Garantire l’alimentazione, facendolo in un’ottica che sposi la sostenibilità. La tesi di dottorato di Eleonora Potenza, 29 anni, ci riguarda tutti da vicino. Dopo avere svolto l’università a Catania, studiando Scienze e tecnologia agraria, Potenza è arrivata a Piacenza per cominciare il suo percorso Phd frequentando la Scuola di dottorato per il sistema agroalimentare Agrisystem. La ricercatrice si è occupata di sistemi agrivoltaici, ossia sistemi che combinano sinergicamente l’attività agricola e gli impianti fotovoltaici: una soluzione per combattere il cambiamento climatico e minimizzare il dibattito energia-cibo, permettendo la produzione di cibo e allo stesso tempo la produzione di energia sullo stesso suolo, favorendo la transizione energetica.
Gli obiettivi della sua ricerca, spiega Potenza, sono stati innanzitutto due: per prima cosa studiare gli aspetti fisiologici delle piante che crescono in un ambiente agrivoltaico, comprendere ad esempio il modo in cui una pianta si adatta all’ombra, fattore quest’ultimo molto presente in quel contesto dal momento che il pannello fotovoltaico ombreggia il suolo. «Capita infatti - dice la ricercatrice - che le piante che crescono in quell’ambiente abbiano caratteri morfologici differenti, come la direzione delle foglie o l’altezza, ma possono variare anche meccanismi interni, ad esempio quelli legati alla fotosintesi».
Detto che in modo particolare Potenza ha indagato la pianta di soia, la ricercatrice spiega che spesso ci si basa su modelli che simulano la crescita delle colture. In base a determinati parametri si prevede come la coltura risponde, si capisce ad esempio se il suo ciclo può essere anticipato o posticipato. «Il secondo obiettivo è stato appunto questo - chiarisce - raccogliere dati sul campo, per poi applicarli a modelli di simulazione in modo tale di perfezionarli».
L’attenzione di Potenza si è rivolta anche alla produzione energetica del pannello, con l’occhio puntato verso l’albedo, ovvero l’indice di riflessione della luce da un oggetto: «Le colture riflettono la luce in modo differente. Oggi si utilizzano pannelli bifacciali, che captano la luce sia da un lato sia dall’altro. Se si semina una coltura che riflette più luce di un’altra si produce inevitabilmente più energia».
Per approfondire la sua ricerca, Potenza ha svolto anche due periodi di studio all’estero: il primo a Wageningen in Olanda - «per studiare i modelli di crescita della coltura» precisa - la seconda in Svezia a Västerås. «Lì ho studiato il modello che potesse assicurare la produzione di energia dei pannelli».
E proprio in questo settore Potenza ha trovato subito lavoro. Ancora prima di terminare il percorso di dottorato Agrisystem è stata infatti assunta da un’azienda attiva nel campo delle energie rinnovabili. «Mi occupo di aiutare l’azienda sia nel valutare i progetti per renderli più sostenibili sia nel consigliare le tecnologie per integrare al massimo la parte agricola». «Ai fini professionali - prosegue - certamente il dottorato Agrisystem ha rappresentato una buona porta di ingresso, così come "Agrivoltaics 2022", la conferenza europea sull’agrofotovoltaico, svoltasi a giugno 2022, dove appunto sono entrata in contatto con l’azienda per la quale lavoro oggi».
E il futuro? «Per ora lo vedo qui - afferma - per almeno altri dieci anni l’agrivoltaico si svilupperà: sono stati presentati tanti progetti, ma si è in ritardo con i permessi del ministero. Subentrerà poi una fase di monitoraggio degli impianti. E io sono pronta».