«Grazie alla scoperta dei tre ricercatori che hanno vinto il Nobel - spiega il professor Claudio Giannetti, docente di Fisica condensata presso la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali - è stato dimostrato che è possibile usare dei veri e propri circuiti elettrici che hanno le stesse proprietà di, per esempio, singoli atomi, singoli elettroni o materia su scale spaziali piccolissime. Questi circuiti devono essere però fatti di materiali superconduttori, quindi raffreddati a temperature molto basse, affinché si comportino come sistemi quantistici».
La rivoluzione dei quantum-bit
«Questo non è solo un cambio di paradigma concettuale che ha anche aperto a tutta la rivoluzione del quantum computing. Questi circuiti elettrici possono essere utilizzati come quantum bit, che sono l'analogo quantistico del bit classico. Mentre il bit classico può assumere due valori, zero o uno, e quindi codificare in linguaggio binario qualsiasi informazione, dal punto di vista quantistico un singolo quantum bit può assumere non solo i valori zero e uno, ma qualsiasi tipo di valore intermedio. Si parla di sovrapposizione di stati e quindi il singolo q-bit contiene una quantità di informazioni molto più ricca e potenzialmente tanti q-bit, accoppiati l'uno con l'altro, possono essere utilizzati per risolvere problemi che un computer classico non può risolvere».
«Questi problemi - conclude Giannetti - hanno interesse dal punto di vista della protezione dei dati (crittografia quantistica) e di tutti i problemi di ottimizzazione, cioè trovare una funzione che ottimizza alcuni parametri, con applicazioni soprattutto nel campo della finanza, dell'ottimizzazione di portfolio in ambito finanziario, problemi di logistica, problemi che riguardano il traffico, l'automotive, e molti altri».