Web reportage | 13 MAGGIO 1981: L'ATTENTATO A GIOVANNI PAOLO II

"Hanno sparato al Papa"

12 maggio 2021

"Hanno sparato al Papa"

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Sono le 17.19 del 13 maggio 1981. Papa Giovanni Paolo II, in piedi sulla “papamobile” scoperta, sorride alla folla che in Piazza San Pietro sta partecipando all’Udienza.

All’improvviso due colpi di pistola, il Papa si accascia sul sedile. Il primo proiettile colpisce l’addome, il secondo la mano. Nei minuti più delicati del Pontificato che cambiò la storia del mondo, Karol Wojtyla viene trasportato al Policlinico Gemelli, cambiando anche la storia dell’ospedale dell'Università Cattolica.

Come ha ricordato il Rettore Franco Anelli nel suo intervento per i quarant'anni di questo drammatico evento, «nel nostro Policlinico, tra la gente del Gemelli, irruppe in quei giorni la storia, con la potenza di un evento in sé sconvolgente – angosciante per ogni cristiano, preoccupante per tutti i cittadini di un mondo diviso e inquieto – che tutti sentiamo di avere in prima persona vissuto, perché le immagini ci hanno portato sul luogo del dramma, con un coinvolgimento e una simultaneità senza precedenti».

Rettore: Università Cattolica e San Giovanni Paolo II, un legame particolare e profondo.

«Ma quello che è accaduto - aggiunge il Rettore - non è per la nostra Università e per il Policlinico consegnato al passato. È stato l’inizio di un particolare e profondo legame che tuttora ci unisce, attraverso un sentimento di particolare devozione a San Giovanni Paolo II. Un legame costruito su un dialogo fatto, più che di parole, di gesti che sono testimonianza: l’accettazione della sofferenza, l’offerta incondizionata di sé alla propria missione; la cura, fino alla soglia di quanto la conoscenza e la passione dell’uomo possono».

CattolicaNews ha chiesto ad alcuni testimoni diretti di quelle ore e di quei giorni di raccontare l’esperienza di quarant’anni fa, accanto a contributi di riflessione e di analisi sul Pontificato di San Giovanni Paolo II.

Il racconto di quelle ore è di Cesare Catananti, allora giovane medico di Direzione Sanitaria, poi direttore generale del Policlinico universitario fino al 2012. A cui si aggiungono le testimonianze di due giovani medici dell'epoca: Giovanni Battista Doglietto, assistente del professor Francesco Crucitti - il medico chirurgo che operò più volte il Santo Padre - poi divenuto docente di Chirurgia generale e  Rocco Bellantone, attualmente preside della Facoltà di Medicina e chirurgia. La riflessione sul papato è di S.E. Mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale di Ateneo. In due podcast le analisi dei professori Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica e Armando Fumagalli, docente di Filosofia e teoria dei linguaggi rispettivamente sul quadro internazionale degli anni '80 e sull'impatto mediatico dell'evento.

Un articolo di

Redazione

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Il racconto dei primi minuti vissuti dal professor Cesare Catananti, nel 1981 collaboratore diretto del Direttore Sanitario del Policlinico Gemelli e fino al 2012 Direttore generale dell’ospedale universitario.


Son passati 40 anni ma i ricordi di quei momenti sono quanto mai vivi e forti. All’epoca ero un giovane collaboratore dell’allora Sovrintendente sanitario, il professor Luigi Candia a cui, da un punto di vista organizzativo, toccò il compito di gestire una situazione che definire complessa sarebbe un eufemismo. E così, al suo fianco, ebbi l’opportunità di vivere un esperienza davvero “storica”.

Vado per flash di immagini e di emozioni.

Innanzitutto la tensione lucida che si coglieva sul volto di quanti erano presenti intorno al tavolo operatorio. Non era una situazione comune. E lo sapevano. E poi, fuori della sala, nel corridoio antistante, lo sguardo sperduto di Don Stanislao Dziwisz, il fedele Segretario del Papa. In piedi, appoggiato ad una parete, attonito e impaurito. Pregando.

Quello che è accaduto è stato l’inizio di un particolare e profondo legame che tuttora ci unisce, attraverso un sentimento di particolare devozione a San Giovanni Paolo II

Franco Anelli, Rettore Università Cattolica del Sacro Cuore

E fuori dal blocco operatorio, il caos. Mentre l’equipe, diretta dal professor Francesco Crucitti, stava affrontando il delicato intervento chirurgico, una ressa incredibile di persone si era affollata per avere notizie. In molti volevano entrare ma dovevano essere gentilmente respinti. Colleghi, politici, ecclesiastici.

L’intervento chirurgico era iniziato poco prima delle 18 e due ore dopo si rese indispensabile dare un’informativa ufficiale alla stampa, al mondo intero.

