Per fare “girare gli ingranaggi” degli enti non profit risulta importante la figura dei manager chiamati a guidarli. Risulta utile capire se c’è una differenza tra i manager del settore profit e quelli del settore non profit. Una credenza finora in voga è che nel campo del non profit occorra buona volontà e spirito di carità, tollerando pressapochismo e disinvoltura per gli aspetti burocratici con la scusa che si sta facendo del bene.
Le nuove norme sul Terzo Settore, invece, richiedono ordine dei bilanci, tutele per le risorse umane e manager preparati, competenti e motivati. Nella loro preparazione l’Università svolge un ruolo importante e peculiare perché offre la base formativa per la gestione delle attività, come è emerso durante il webinar del 15 giugno sui canali social dell’Ateneo intitolato “Riforme e necessità di nuovi manager del Terzo Settore”.
È toccato a Matteo Bonacina, coordinatore amministrativo di “Cattolicaper il Terzo Settore” collocare l’incontro nell’ambito della Open Week Unicatt | Master & Postlaurea per illustrare l’ampia gamma di master, scuole di specializzazione, corsi executive, ecc. nel rapporto circolare e virtuoso tra accademia e società civile, caratterizzato da una offerta formativa partecipata e multidisciplinare.
Moderati da Marco Grumo, coordinatore scientifico di “Cattolicaper il Terzo Settore”, hanno portato la loro esperienza Lucia Tacchino, coordinatore Gruppo di lavoro Non Profit ACBGroup, Studio Rosina e Associati di Genova, don Vincenzo Vergine, dottore commercialista ed economo dell'arcidiocesi di Otranto, Giovanni Lucchini, medico, psicoterapeuta, presidente Consorzio Farsi Prossimo della diocesi di Milano.
Nella sua introduzione il professor Grumo ha affermato che «sta cambiando il mondo a livello micro e macro, e il Covid ha accelerato i processi in atto. Abbiamo bisogno di tutti gli attori della società, di imprese forti, di un’amministrazione pubblica forte e anche di un Terzo Settore forte che metta insieme sociale ed economico per lo sviluppo dell’economia. Per fare questo occorrono figure capaci di creare sentieri nuovi e attività nuove. Siamo davanti ad una riforma che chiede sfide culturali al mondo del Terzo Settore, sfide di trasparenza, di controllo e di solidità di bilanci».
In tema di sfide per il Terzo Settore, Lucia Tacchino ha sottolineato quella della trasparenza: «È necessario che l’ente non profit sia gestito con criteri manageriali, il soggetto che eroga vuole verificare come sono impiegate le risorse. Se l’ente dimostra di collocarle bene, attrarrà maggiori contributi che consentiranno la crescita dell’ente, la sua strategia e il suo futuro».
Anche per don Vergine «la riforma è importante perché ci viene chiesto qualcosa in più in termini di attenzione e competenza. La sfida è quella di fare bene il bene. Non si può più fare alla meno peggio. La trasparenza e la legalità impongono di comunicare le tante opere buone compiute. E bisogna studiare e prepararsi per essere al passo con queste sfide».
Per Giovanni Lucchini «la sfida odierna impone una visione imprenditoriale e il coraggio di prendere decisioni per investimenti sul futuro, sulla base di strumenti tecnici adeguati».
Nella loro attività è altresì importante creare ponti con università, imprese, enti ecclesiastici, istituzioni, essere Terzo Settore in uscita, capace di creare sinergia. La corretta lettura e definizione di un progetto pone, quindi, il tema delle figure apicali e dirigenziali di questi enti che non devono trasformarsi in manager del profit ma devono gestire e conciliare la complessità organizzativa e gli obiettivi economici senza perdere di vista la mission degli enti non profit e senza snaturarsi nella loro identità di gestire risorse per il bene comune. In tal senso i manager del terzo settore devono essere rigorosi in quanto devono rispondere non solo ai soci ma anche alla valutazione esterna di terzi, e devono declinare competenze, fedeli alla propria mission, senza essere competenti in tutto.
Nel corso del webinar sono emerse altri aspetti relativi ai manager del Terzo Settore: l’importanza di preparare i passaggi generazionali, portando avanti giovani di qualità; la percentuale molto bassa dei neo laureati che scelgono il terzo settore ritenendolo poco attrattivo e remunerativo, salvo tornarci dopo l’esperienza nelle grandi aziende; comprendere che gli stipendi di manager competenti ed efficienti non sono un costo ma un investimento.
Per tali manager è molto importante la formazione attuata anche a distanza per conciliarla con gli impegni di lavoro. In questo campo ampia e qualificata è l’offerta formativa dell’Università Cattolica, illustrata dal professor Grumo, e visibile sulla pagina di Cattolicaper per il Terzo Settore.