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Un metodo di studio divenuto uno stile di vita

09 settembre 2021

Un metodo di studio divenuto uno stile di vita

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La nuova puntata di #laureedifamiglia è davvero un lungo viaggio generazionale che si snoda dagli anni Sessanta ai giorni d’oggi. Nonne, figlie e nipoti raccontano la storia della famiglia Castellanza con l’orgoglio di chi sente di appartenere a una storia e a una comunità forte come quella della Community Alumni.


È precisa, rigorosa, attenta come se scegliesse le parole nel rammentare i suoi anni di studio in Università Cattolica. Come se quel metodo di studio - che Carla Castiglioni racconta di aver appreso nelle aule dell’Ateneo di largo Gemelli - lo applicasse veramente nelle piccole e grandi cose della vita e della quotidianità.

Carla si è laureata nell’anno accademico 1968/69 in Lettere Classiche, con una tesi dedicata alla “Biblioteca Barbara Melzi di Legnano”, elaborata con il professor Giuseppe Billanovich come relatore. E riconduce proprio a quella serietà, a quella severità e rigore nell’insegnamento che ha sempre riscontrato nei suoi docenti - che non significava però non avere attenzione e riguardo per la persona e il modo di essere di ogni singolo studente - la “nozione” più importante appresa studiando in Cattolica.

Una nozione che si è tradotta per Carla in un vero e proprio stile di vita che, nel corso degli anni, ha infatti messo in pratica nella sua vita di mamma, di insegnante di liceo e nel suo impegno come volontaria in associazioni per la tutela dell’ambiente.

Ma c’è un’altra cosa che Carla ricorda sempre ripensando alla sua università: «quegli ambienti belli e accoglienti, che invitavano alla convivialità» e che rispecchiavano concretamente «quel senso di accoglienza e attenzione che si respirava frequentando le aule, i chiostri» ma soprattutto entrando - come era solita fare la studentessa Carla quando arrivava dal suo paese, Busto Arsizio, in Cattolica – la Cappella del Sacro Cuore e il giardino di Santa Caterina.

Un ambiente familiare, dove ti sentivi accolto, questo è il ricordo nel cuore dell’alumna Carla che scelse l’Università Cattolica perché già ci studiava sua sorella Luisa. Un ricordo che si compone di luoghi «architettonicamente splendidi che creavano un clima tranquillo, cordiale, protetto» ma soprattutto di persone di alto valore come i professori che ci tiene a ricordare: Piero Scazzoso, Giacomo Bascapé, Giovanni Guzzetti e il suo relatore Giuseppe Billanovich «severissimo, esigente, una volta mi strappò un foglio della tesi perché aveva visto un “do” erroneamente scritto con l’accento...  ». Tutti docenti che hanno saputo insegnare a Carla un metodo di studio che si è declinato «in un metodo di lavoro, in un orientamento nella vita, in un modo di procedere» che Carla ha voluto insegnare, a sua volta, con l’esempio, ai suoi figli.

Ed è stato così che la Cattolica è sempre stata una presenza importante nella vita della famiglia Castellanza, tanto che infatti tutte le quattro figlie di Carla si sono laureate nell’Ateneo del Sacro Cuore.

Facoltà di Lettere e filosofia per Giuditta e Maddalena, Facoltà di Economia e Giurisprudenza rispettivamente per Anna e Maria Elisa. Facoltà e corsi di laurea differenti per le sorelle Castellanza, che sono però tutte concordi nel riconoscere che c’è stato un profondo valore aggiunto dall’aver studiato in Cattolica. Per Maddalena – che dopo la laurea in Lettere classiche ha conseguito la laurea magistrale in Filologia moderna – è stato «la possibilità di vivere in un ambiente in cui lo studio viene valorizzato sotto tutti gli aspetti, da quello formativo a quello umano. Il valore aggiunto della Cattolica è di poter vivere nella sua totalità lo studio, come strumento per crescere, maturare come studente, come lavoratore, ma soprattutto come persona. Un valore che arricchisce il percorso di studi, trasformandolo in un’occasione di vita piena e condivisa. E ciò è possibile grazie al rapporto con le persone che vivono e rendono grande l’Ateneo del Sacro Cuore, vale a dire: i docenti, gli studenti, il personale amministrativo». Anche Anna, alumna della Facoltà di Economia con una laurea triennale in Economia delle imprese e dei mercati e una magistrale in Management per l’impresa e oggi Project manager-Supply Chain presso un’azienda americana, sottolinea che quello che ha fatto la differenza «è stata l’attenzione all’aspetto umano e della persona, non solo la preparazione nel percorso di studi. Emerge tuttora nel mio lavoro questo approccio “umano” che va al di là del raggiungimento dei soli risultati e obiettivi di efficienza e di profitto, ma che comprende tutti gli aspetti della realtà coinvolta, a partire dalla collaborazione costruttiva con le persone con cui lavoro. La passione e la dedizione per quello che faccio nascono dal desiderio di costruire, e lasciare, un segno positivo soprattutto come persona nell’ambito lavorativo. Concepisco il mio lavoro a servizio degli altri e non come semplice affermazione di sé, cosa che oggi prevale nel mondo professionale».

