Oggi Giorgio Armani è Presidente e Amministratore delegato del Gruppo Armani, tra le aziende della moda e del lusso leader nel mondo, con 8.304 dipendenti e nove stabilimenti di produzione. Il Gruppo disegna, produce, distribuisce e vende direttamente prodotti di moda e lifestyle quali abbigliamento, accessori, occhiali, orologi, gioielli, cosmetici, profumi, mobili e complementi d’arredo e opera nell’ambito della ristorazione e dell’hotellerie. «L’impulso ad allargare lo sguardo dall’oggetto al contesto è stato radice e conseguenza dell’espansione globale del marchio Armani, che oggi definisce uno “stile” non solo nell’abbigliamento, ma in vari settori di quello che viene in una parola definito il lifestyle», afferma il Rettore Anelli. «L’eclettismo delle scelte imprenditoriali non contraddice, anzi al più esalta, la coerenza umanistica dell’ispirazione: dalla giacca destrutturata, la più iconica delle creazioni di Armani, è nato per contiguità un progetto di casa, di albergo, di luogo di intrattenimento, attraversando le antiche passioni per il cinema e per lo sport ed estendendosi a profilare una personale interpretazione del glamour: “Dietro c’è il mio occhio e dentro c’è il mio gusto”, dice Armani. All’orizzonte, c’è il futuro».
Il discorso del Rettore
«Con coraggio e con fiducia, ho sempre coltivato con fierezza la mia indipendenza», racconta Armani. «Il mio è stato un percorso lungo e a tratti complesso, ma i momenti difficili sono riuscito a superarli con l’impegno, la dedizione e il rigore. Valori che ho assimilato in famiglia, gli stessi che raccomando di seguire per dare forma a ciò in cui si crede, ancor di più oggi che si moltiplicano i successi effimeri: perché quel che richiede impegno, invece, dura». «Armani ha saputo seguire la sua stella, il suo desiderio, ciò che sente più autenticamente in sintonia con il suo animo e i talenti che sa di possedere», dice Fellegara. Secondo la quale il vissuto di Giorgio Armani, partito da Piacenza «all’incrocio di molte vie potenzialmente percorribili, ricorda ai nostri giovani di essere accoglienti e intraprendenti, di vivere il percorso universitario come soglia da attraversare, da cui muovere per conoscere il mondo. Insegna che ognuno ha la responsabilità di scoprire chi è, e poi di essere sé stesso in modo semplice e serio. Il suo cammino dice che cosa significhi cercare una strada partendo dalla periferia, di cui Papa Francesco ci ricorda oggi la straordinaria centralità; che cosa significhi avere visione, avere costanza, avere coraggio: doti che si aggiungono alla genialità e a talenti straordinari».
La Laudatio
«Il destino mi ha messo a dura prova quando è scomparso Sergio Galeotti, il primo a credere davvero nel mio talento», racconta Armani. «Con lui, nei primi dieci anni di lavoro abbiamo costruito le basi. Quando è scomparso, molti pensavano che non ce l’avrei fatta, ma grazie alla mia caparbietà, all’aver vinto la sempre presente timidezza e al sostegno delle persone a me vicine sono riuscito ad andare avanti. Ho parlato di me, in questo discorso, pensando soprattutto a voi studenti», conclude. «Con la mia storia vorrei essere un esempio, uno stimolo. E ricordare a tutti che il lavoro vero porta lontano». Non a caso, come ha ben sottolineato il Rettore, «la laurea che oggi viene conferita non è una celebrazione retrospettiva, ma una tappa di un percorso creativo dal quale ancora molto ci attendiamo».