Commozione e gratitudine. Così amici, parenti e colleghi hanno salutato venerdì mattina presso la Chiesa Gran Madre di Dio a Roma Rino Tommasi, storica voce e firma del giornalismo sportivo italiano, scomparso la scorsa settimana all’età di 90 anni. La sua carriera, legata indissolubilmente al tennis e alla boxe, è stata da “circoletto rosso”: 149 tornei slam, 13 olimpiadi, sette Super Bowl e più di 400 incontri di pugilato commentati. Tante le espressioni da lui coniate nel corso delle sue telecronache: da “punteggio isoscele” a “palla calante, volée perdente” passando per “sul mio personalissimo cartellino”, per non dimenticare le mitiche telecronache dai campi di tennis più prestigiosi del mondo con Gianni Clerici, storico compagno di avventura.
Proprio Clerici, scomparso nel 2022, ha raccontato il suo personalissimo rapporto con Tommasi in alcuni suoi scritti contenuti nel Fondo Gianni Clerici che è parte del Centro di documentazione e ricerca “Raccolte Storiche” dell’Università Cattolica, sede di Brescia. Una coppia divertente, affiatata ma definita «strana» dall’ex tennista: «Rino è [...] quanto di più diverso da me si possa immaginare». Nell’autobiografia emergono tantissimi tratti differenti sotto molti punti di vista, visto che Clerici raccontava di come Tommasi «nonostante sia l'uomo più pacifico del mondo si crede di estrema destra, mentre io non sono mai riuscito a trovare una collocazione politica, se non democratica. Infine, e non so se posso permettermi di dirlo, al contrario di me è un autentico macho». Inoltre, se Gianni non poteva fare a meno di mostre artistiche e di teatro, Rino viveva benissimo senza ma a differenza di Clerici – che non aveva mai voluto possedere una tv - «aveva un interesse morboso per la televisione». Due persone quindi agli antipodi, per connotazione politica e per interessi. Nonostante ciò, «non siamo mai riusciti a litigare neppure una volta, durante vent’anni di trasmissioni televisive».