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La Facoltà di Psicologia compie 25 anni
Radicata nella tradizione degli studi di Padre Gemelli, ha vissuto anni di trasformazione ed è pronta ad affrontare le sfide del futuro con nuove professionalità
| Emanuela Gazzotti
03 settembre 2024
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Tutti seduti in cerchio o liberi di muoversi nello spazio guardandosi negli occhi: lezioni singolari, a teatro ma non propriamente di teatro, dove si parlerà, ci si confronterà, si andrà in scena.
Avrà questa struttura flessibile il corso “Competenze relazionali per le professioni d’aiuto: gli strumenti del teatro” che l’Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli (ASAG) e il Servizio Formazione continua dell’Università Cattolica avvieranno a breve con le psicologhe dell’Ateneo Annella Bartolomeo e Federica Biassoni e i coniugi Giacomo Poretti e Daniela Cristofori.
Rivolti agli operatori della relazione di aiuto (come psicologi, medici, personale sanitario, educatori, animatori, insegnanti), i cinque incontri proposti tra il 12 ottobre e la fine di novembre, che si svolgeranno presso DeSidera - Teatro Oscar a Milano, si pongono l’obiettivo di mettere insieme due ambiti, quello psicologico e quello teatrale, condividendo strumenti e percorsi di conoscenza di sé e di promozione delle competenze personali in ambito professionale.
«Questo corso rappresenta un'importante opportunità per integrare concretamente la sapienza del teatro con la scienza della psicologia – ha dichiarato il direttore del corso e preside della Facoltà di Psicologia dell’Ateneo Alessandro Antonietti –. Infatti, l'esperienza teatrale è una miniera di riflessioni, tecniche, spunti che possono contribuire a potenziare le skills fondamentali del lavoro con gli altri e la psicologia può aiutare a capire perché sono valide e a usare tutto ciò con consapevolezza».
Gabriele Allevi, coordinatore organizzativo del corso e direttore di DeSidera – Teatro Oscar ha aggiunto che «il Teatro de Gli incamminati dopo quarant’anni di storia e cinque al Teatro Oscar si lancia volentieri in un ambito non ancora esplorato, quello della formazione teatrale più in generale rivolta agli operatori nelle professioni di aiuto».
«Durante i cinque incontri del corso vogliamo promuovere attraverso il teatro e le conoscenze della psicologia diversi aspetti della relazione per poi sollecitare le persone a riflettere su come l’ambito che si approfondisce ricada sul proprio lavoro» – ha specificato Bartolomeo.
Grazie a un “diario di bordo” i partecipanti potranno rielaborare il lavoro svolto durante le lezioni e provare a concretizzarne i frutti sul luogo di lavoro. Sarà preziosa l’occasione di mettere, per così dire, le mani in pasta attraverso un testo di Dino Buzzati rivisitato da Daniela Cristofori, che sarà utilizzato come canovaccio per lavorare insieme e per la costruzione dello spettacolo finale.
Il corso vuole essere un aiuto alla conoscenza di sé e alla scoperta di aspetti che possono migliorare i rapporti tra le persone. «Spero di trasmettere l’aspetto gioioso e giocoso del teatro – ha detto l’attore, regista e direttore di DeSidera – Teatro Oscar Giacomo Poretti – e questo avviene partendo dai fondamentali, ovvero gli esercizi di dinamicità, di relazione tra le persone che stimolano interesse e curiosità. Lavorando sulla postura e la voce emergono aspetti che le persone non pensano di avere. Mi interessa che scoprano che tutti abbiamo un’attitudine alla fantasia, alla gioia, al gioco. Emozioni e dinamismo insieme».
Ciò che si attuerà durante il corso è una sorta di «percorso al contrario: si parte dall’esperienza per poi fare una connessione cognitiva con ricaduta nel proprio lavoro – ha aggiunto la psicoterapeuta e artista Daniela Cristofori –. La restituzione finale sarà la parte più bella dell’unicità di ciascuno. È un po’ come quando inforni una torta, riapri e vedi che comincia a crescere, si dora e si rifinisce fino al prodotto finale».
Lasciando andare le difese personali, mettendosi in ascolto e fidandosi «si può avere un’intuizione e una soluzione – ha aggiunto Daniela –. L’alleanza terapeutica non passa sul piano razionale, occorre attraversare l’esperienza del paziente». E per questo è utile esercitarsi a essere qualcuno che abitualmente non sei, a recitare parti e ruoli che non eserciti mai.
Ma tutto questo sarà a porte chiuse, e se si dovesse mettere in scena lo spettacolo davanti a un pubblico? «La percezione cambierebbe perché sarebbe diverso lo stato d’animo dell’attore. Cambia anche la gestione dell’ansia e della prestazione quando si esce dal laboratorio e si sta davanti a un pubblico – ha concluso Giacomo».
Insomma, è una sfida con sé stessi, un mettersi in gioco fino in fondo con la finalità di vivere la cura dell’altro in modo più empatico e con più strumenti nella cassetta degli attrezzi per trovare nuove soluzioni. Questo si propone di realizzare il corso a cui è possibile iscriversi entro il 23 settembre consultando il programma a questo link.
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