È scomparso all’età di 93 anni, giovedì 11 dicembre, il professor Alberto Cova, emerito della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ordinario di Storia economica, aveva guidato la Facoltà come preside dal 1992 al 2008, promuovendone l’ampliamento anche nella sede di Roma attraverso l’istituzione di corsi interfacoltà nell’area economico-sanitaria. I funerali si svolgeranno sabato 13 dicembre alle ore 14.45 presso la Chiesa dell’Istituto Leone XIII, via Leone XIII, 12 - Milano. Il ricordo del professor Aldo Carera.
Il senso di appartenenza del professor Alberto Cova all’Università Cattolica del Sacro Cuore era fortissimo. Il suo impegno nella progettazione e nella realizzazione dei volumi sulla Storia dell’Ateneo era pervaso dalla convinzione che l’esistenza autentica di una grande istituzione, solida nelle sue radici, sicura del suo ruolo nel presente e lungimirante, richiedeva un vivo rapporto con la propria storia. Nell’attribuzione dei compiti tra chi con lui aveva tracciato il disegno dell’opera a sé aveva riservato il volume in cui sono raccolti i discorsi pronunciati dai rettori in occasione della solenne celebrazione inaugurale di ogni anno accademico. Questa esplicita riaffermazione dell’importanza delle fonti dirette su cui basare l’interpretazione storica richiama l’impostazione metodologica appresa direttamente da Mario Romani. Del resto, prima di assumere responsabilità di presidenza della Facoltà di Economia e commercio, ogni sua mattinata, talvolta giorni interi, era dedicata alla ricerca in archivio. A quelle carte si accostava con tutta l’umiltà che gli derivava da una formazione superiore tecnica e dall’essersi laureato come lavoratore studente iscritto al serale. Cosa di cui era molto orgoglioso, convinto com’era che il tempo della formazione non finisce mai soprattutto per chi, come lui stesso, aveva dovuto ricavare le ore di studio nelle giornate di lavoro e nella dedizione all’amata moglie e alle figlie.
Il suo scrivere, anche le pagine più impegnative, scorreva via semplice e chiaro, senza orpelli. La voglia di trasmettere i risultati delle sue ricerche gli faceva diventare lieve la fatica dello scrivere di cui talvolta si lamentava. Anche questo conta nel lavoro dello storico di vaglia: l’applicazione sulle carte, la sapienza nel connettere tra loro fatti e azioni solidamente contestualizzati, e la dote di trasferire idee chiare in pagine semplici che appagano il lettore, anche lo specialista, che da quelle pagine apprende sempre cose nuove.
Con queste doti di vero maestro senza mai atteggiarsi a maestro, l’antico studente dei corsi serali (quanto ci teneva a mantenere, da professore, quelle docenze oltre l’imbrunire, e poi di passo veloce per affrettarsi verso l’uscita di largo Gemelli prima della chiusura dei cancelli) si è applicato allo studio di una varietà di temi distinguendosi per una autorevolezza che gli è stata unanimemente riconosciuta anche al di fuori dei confini degli storici economici, nelle discipline economiche, talvolta con sua sorpresa a livello internazionale, anche se non era l’inglese la sua lingua.
La sua economia era l’economia che genera sviluppo in quanto si avvale dell’apporto delle istituzioni, in particolare delle istituzioni sociali, ed è in grado di definire relazioni economiche e strutturare interazioni tra le persone. La trama sottesa ai suoi studi è la trama dei rapporti di fiducia e di lealtà tra le persone, gli operatori economici e le istituzioni considerate in un arco cronologico esteso tra età moderna e seconda metà del Novecento in una casistica ampia e convincente. I suoi studi hanno lasciato un segno riconoscibile e riconosciuto nella storiografia economico sociale quando si è applicato alla storia della banca (esemplari i suoi studi sul Banco di Sant’Ambrogio e sulla Cariplo), quando ha messo a fuoco le potenzialità virtuose dell’attore pubblico (l’«economia mista»), della Ceca e dell’integrazione europea prima che diventasse tema corrente, della cultura e delle politiche economiche di matrice cattolica rilette in alcuni protagonisti (Amintore Fanfani, Vanoni, Francesco Vito …), le indagini sui processi di sviluppo locale. Negli ultimi anni si è dedicato a riprendere, approfondire e divulgare il pensiero e le iniziative culturali del suo maestro Mario Romani.
Oltre a questi interessi scientifici, e oltre le capacità di docente nella formazione accademica e nella formazione degli adulti, il professor Cova aveva una duplice grande passione che, negli anni più recenti, gli dava una duplice sofferenza. A fronte dell’avanzare del processo di disintermediazione che erode la forza delle rappresentanze sociali del lavoro e, di conseguenza, indebolisce il tessuto su cui si reggono le istituzioni democratiche. E, d’altro lato, per la perdita di interesse per i temi della storia del movimento sociale cattolico. Ma da quella sofferenza ha tratto l’energia per spronarci con determinazione a non smarrire la strada aperta da Mario Romani quando ha fondato nel 1961, con il sostegno dell’Istituto Toniolo, l’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia e quando ha promosso, nel 1966, la pubblicazione del «Bollettino» dell’Archivio da lui stesso diretto. Al professore Cova va il merito di averci spronato a non temere di allargare ancor più lo sguardo degli interessi di ricerca oltre i confini nazionali e ad allinearci alle nuove formule editoriali, tanto che ora il «Bollettino» è open access.
Responsabilità cui non ci si può sottrarre a fronte della constatazione che i nostri tempi sono segnati dall’insofferenza per quella dimensione etica, necessaria regola comune della vita buona possibile quando si riscopre la tensione verso il bene comune. Quell’ordine cristiano della società di cui parlava Giuseppe Toniolo da lui studiato sulle impegnative pagine dell’Opera omnia. Altri tempi, in apparenza, quelli di Toniolo ma non per chi, come il professor Alberto Cova, ai suoi allievi ha insegnato che il filo della sua vita è stata una sostanziale profonda unità tra i vari campi e livelli della sua dedizione di studioso e di docente, non disgiunte dal suo impegno civile e della sua testimonianza di fede cristiana.