivo potenziale. Tra le azioni più frequenti e più gradite tra i giovani: approfondimenti tematici (60%); analisi con resoconti, grafici e tabelle (50%), sintesi ragionate (45%), dibattiti attraverso l’attivazione di un dialogo diretto con la piattaforma (42%). Questo approccio, se sviluppato e approfondito anche da parte delle realtà editoriali, potrebbe condurre a significativi sviluppi nell'ambito informativo.