Due storie che esprimono al meglio la «valenza simbolica» del camminare e il vasto insegnamento che offre. Una capacità di insegnare che il cardinale Tolentino ha descritto attraverso cinque semplici aspetti. Il primo è l’«importanza della conoscenza», intesa come «l’incontro radicale con se stessi» e lo «sconosciuto che ci abita». Il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk dice che il primo compito di uno scrittore è chiudersi in una stanza, rifuggire la consuetudine. Un concetto bene espresso dalla poetessa Emily Dickinson “Esplora te stesso! | Dentro te stesso troverai | il "Continente Inesplorato”.
Il secondo è «recuperare la sensibilità alla vita». Ci troviamo a essere «polivalenti», «iper-moderni», «multifunzionali ma sempre dipendenti da qualcosa» su cui si riflette poco. Talvolta, ha precisato Tolentino, vorremmo che «la vita avesse meno spigoli», «fosse più lineare». Tuttavia, il «contrasto è un dono», un’«opportunità che siamo chiamati a cogliere prestando vigile attenzione a ciò che ci viene detto». Quella stessa vigilanza di cui parla Gesù nel Vangelo.
Il terzo è «attivare l’arte inaugurale dello stupore», che ci obbliga a una «rivisitazione di quanto sappiamo di noi stessi», a «ricominciare come un rinascere». La vita infatti è «un flusso, un accadere sempre aperto, un interminabile atto di nascita».
Il quarto è «accettare il rischio». Credere è rischiare di credere, amare è rischiare di amare. «L’ora della maturità giunge solo quando un essere umano avverte un desiderio forte di assumersi tutti i rischi del proprio essere».
Il quinto e ultimo è «farci diventare complici del miracolo che Dio continuamente fa accadere». Perché «la rovina fatale dell’essere umano si produce quando rinunciamo a collegare la nostra vita a una porzione, seppure minima, di eternità. È allora che i miracoli diventano impossibili e noi moriamo».
Camminare, dunque, una parola semplice ma intrisa di significato. E a cui fornisce ulteriori sfumature don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena, che al termine della lezione ha dialogato con il cardinale portoghese. «Per camminare servono poche cose: uno zaino, il tuo ritmo, lo sguardo». Ciò che cambia nella vita è il «modo di guardare la vita». Basta pensare che quando abbiamo una bella meta da raggiungere «siamo meno stanchi», la fatica la sentiamo meno. Ecco allora il grande valore del cammino: «Si educa camminando, incontrando le persone. Quello che mi ha aiutato a crescere sono quei piccoli frammenti di quelle persone incontrate, rimaste negli occhi e nel cuore più che negli orecchi». La sapienza altro non è se non «intelligenza più cuore», «essenzialità».