Per Maria Elisa invece, che dopo la sua laurea in Giurisprudenza è oggi un legale d’impresa, il valore aggiunto della Cattolica risiede – oltre che «nella preparazione altamente qualificata che è in grado di darti» – proprio nel suo elemento distintivo «l’essere una università “cattolica” nel senso più letterale del termine: un luogo dove la fede cattolica non teme il confronto con la ragione ma anzi esalta lo studio e l’approfondimento della realtà, nei suoi aspetti più variegati. In questo senso anche i tre esami di Teologia che, in quanto studente di tale Ateneo ho sostenuto per completare il percorso di studi, non li ho mai vissuti come un “dazio da pagare”, ma come una bella occasione di approfondimento delle ragioni della mia fede».

«Fondamentale è stato inoltre come la mia forma mentis e il mio modus operandi – aggiunge sempre Maria Elisa – sia stato forgiato proprio dai miei studi universitari: ho imparato dai docenti la grande passione per quello che studiavo, ma anche la determinazione e la precisione nell'approfondire ogni tematica, senza mai tralasciare punti aperti o questioni non risolte». E questo grazie all’incontro con professori molto competenti che, con le loro lezioni e il loro modo di essere, sono stati un esempio o una fonte di ispirazione per scelte professionali successive alla laurea. Maria Elisa non può non ricordare, con grande stima, il suo relatore professore Tullio Tranquillo e Francesco Realmonte, docente di Diritto civile, «una persona molto carismatica ma anche molto competente e fortemente appassionato alla materia. Sicuramente ha contributo a orientarmi anche nel mio lavoro prediligendo l'ambito civilistico».

Maddalena invece è particolarmente grata al professor Paolo Borruso con cui ha svolto la sua tesi magistrale in Storia della Storiografia contemporanea: «Grazie a questo docente ho imparato un metodo di studio e di lavoro che applico anche nella mia attuale professione. Grazie a lui, mi è rimasta l’interesse vivo per la Storiografia contemporanea, che sfocia spesso nell’interessarmi a saggi e libri sul tema. Inoltre, grazie all’attiva partecipazione delle sue lezioni, con i compagni di corso condivido tuttora amicizie che durano da anni».

Non ha dubbi invece Anna a identificare il professor Luigi Campiglio, docente di Politica economica, come suo mentor per la disponibilità al dialogo costruttivo e l’interesse che ha sempre dimostrato nei confronti della sua crescita e formazione come studente.

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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«La passione per la sua materia, gli approfondimenti proposti e l’apertura verso tematiche sociali ed economiche sia del territorio, sia internazionali del professor Campiglio mi hanno interessata e colpita fin da subito. Oltre ad accompagnarmi nel percorso della tesi, è stato un prezioso supporto e aiuto anche nelle scelte per il mio futuro. La mia tesi infatti – intitolata "Città ed eventi: territorio, sistema di relazioni e sviluppo economico. Il caso di Milano" - ha dettato il mio percorso professionale immediatamente successivo alla laurea, in quanto ho lavorato per tre anni e mezzo nell’organizzatore ufficiale di Expo Milano 2015, un’esperienza unica e davvero molto interessante».

Un riferimento importante è stato sicuramente anche Giorgio Simonelli, docente di Teorie e tecniche dell’informazione, per Giuditta che lo ebbe, nel 1994, come relatore della sua tesi sul tema “Progetto grafico e codici visivi nella strategia comunicativa dei quotidiani: tappe storiche e situazione attuale vista attraverso l’analisi de Il Giorno, Il Manifesto, La Repubblica, La Voce” e che poi, una volta laureata, ha intrapreso la strada del giornalismo televisivo e oggi lavora al TgR Lombardia.

Dalle parole delle sorelle Castellanza emerge chiaramente un sentimento di gratitudine nei confronti della Cattolica: per le opportunità offerte, per il valore immenso della cultura trasmesso e per le persone incontrate, che hanno reso quegli anni trascorsi in largo Gemelli un percorso di grande accrescimento. «Gli anni di studio in Cattolica sono stati sicuramente tra i più decisivi e importanti per la mia crescita personale e professionale. Sono stati anni ricchi di diverse esperienze all’interno dei chiostri, anni di relazioni importanti e dialoghi costruttivi” afferma Anna, a cui fa eco la sorella Maddalena sottolineando come siano stati “anni bellissimi di scoperta, incontri, sviluppi che hanno inciso molto su come sono ora e su come affronto quotidianamente le mie giornate».

