San Francesco scelse di vivere come un mendicante, totalmente dipendente dalla carità degli altri, volle stare ai margini della società, eppure fu una figura centrale nella sua epoca: trascinò enormi folle, in pochi anni diede origine a un Ordine che si diffuse rapidamente in tutta Europa. Da dove nasceva tanto entusiasmo che giunge sino a noi, ad ottocento anni di distanza? Qual è la scintilla che ha suscitato un tale movimento? Hanno provato a dare una risposta a questo interrogativo, al Meeting di Rimini, ieri sera, Maria Pia Alberzoni, già docente di Storia medievale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, padre Francesco Piloni, ministro della Provincia dei Frati Minori dell’Umbria e il poeta e scrittore Davide Rondoni, presidente del Comitato nazionale per l’ottavo centenario della morte di san Francesco, pungolati dalle domande della scrittrice e traduttrice Annalisa Teggi, mentre Marco Villani, vice segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri ha tentato di stabilire un parallelismo tra lo spirito francescano e il servizio al bene comune a cui è chiamato un amministratore pubblico.
Secondo Maria Pia Alberzoni, la forza di Francesco non stava in un programma, che al contrario di altri santi non aveva. «L’aspetto affascinante della sua santità – ha sottolineato – era l’amicizia tra i frati che sapeva suscitare, una pienezza di vita che colpiva chi li incontrava». Proprio da questa amicizia che nasceva dalla consapevolezza di essere figli dello stesso Padre, e dunque fratelli, scaturiva, per la medievalista, il desiderio di pace, altro tratto caratterizzante di questa personalità e che la rende ancora così attuale. «Il saluto “Il Signore ti dia pace”, rivelato a Francesco – ha ricordato la studiosa – era un messaggio sconvolgente nella società comunale del XIII secolo, segnata da conflitti endemici e continua ad esserlo oggi».
Secondo padre Francesco Piloni, la modernità di questo gigante delle fede sta anche in altre due peculiarità: l’ascolto e la minorità. «All’uomo di oggi san Francesco insegna che per ascoltare - ha detto il religioso - occorre rallentare e che non ci si può porre con arroganza nei confronti degli altri». Attraverso episodi come quello del lupo di Gubbio o l’incontro con i briganti, il santo mostra che dietro il male si nasconde spesso un bisogno non ascoltato. La minorità, ha aggiunto Piloni, è una postura che riguarda tutti i cristiani e invita a relazioni autentiche e non dominate dalla prevaricazione.
Davide Rondoni ha evidenziato l’universalità di Francesco, «un santo che piace a tutti, anche in tempi di divisioni». La sua umiltà, ha spiegato, non nasceva da un temperamento, da un’inclinazione del carattere, ma dalla certezza di essere creatura di fronte a Dio: «Ciò che lo colpiva di più era che la vita, donata da Dio, è buona in sé». Questo sguardo, espresso nel Cantico delle creature, rimane oggi rivoluzionario in una società che non considera più la nascita sempre e comunque, a qualsiasi condizione, una benedizione. Per Rondoni, la fraternità è la chiave per comprendere l’eredità francescana: non un concetto astratto ma un’esperienza vissuta e condivisa.
Alberzoni ha richiamato anche il contributo delle esperienze femminili al francescanesimo, da Chiara d’Assisi a figure come Iacopa dei Settesoli. Francesco stesso, in alcuni scritti, adotta immagini materne: «Come una madre ti dico di non preoccuparti», scriveva a frate Leone. Una sensibilità che sottolinea la centralità di un amore fraterno e familiare nella comunità dei frati.
Tornando sul tema della pace, padre Piloni ha avvertito: «Il Signore ti dà la pace ma non ti lascia in pace. È una pace che provoca e apre alla giustizia e al perdono». Rondoni ha concluso ricordando che Francesco era un uomo lieto, capace di una gratitudine radicale: un atteggiamento che gli consentiva di esercitare il perdono: una virtù che «non esiste in natura, ma è l’atto più libero e umano che ci sia».
L’incontro si è chiuso ricordando l’invito, proposto da papa Leone XIV, a una giornata di digiuno per la pace, segno concreto di quell’attualità del messaggio francescano che continua a interpellare credenti e non credenti.
L’Università Cattolica del Sacro Cuore collabora con il Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario della morte di San Francesco di Assisi. In questo contesto si è tenuto lo scorso 10 marzo il primo dei seminari della rassegna “Francesco tra le righe”, riguardanti l’incontro tra la poesia contemporanea e il Cantico delle Creature. In quella occasione è stata ospite la poetessa Silvia Bre, autrice di fama nazionale.
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La poesia contemporanea e il Cantico delle creature
Dal 17 al 19 aprile 2024 si è svolto in Ateneo un convegno internazionale - promosso dal Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo, Dipartimento di Studi medievali, umanistici e rinascimentali e Dipartimento di Scienze religiose, che ha investigato come la logica ribaltata di Francesco da ideale (la follia dell’intuizione) si sia incarnata nella storia (la realtà dell’istituzione).
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