L’Esortazione Apostolica Laudate Deum riafferma con ancora maggior forza alcuni messaggi fondamentali della Laudato Si’, in particolare sul cambiamento climatico. Facendo propri i risultati della ‘scienza del clima’ prodotta dal lavoro di migliaia di scienziati dell’IPCC, la Laudate Deum indica nella crisi climatica globale un rischio esistenziale per l’umanità, contro negazionismi e cattiva comunicazione. Per questo, gli sforzi della comunità internazionale sono considerati insufficienti rispetto alla dimensione del problema, ed è forte l’esortazione a raggiungere più ambiziosi impegni nella prossima COP28 di Dubai, anche con una forte assunzione di responsabilità dei paesi avanzati.
La Laudate Deum afferma infatti, su questo, che la colpa non è dei paesi poveri, che danno un piccolo contributo alle emissioni globali e ne subiscono invece le massime conseguenze negative. Si riprendi in tal modo l’idea originaria della governance globale del clima basata sul principio di ‘responsabilità comune ma differenziata’, principio che sembra essere entrato in ombra degli sviluppi più recenti delle politiche globali. Su questo fronte alla COP28 dovrà essere rilanciato il sistema della finanza globale per il clima, vale a dire quei flussi di finanziamento per transizione energetica e climatica che va da paesi donatori ricchi a paesi poveri riceventi. L’impegno finanziario già adottato nelle COP precedenti, 100 miliardi di dollari anno, non è stato raggiunto ed è invece essenziale per raggiungere risultati globali di partecipazione dei più deboli allo sforzo globale.
Ma è soprattutto nella sua componente di esortazione etica e morale che la Laudate Deum conferma la necessità di una profonda revisione dei nostri modelli di vita, di assetto dei rapporti economici e sociali, di aspirazioni individuali, insieme ad una forte necessità di uso delle tecnologie a fini di bene comune, di ricostruzione di quella unità che lega tutto di fronte alla profonda separazione che indebolisce il nostro modello antropologico.
È questo il terreno più sfidante e complesso, dove più spesso sorgono barriere culturali, visioni corte, predominio dello status quo anche di fronte ai benefici che la transizione di sostenibilità potrà portare di generazione in generazione. Per questo la Laudate Deum fa appello alla percezione dei ‘legami invisibili’, e invita a ritrovare la radice ultima del nostro essere, via fondamentale di robustezza di fronte alla fragilità delle costruzioni politiche e alla resilienza degli interessi.
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