Per la famiglia Castellanza l’Università del Sacro Cuore non solo è sempre stata una presenza viva e costante - grazie alla figura e ai ricordi di mamma Carla - ma ha costituito sempre, per tutte le sorelle, una scelta «naturale, ovvia, consequenziale».

«Al termine del liceo la mia decisione riguardo a quale università frequentare è stata paradossalmente semplice, perché in cuor mio avevo già deciso all’età di 8 anni che avrei voluto andare in Cattolica – racconta Anna-.  Il giorno della laurea di mia sorella maggiore, quando ho visto i chiostri e l’aula Pio XI dove lei ha discusso la tesi, sono rimasta così incantata per la loro bellezza che ho pensato subito che da grande avrei voluto, anch’io, studiare lì!».

Per Maddalena invece la decisione di immatricolarsi nell’Ateneo del Sacro Cuore è stata dovuta, da una parte, dal fatto che l’offerta formativa del corso in Lettere classiche era molto affine ai suoi interessi e più completa rispetto a quella di altre università, dall’altra che anche la mamma aveva frequentato lo stesso corso di laurea: «Mi ha sempre affascinato vedere come la sua preparazione e maturità fossero derivate dagli anni di studi in Cattolica - seppure 50 anni prima di me - ed è stata sempre lei a indicarmi l’importanza non solo del percorso di studi, ma anche dell’ambiente in cui uno coltiva le proprie passioni».  

Per Maria Elisa invece, oltre ai ricordi entusiasti della mamma, nella scelta di studiare in Cattolica ha avuto un certo peso un tenero ricordo della propria infanzia: «Da bambina ero abbonata alla rivista "Giovani Amici", edita dalla casa editrice Vita e Pensiero, legata all'Università Cattolica. La rivista organizzava, una domenica all'anno, la festa dei “Giovani Amici”, un vero e proprio ritrovo di tutti i piccoli abbonati nei chiostri della Cattolica. Rammento molto bene quelle super giornate, in cui con mia nonna prendevo il treno da Busto Arsizio, dove abitavo, e arrivavo a Milano - città frequentata se non per tale occasione, e ciò faceva sì che ai miei occhi di bambina la trasferta apparisse come un meraviglioso viaggio in un luogo lontano -, mangiavo al bar, ma a me sembrava di essere al ristorante, e poi solo corse e giochi tra le aiuole e i chiostri dell’Ateneo. È quindi normale che la Cattolica per me, fin da piccola, abbia rappresentato un luogo molto familiare».

Anche per Pietro, figlio di Giuditta e nipote di nonna Carla, iscritto al secondo anno del corso di laurea in Linguaggi dei media della Facoltà di Lettere, è stato determinante per scegliere dove immatricolarsi il fatto che alcuni suoi familiari l'avevano già frequentata. «Oltre alla nonna e alle zie, entrambi i miei genitori sono alumni Cattolica; i loro racconti dell’esperienza universitaria sono stati sempre molto affascinanti e divertenti e, anche se erano altri tempi, questo ha fatto crescere in me il desiderio di iscrivermi nello stesso Ateneo». Non meno importante è stato per Pietro scoprire un ambiente stimolante, grazie agli incontri organizzati durante le giornate di Open Day, e trovare un percorso formativo in linea con quello che si aspettava e che voleva studiare, nonché infine «un servizio di accoglienza in cui chi ha qualche difficoltà come me, in quanto DSA, possa sentirsi realmente accolto e accompagnato».

A pochi mesi dall’inizio della sua nuova vita universitaria Pietro si è ritrovato nel bel mezzo della pandemia da Coronavirus, e se, in un primo momento, c’è stato un po’ di disorientamento: «Di colpo non potevo più ascoltare dal vivo i docenti, parlare con loro, intervenire, studiare con gli amici e stare con loro nei chiostri» poi con la DaD si è facilmente riallacciato il legame con l’Università, anche se in modo differente.  

«Le prime volte i professori ci chiedevano di noi, come stavamo, e così è ripartito l'insegnamento e il rapporto con loro. La piattaforma era predisposta molto bene e i docenti hanno saputo usare sempre meglio le possibilità offerte dalle tecnologie, coinvolgendoci anche se eravamo lontani: alcuni facevano lezioni live, altri registravano e caricavano la lezione, aggiungendo poi eventuali live per dialogare con noi studenti, altri ancora usavano entrambe le modalità. E così anche se in modo diverso da come l'avevo immaginato – sottolinea Pietro - sono stati due anni interessanti, in cui ho potuto scoprire materie entusiasmanti».

Chissà se dopo Pietro ci saranno altri nipoti di nonna Carla che varcheranno l’ingresso dell’Ateneo di Largo Gemelli. Le esperienze positive, sia dal lato culturale che umano, gli incontri con professori che hanno saputo insegnare qualcosa oltre le loro discipline e le amicizie vere e ancora presenti nelle vite delle sorelle Castellanza fanno presupporre di sì. Anzi lo danno quasi per scontato.

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