Il professor Candia ne parlò con il professor Renato Buzzonetti, il medico personale del Papa, e alle ore 20 lo stesso professor Candia buttò giù velocemente il primo bollettino. Preparato e battuto a macchina in Direzione Sanitaria. Direzione sanitaria che era stata letteralmente invasa da una folla di “Autorità”. Ricordo benissimo il Presidente Pertini, emozionato e loquace, e, tra i tanti politici, l’On. Claudio Martelli.

Un secondo bollettino fu dato intorno all’una, a intervento felicemente riuscito, e dopo che il Papa era stato trasferito al Centro di rianimazione. Questa volta le informazioni furono più dettagliate sia sui componenti dell’equipe che sull’atto chirurgico e le condizioni del paziente. E, poi, il 19 maggio il trasferimento nel reparto di degenza, al famoso 10° piano.

In quell’ “Appartamento” che, di fatto, divenne un’estensione del Palazzo Apostolico, con tutte le intuibili esigenze di sicurezza che, viste le circostanze, acquisivano caratteristiche del tutto speciali. La Gendarmeria Vaticana - all’epoca “Servizio di Vigilanza” - costituì un vero e proprio cordone intorno a quell’ “Appartamento”, in stretta collaborazione con gli uomini della “Vigilanza” del Gemelli e con le Forze dell’ordine italiane.

Un’altra novità con cui ci si dovette confrontare fu quella dell’attenzione dei media. La cosa, indubbiamente, contribuì a dare notorietà al “Gemelli” ma talvolta fu difficile gestire certi giornalisti interessati non tanto alle notizie quanto a possibili scoop. Ci fu nei primissimi giorni una sorta di caccia a chi aveva da dire qualcosa e fu data voce anche a chi era all’oscuro di tutto. Si rese, così, indispensabile un richiamo di ordine generale ribadendo che la voce ufficiale erano solo i bollettini dell’equipe medica.

C’erano poi i fotografi che si nascondevano da tutte le parti per tentare di rubare qualche immagine del Papa. Per bloccare alla radice questi tentativi la Segreteria di Stato decise di diffondere una foto del Papa nel suo letto di degenza. E, al momento, la cosa, fu risolta.

E a proposito della Segreteria di Stato ho un ricordo, che vale anche per i ricoveri successivi, che mi è rimasto particolarmente impresso. L’accuratezza meticolosa di Sua Eminenza Agostino Casaroli nel limare i bollettini medici, ponendo la massima attenzione su cosa dire e a come dirlo.

Papa Giovanni Paolo II ricoverato al Gemelli

Altra esigenza da affrontare, e del tutto nuova, fu quella di creare un’area specifica destinata al “Protocollo“ della Santa Sede. L’illustre paziente, oltre ad essere Capo della Chiesa era anche di Capo di Stato e bisognava, pertanto, offrire ad ambasciatori e personalità che volevano esprimere la loro solidarietà al Papa, la dovuta accoglienza. E, così, allo scopo furono individuate due stanze proprio nelle immediate vicinanze dell’ingresso principale.

Quei giorni, per dirla in breve, furono una sorta di “battesimo del fuoco” che, considerando appunto i successivi ripetuti ricoveri, consentì, di dare al Papa e alla Chiesa il meglio di cui si fosse capaci.

Fu un evento di rilevanza mondiale che indubbiamente segnò anche la storia personale di quanti, in qualche modo, furono coinvolti nella vicenda. Ma quelle due settimane di degenza segnarono anche la storia del Policlinico “Agostino Gemelli”.

E si deve al professor Renato Buzzonetti, piace ricordarlo, la scelta del “Gemelli” come luogo di cura per il Pontefice. E la nostra istituzione, credo si possa affermare, non tradì questa fiducia. Nei mesi e negli anni a seguire, purtroppo per Giovanni Paolo II, i ricoveri si susseguirono tanto che lo stesso Pontefice volle gratificare il Gemelli. in un famoso messaggio dal 10° piano, “ Vaticano Terzo”, dopo Piazza San Pietro e Castel Gandolfo.

Pannello della mostra "Il dolore salvifico" allestita al Policlinico Gemelli in occasione del Centenario della nascita di Papa Giovanni Paolo II

Si trattò certamente di una grande responsabilità per chi ebbe in cura Giovanni Paolo II, ma lo fu anche per l’istituzione “Università Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico Agostino Gemelli”.

Una responsabilità e un onore di cui essere fieri e orgogliosi.

Il 13 maggio, dopo l’attentato alla mia vita, ho trovato immediatamente un aiuto efficace in questa casa, che porta il nome di Policlinico Gemelli

Papa Giovanni Paolo II, 14 agosto 1981

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