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White Coat ceremony, la Medicina senza frontiere

13 ottobre 2025

White Coat ceremony, la Medicina senza frontiere

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«State per rispondere a una vocazione che risale a Ippocrate, autore del Giuramento che fra poco reciterete: indosserete il camice bianco non solo come abito, ma come simbolo della fiducia che pazienti, famiglie e la società riporranno in voi, da oggi in poi. Ricordate che state entrando in una discendenza: la Medicina non viene mai costruita da una sola generazione. Essa viene tramandata, preservata, ampliata e condivisa: è un patrimonio che voi ereditate e avete il dovere di trasmetterla a chi verrà dopo di voi». Con queste parole il dr. Christos Christou, International President di “Medecins Sans Frontieres” – MSF, ha salutato le studentesse e gli studenti del quarto anno del Corso di laurea in Medicine and Surgery della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica nel suo Keynote Address alla White Coat ceremony che si è tenuta il 9 ottobre nell’Auditorium del campus di Roma dell’Ateneo.

La cerimonia – che rappresenta in Italia un rito di passaggio tra la fine del terzo e l'inizio del quarto anno di corso con il quale, attraverso la vestizione del camice bianco, i futuri medici entrano nella fase degli studi clinici  – si è aperta con i saluti istituzionali del professor Alessandro Sgambato, preside della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica: «Questa cerimonia sottolinea l'importanza per gli studenti di Medicina di impegnarsi a rispettare i valori che devono caratterizzare la loro attività professionale, fin dall'inizio della loro presenza nei reparti ospedalieri: il camice bianco è simbolo dell'impegno ad apprendere come curare al meglio chi ha bisogno di aiuto, a contribuire al mantenimento della salute dei pazienti e a condividere le conoscenze professionali con i colleghi. Nella Facoltà di Medicina dell'Università Cattolica uniamo l'eccellenza nell'assistenza sanitaria e nel servizio clinico con il prendersi cura dei pazienti con compassione e umanità: lasciate che questi valori guidino sempre la vostra vita e la vostra professione e sono certo che raggiungerete un grande successo come professionisti e come persone».

Di carità e empatia le parole rivolte agli studenti da don Alessandro Mantini, docente di Teologia e assistente pastorale nel campus di Roma: «Questa giornata segna un profondo cambiamento nel vostro percorso educativo: state per assumere per la prima volta la responsabilità del servizio. Ricordate sempre che davanti a voi ci saranno persone che, non per loro scelta, indosseranno un pigiama: si esporranno a voi in tutta la loro fragilità e faranno affidamento sulla vostra professionalità e carità. Ci sono camici bianchi perché ci sono pigiami per servire. Il camice simboleggia quindi il cuore della vostra missione, il vostro servizio e la vostra cura per gli altri».

Un articolo di

Federica Mancinelli

Federica Mancinelli

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È nei reparti e nelle corsie del Policlinico Gemelli che gli studenti entreranno tra pochi mesi ed è a tutti loro che si è rivolto il dottor Daniele Piacentini, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS: «È un grande onore partecipare a questa cerimonia, al contempo semplice, profonda, simbolica. Non è solo una tradizione accademica: il camice che state per indossare rappresenta le vostre competenze e la vostra empatia verso i sofferenti. State per entrare in un Policlinico universitario, non solo uno dei migliori ospedali d’Europa, ma un luogo in cui tutti condividono la stessa missione: curare e prendersi cura di ogni persona malata, in scienza e umanità. Benvenuti tutti al Policlinico Gemelli».

«Il Giuramento di Ippocrate ci ricorda che la medicina è arte così come una scienza e che il calore, l’empatia e la comprensione possono superare il bisturi del chirurgo o il farmaco del farmacista – ha proseguito il dr. Christou - Questo è il cuore del lavoro umanitario: nelle zone di conflitto, nei campi profughi o negli angoli più poveri del mondo spesso non disponiamo di attrezzature sofisticate, né di trattamenti avanzati. Ma ciò che possiamo sempre offrire è la nostra presenza, il nostro ascolto, la nostra solidarietà. A volte ciò che un paziente ricorda non è il farmaco che gli avete somministrato, ma il fatto che vi siete seduti accanto al suo letto quando il mondo lo aveva abbandonato. Umanità e solidarietà non sono valori astratti: si vivono in ogni visita, in ogni ferita medicata, in ogni mano tesa».

La Coating ceremony, la solenne cerimonia di vestizione degli studenti con la simbolica consegna del camice da parte dei docenti del Corso, è stata introdotta dalle parole del professor Giovanni Gambassi, presidente del corso di laurea in Medicine and Surgery: «Da questo momento in avanti, studiare Medicina non sarà più solo incamerare conoscenze, e per diventare veri medici non basteranno solo buoni voti. D’ora in poi si tratta di lavorare per uno scopo più grande: i vostri camici bianchi rappresentano un simbolo della fiducia che i pazienti ripongono in voi ogni giorno».

«Ricordate – ha continuato - che state intraprendendo una professione che si basa sulle relazioni e, soprattutto, sul contatto umano. Vi esorto, quindi, a mantenere un senso di umiltà: ascolterete meglio se penserete di non avere tutte le risposte; ed è così che svilupperete più conoscenza e sapienza e lavorerete al meglio per i vostri pazienti».


Nella mattinata il dr. Christou ha incontrato, nell’Aula Brasca del Policlinico Gemelli, le studentesse e gli studenti del Corso di laurea in un’interessante e partecipata on-on-one conversation su visione e missione dell’arte medica, declinata in concrete e diverse esperienze “sul campo” nelle aree del mondo in cui ogni giorno il presidente di MSF ha incrociato gli sguardi e le speranze di persone fragili e spesso sole e le loro richieste di aiuto, non solo medico e sanitario, ma anche umano, solidale e di prossimità, entrando in relazione con loro attraverso “the basic language of humanity”, il linguaggio davvero universale.

Sempre emozionante il momento della White Coat ceremony con la recita corale del Giuramento di Ippocrate - guidato dalla dottoressa Elena Jacchia, Alumna della Class 2023 -  che ha compendiato, e compendia da millenni, particolarmente in alcune sue parti, lo spirito e la lettera dell’intera cerimonia: «Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, "giuro di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica, il trattamento del dolore e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della dignità e libertà della persona cui con costante impegno scientifico, culturale e sociale ispirerò ogni mio atto professionale; di curare ogni paziente con scrupolo e impegno, senza discriminazione alcuna, promuovendo l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute", “di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà».

Quelle umanità e solidarietà che hanno accompagnato le parole conclusive del Keynote Address: «Indossando oggi i vostri camici bianchi e preparandovi a recitare il Giuramento di Ippocrate, ricordate questo: non state solo iniziando una carriera. State diventando parte di una tradizione che unisce la scienza con l'umanità, le capacità con la solidarietà, la conoscenza con l'umiltà. Il mondo in cui state entrando è frammentato e sfidante. E ciò di cui ha bisogno, forse più che mai, sono medici che incarnino l'umanità, che stiano accanto agli altri con un senso profondo di solidarietà, che sappiano offrire speranza».

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