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Laudate Deum, le voci dell'Università Cattolica

19 ottobre 2023

Laudate Deum, le voci dell'Università Cattolica

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Mercoledì 4 ottobre 2023 è stata pubblicata l'Esortazione apostolica Laudate Deum. Con questo testo, diffuso nel giorno del Santo di Assisi, Papa Francesco completa e specifica l'enciclica Laudato si' del 2015, dedicata all'ecologia integrale. Un grido di allarme per una crisi climatica che si fa sempre più grave, e al tempo stesso una chiamata alla corresponsabilità di fronte all’emergenza del climate change, prima che sia troppo tardi. L’esortazione guarda in particolare alla COP28 che si terrà a Dubai tra fine novembre e inizi di dicembre. Insieme ai docenti dell'Università Cattolica abbiamo analizzato e approfondito il messaggio del Santo Padre.

Il professor Roberto Zoboli, direttore dell’Alta Scuola per l’Ambiente, sottolinea come nella Laudate Deum «gli sforzi della comunità internazionale siano considerati insufficienti rispetto alla dimensione del problema, ed è forte l’esortazione a raggiungere più ambiziosi impegni nella prossima COP28 di Dubai, anche con una forte assunzione di responsabilità dei paesi avanzati».

 

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Redazione

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«L’Esortazione – prosegue Zoboli - afferma infatti, su questo, che la colpa non è dei paesi poveri, che danno un piccolo contributo alle emissioni globali e ne subiscono invece le massime conseguenze negative. Si riprende in tal modo l’idea originaria della governance globale del clima basata sul principio di ‘responsabilità comune ma differenziata’, principio che sembra essere entrato in ombra degli sviluppi più recenti delle politiche globali».

Crisi climatica globale, un rischio esistenziale per l’umanità - R. Zoboli

«Su questo fronte - conclude - alla COP28 dovrà essere rilanciato il sistema della finanza globale per il clima, vale a dire quei flussi di finanziamento per transizione energetica e climatica che va da paesi donatori ricchi a paesi poveri riceventi. L’impegno finanziario già adottato nelle COP precedenti, 100 miliardi di dollari anno, non è stato raggiunto ed è invece essenziale per raggiungere risultati globali di partecipazione dei più deboli allo sforzo globale».

«Il Papa - spiega Simona Beretta, direttrice del Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa - parla del paradigma tecnocratico sottolineando “che si nutre mostruosamente di sé stesso”. Questo paradigma “può isolarci da ciò che ci circonda e ci inganna facendoci dimenticare che il mondo intero è una zona di contatto”. Qui, la sfida alla ricerca e all’insegnamento universitario si fa radicale, proprio perché riguarda il rapporto con la realtà. Esiste una realtà fuori di noi, che possiamo utilizzare come un oggetto manipolabile da piegare ai nostri scopi? Oppure siamo anche noi parte della realtà, da contemplare e da venerare nel suo ultimo mistero? Una realtà da penetrare con l’umiltà e con la libertà di chi non ha interessi precostituiti o pregiudizi ideologici? Fa davvero una gran differenza, credo: si tratta di libertà contro schiavitù del potere, subìto o esercitato». 

Libertà contro schiavitù del potere - S. Beretta

«Il secondo esempio - aggiunge Beretta - è almeno altrettanto sfidante. Si tratta dell’esigenza del “multilateralismo dal basso” in un momento storico di grande debolezza della politica internazionale. Non è fantasia, ma concreta possibilità: “La globalizzazione favorisce gli scambi culturali spontanei, una maggiore conoscenza reciproca e modalità di integrazione dei popoli che porteranno a un multilateralismo “dal basso”. Ormai dovremmo essere consapevoli che non si vive del solo binomio stato-mercato, né a livello locale né a livello globale. Per una prospettiva multipolare, servono strumenti nuovi di multilateralismo - non una riedizione aggiornata di tali strumenti, ma una loro riconfigurazione. “Persone impegnate dei Paesi più diversi si aiutano e si accompagnano a vicenda” possono generare “spazi di conversazione, consultazione, arbitrato, risoluzione dei conflitti, supervisione e, in sintesi, una sorta di maggiore 'democratizzazione' nella sfera globale”».

La professoressa Laura Zanfrini, sociologa del nostro Ateneo - evidenzia l'importante ruolo che l’Università, e l’Università Cattolica in special modo, è chiamata a giocare con convinzione e consapevolezza rispetto ad alcune preoccupazioni che traspaiono, anche se non sempre direttamente esplicitate, dall’Esortazione. Tre in particolare.

«In primo luogo, la produzione e la diffusione di conoscenze saldamente ancorate alla ricerca scientifica e ai principi dell’umanesimo integrale, capaci di imporsi nella giungla delle fake news e di un’informazione superficiale che alimenta la confusione, la diffidenza, la disillusione, dando così fiato a quella tendenza a negare, nascondere, relativizzare, ridicolizzare i segni del cambiamento climatico. Collegato a questo, l’impegno a rendere intelligibili a tutti le grandi trasformazioni che ci stanno intorno, attraverso un paziente esercizio di “traduzione” delle informazioni e dei saperi: coerente con la tradizione del nostro Ateneo (penso in particolare alle innumerevoli iniziative nei campi della formazione permanente e della promozione culturale), tale compito è oggi chiamato a rinnovarsi per rendere la nostra società non solo più inclusiva, ma anche più autenticamente democratica».

 Climate Change, tre sfide per le università - L. Zanfrini

«Infine, dalla lettura della Laudate Deum colgo un incoraggiamento a ridefinire il senso del nostro lavoro coi più giovani e della nostra stessa presenza nell’arena pubblica proprio attraverso l’“offerta di senso”. Il senso della vita, del lavoro e dell’impegno, da afferrare nel confronto con l’universo e le sue molteplici relazioni e attraverso la bellezza che c’è nel mondo, sulle orme di Gesù che, “quando percorreva ogni angolo della sua terra, si fermava a contemplare la bellezza seminata dal Padre suo, e invitava i discepoli a cogliere nelle cose un messaggio divino”.

Per don Roberto Maier, teologo dell’Ateneo, «il Papa non teme di dire ciò che molti già sanno: l’insufficienza della nostra risposta alla crisi climatica, la fragilità delle istituzioni internazionali, che non riescono ad "assicurare la realizzazione di alcuni obiettivi irrinunciabili", il procedere incerto delle Conferenze sul clima, nonostante le quali "le emissioni globali hanno continuato a crescere" , persino l’insufficienza dell’impegno di ciascuno a uno stile di vita diverso, poiché "le soluzioni non verranno solo da sforzi individuali"» . Eppure, insieme, ne proclama a gran voce la necessità: «non si tratta di sostituire la politica», né di mandare a casa la vecchia diplomazia, né di "non aspettarsi nulla" dalla COP28 di Dubai, né, tanto meno, di umiliare la trasformazione culturale che si genera nel «profondo della società» grazie al cambiamento dello stile di vita di ciascuno. Di tutto questo, e di molto altro ancora, abbiamo bisogno».

Deboli e necessari - R. Maier

«Papa Francesco – conclude Maier - come nell’iconica scena del 27 marzo 2020, quando, durante la pandemia, ha attraversato la grande piazza da solo – si è già incamminato su questa stessa strada di debolezza e necessità. In Laudate Deum la parola del papa è così essenziale e priva di retorica da apparire come un puro appello. Diventa così un sacramento del principio che annuncia: esponendosi a una risposta globale, senza la quale risulterebbe del tutto vano, ha la debolezza di un domandare; e questa debolezza, che convoca tutti all’opera della cura, era assolutamente necessaria».

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