La cerimonia è proseguita con le prolusioni affidate al Premio Nobel Gbowee e al professor Aryeetey, accomunate dal potere trasformativo dell’educazione.
Non a caso Leymah Gbowee, che con il suo movimento femminile ha dato un impulso determinante alla fine della seconda guerra civile in Liberia favorendo così la costruzione della pace, ha raccontato che all’indomani del Premio si è dedicata a creare una fondazione per permettere alle ragazze di studiare. Ed è quello che tuttora fa la Gbowee Peace Foundation Africa (GPFA), che ha sede a Monrovia in Liberia e offre opportunità di sviluppo educativo e di leadership per donne e giovani.
«Sono convinta che l’educazione sia un’assicurazione sulla vita e l’istruzione un investimento a 360 gradi. Perché non si studia solo per arricchirsi, ma per trasformare sé stessi e il mondo, per dare dignità alle persone, per capire che, indipendentemente dal colore della pelle, siamo tutti esseri umani e dobbiamo rispettarci». È per questo che per la Premio Nobel «l’essenza della pace non è assenza di guerra, ma creazione di condizioni che diano dignità a tutti. Se ciascuno in un paese può dire di vivere “in dignità” allora in quel paese c’è la pace. Il valore della formazione sta nel riconoscere l’umanità dell’altro. È importante, in quest’ottica, lo scambio tra l’Università Cattolica e l’Africa per il confronto intellettuale, la ricerca e il riconoscimento dei doni e dei talenti reciproci».